Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti
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di Vincenzo La Gamba
Domenica 15 Novembre, 2015 - XXXIII di T.O. Oggi celebriamo la penultima domenica dell'anno liturgico B. E' dunque trascorso un altro anno liturgico e ci apprestiamo a vivere il periodo dell' Avvento.
Ed oggi, miei cari amici fedeli, sto
per introdurvi il brano evangelico di Marco, l' ultimo del ciclo B
come fosse capitato a proposito. Parole profetiche. Sentitene l'
essenza. Indubbiamente Marco parla di segnali catastrofici. Per un credente tutto quello che é catastrofico nel mondo può essere un senso positivo perché é motivo di speranza: segna la nascita di un mondo nuovo e di una nuova creazione. É da rilevare che tutte le immagini sopradescritte provengono dalle scritture degli ebrei. La base letteraria che ha a che fare con la fine del mondo si chiama "Apocalittica", parola che significa "rivelare". Questo tipo di scrittura sa di puro mistero. Gesù, attraverso il Vangelo di San Marco, parla della fine del mondo ai suoi interlocutori con un linguaggio a loro familiare, per questo capibile e condivisibile per molti dell'udienza. E Gesù nell'odierno brano evangelico termina in questo modo: "Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre." Questa ignoranza (chiamiamola benevolmente così) del Figlio di Dio non deve sorprenderci più di tanto: Gesù ha assunto totalmente la condizione umana, eccetto il peccato, che si assume persino i limiti. A noi basta sapere con certezza che "il giorno del Signore" verrà, per cui dobbiamo affidarci al Padre con atteggiamento di fede e di fiducia. Ed é proprio questo atteggiamento di veglia che ci consente di scorgere (tra gli avvenimenti piccoli o grandi della nostra vita personale, della vita della Chiesa e di quella del mondo), le continue venute di Cristo, che ci fa segno e ci chiama a seguirLo giorno dopo giorno. La Chiesa c'invita a riflettere sulla speranza cristiana: il grande ritorno di Gesù, che c' invita a guardare ai segni premonitori di questa venuta, ma di fatto oggi nessuno dovrebbe avere paura dell' imminenza della fine del mondo. E questo é molto significativo. Anche se, a volte, viene circoscritta in alcune parti del mondo con assaggi e conseguenze catastrofiche come nel mio caso particolare. Però ... c'è sempre un però ... La certezza che tutto é orientato verso una fine sta al centro della fede e della speranza cristiana. Infatti la parola "fine" deriva dal greco "eschaton", da cui nasce il significato di Escatologia, che significa appunto "dottrina riguardante la fine e le realtà ultime". In questo modo.... e solo in questo modo......l' odierna liturgia odierna invita i cristiani a considerare tutte le cose nel loro aspetto di eternità basandosi sulle certezze che la fede garantisce e cioè che la creazione sarà trasfigurata dallo Spirito. Inoltre Cristo ritornerà. Poco importa quando. Noi non sappiamo "quando" ciò avverrà, ma possiamo esser certi che avverrà. Cosa noi sappiamo dalla lettura di oggi è che il Figlio dell'Uomo compare, al termine di un periodo dalla durata indeterminata, particolarmente agitato (Mc 13, 24-32) e che "l' uomo é in grado di capire i segnali delle stagioni" Pur rimanendo impressionante questa fortuita coincidenza fatemi fare una riflessione finale: che quanto avvenuto lunedì 29 ottobre, 2012 è solo l' antipasto di un qualcosa di grosso che avverrà e non sappiamo quando? E' da considerare tutto ciò un "wake up call'?
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La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti» New York, La Liturgia di Domenica 15 Novembre 2015, XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) e-mail: VJIM19@aol.com |
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