Chi non
prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me |
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di Vincenzo La Gamba
Domenica 2 Luglio, 2017 - XIII.ma di TO E' uno dei Vangeli che, a volte, e' difficile spiegare. Per chi e' un vero discepolo di Cristo cio' può suonare bene il monito di Gesù' che dice: " Chi ama il padre o la madre più di me, non e' degno di Me; oppure " chi ama il figlio o la figlia più di me non e' degno di Me" ed ancora "Chi non prende la sua Croce e non mi segue, non e' degno di Me." Non si sa quale esigenza irrita di più ascoltando questo Vangelo: se l’abbandono totale dei legami familiari o il grado di amore chiesto dal Signore. Ma come ben sappiamo alla origine di tutto chi segue il Signore e' subordinato a Lui. Tuttavia , non vi e' pericolo che questa subordinazione disumanizzi l' uomo; anzi purifica i Suoi sentimenti più intimi e legittimi. Le parole di Gesù ci provocano fino allo scandalo. E' cosi? Il Signore ci appare sotto un’altra luce agli occhi della nostra anima. Noi sappiamo che egli è comprensivo, sensibile e dolce. Ci insegna la Sua misericordia, l' amore, la compassione, il voler bene il prossimo. E possibile che il Signore sia egoista, nel senso che essendo il Creatore, pretende di essere amato più di quanto noi amiamo i nostri genitori, i nostri figli, l' essere umano. A volte, miei cari fedeli, e' difficile spiegare perché il Signore dica delle cose che ci provocano a tal punto che forse ( o senza forse) non comprendiamo la serie di rinunce che ci possono portare fino all' accettazione totale della Croce. Questo per farci riflettere sul concetto che egli ha elaborato nel suo discorso delle "Beatitudini': " Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande e' la vostra ricompensa nei Cieli." Insomma per Lui e' nostro dovere seguirLo se veramente noi siamo suoi fedeli discepoli che accettano pure di morire per il Creatore attraverso la cieca fede, che ci rende diversi dagli altri che non ce l' hanno. E se cosi é, speriamo che Egli alleggerirà il fardello della nostra vita. Sorpresi, persino spaventati, indietreggiamo interiormente, e cerchiamo - sentendoci più minacciati che conquistati da questo Vangelo - di difenderci con la fuga. Certo, il nostro cammino di fede ci ha fatto scoprire il Signore come il buon Pastore, che “ad acque tranquille ci conduce” (Sal 24,2). Come un Padre, la cui “grazia è nel cielo e la cui fedeltà fino alle nubi” (Sal 37,6). Soltanto una cecità spirituale ci impedirebbe di vedere il minimo segno dell’amore di Dio nella nostra vita: nella sicurezza familiare, nella salute del corpo e dell’anima, nella consolazione interiore di fronte ai colpi del destino e negli inattesi avvenimenti felici di ogni giorno. È per questo che cerchiamo la presenza del Signore e ci mettiamo al suo seguito. Ma egli ci fa resistenza quando vogliamo mescolare i nostri interessi personali con la nostra relazione di amicizia. Quando separiamo i doni ricevuti da Colui che ce li dona, per costruire un piccolo mondo egoista alle sue spalle. Noi siamo allora vittime di una illusione, poiché la salvezza e il pieno compimento si trovano soltanto in Lui. Perciò Egli si erge contro l’egoismo tinto di religiosità, e vuole difenderci dagli inganni e dagli errori. Le sue esigenze, così irritanti, mirano al nostro sommo bene: egli vorrebbe rimanere il fondamento del nostro essere e delle nostre aspirazioni. Colui la cui vita è interamente centrata in Cristo manifesta anche la presenza di Cristo in mezzo ai suoi fratelli. E ciò che vale per il Signore vale anche per l’inviato: accogliere il forestiero, dissetare colui che ha sete, il rispetto dell’apostolo verso il messaggero. Costui ha una famiglia tra i fratelli e le sorelle in Cristo (cf. Mt 12,50). |
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La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Chi non prende la croce non è degno di me. Chi accoglie voi, accoglie me» New York, La Liturgia di Domenica 2 Luglio 2017, XIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A) e-mail: VJIM19@aol.com |
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