Meditazioni

Ragazzo, dico a te, alzati!

 

di Vincenzo La Gamba

 

Domenica 5 Giugno, 2015 - X.ma di T.O.

 

 

L' odierno brano evangelico tratta la morte di un giovane e la morte in tale età è sempre un fatto tragico. Per di più figlio unico e sua madre era anche vedova. Diceva mia sorella che sono "quasi" sempre i figli a seppellire i genitori e non il contrario!

In aggiunta la dimensione di questa tragedia è amplificata pure dal fatto che l’unica ricchezza di una vedova – che non poteva più contare sul marito, cosa grave soprattutto in una società patriarcale com’era quella di allora – e l’unica sicurezza per il suo futuro e per la sua vecchiaia era proprio quel figlio, unico. Ella quindi rimane senza protezione e senza appoggio economico. Tale donna e’ anche  provata nei sentimenti, negli affetti, nella sua condizione sociale ed economica, nel suo futuro, nella speranza, nel senso della vita…

E’ singolare come l’autore del Vangelo non ci dica nulla sui sentimenti delle varie persone. Non sappiamo, ad esempio, se la madre pianga, gema, soffra; se i presenti si profondano in lamenti, in consolazioni, oppure quali pensieri agitino le loro menti... Ciò non certo perché se ne scordi, bensì per il fatto che, lasciando tale vuoto, ottiene l’effetto di dar maggior risalto a ciò che è più importante: i sentimenti di Gesù. Quindi tale silenzio nella narrazione è voluto per manifestare la compassione e l’agire del Cristo.

Inoltre il camminare di Gesù è significativo. Egli si trova in viaggio e sulla sua strada incrocia quella del suo popolo, degli ultimi, quelli che Papa Francesco chiama “gli scarti della societa.”.

 Come a dire oggi a noi - credenti in Cristo, che camminiamo sulla strada verso Dio - che la nostra strada, la strada cioè della nostra vita, non può non incrociare gli ultimi, pena essere su una strada solo nostra, una strada diversa da quella del nostro Signore…

Lo sguardo di Gesù non si rivolge al figlio defunto, ma alla donna: non è la morte che provoca la sua compassione, ma la madre che piange.

Pertanto questa vedova diventa significativa, nel contesto della narrazione, in quanto destinataria dello sguardo e della parola di Gesù. E da ciò capiamo che la sofferenza della madre è insopportabile per il Signore.

Gesù  si accosta alla bara: egli non ha timore delle convenzioni sociali, non ha paura di contrarre impurità rituale, avvicinandosi ad un cadavere; è ben più importante promuovere la vita, dare attenzione alle persone e consolare una madre in lutto che osservare una legge esteriore. Egli manifesta così la priorità dell’uomo su ogni convenzione, su ogni comportamento socialmente accettabile, su ogni regola di buona educazione, su ogni considerazione pubblica. E per prima cosa si rivolge alla madre: “non piangere”.

Ora Gesù non si ferma alla compassione; Egli ha anche il potere di cambiare gli eventi. Dice al giovane di alzarsi. Il verbo greco utilizzato può alludere anche alla risurrezione di Gesù, ma può essere visto per noi oggi come l’irrompere della Parola, la Parola di Gesù, di Dio, che è potenza di resurrezione. Una Parola quindi che può creare vita nuova in coloro ai quali viene rivolta.

“Ed egli [Gesù] lo diede alla madre”. Con questo gesto il Signore ridona la loro identità alla madre e al figlio: infatti la morte aveva spezzato questo rapporto (il figlio non era più e la madre non poteva più esser tale senza il figlio unico), ma Gesù lo ristabilisce.

Ciò sottolinea due aspetti: da un lato nuovamente la potenza della Parola, che opera anche questo; dall’altro il fatto che l’agire di Dio è più potente anche della morte e che come restituisce il figlio alla madre, così il Signore può restituirci una nuova esistenza nella fede.

Dopo di ciò, il Vangelo ci riferisce che “tutti” glorificavano Dio. E’ questo un effetto dell’azione di Gesù: prima vi erano due gruppi, numerosi, ben diversi e distinti, che andavano in direzioni opposte, con opposti sentimenti; due gruppi che non si conoscevano e che non avevano motivo di comunicare tra di loro. Ora invece si forma un’unica folla, riunita ed unificata dalla lode a Dio. Tale folla si riconosce e comunica con il linguaggio del rendimento di grazie. L’agire di Gesù pertanto riunifica gruppi diversi, estranei, forse anche distanti tra loro e permette di creare armonia, comunicazione ed unità.

 

La Liturgia di Domenica 5 Giugno 2016, X DOMENICA DEL TEMPO  ORDINARIO (ANNO C)

 

Vangelo

 

Lc 7,11-17
Ragazzo, dico a te, alzati!
 

 Dal Vangelo secondo  Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
 

La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Ragazzo, dico a te, alzati!» New York, La Liturgia di Domenica 5 Giugno 2016, X DOMENICA DEL TEMPO  ORDINARIO (ANNO C)
 

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