Siederà
sul trono della sua gloria
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di Vincenzo La Gamba
Domenica 26 Novembre, 2017 - Festa del Cristo Re. L’ odierno brano evangelico e’ uno dei Vangeli più citati e discussi riguardante la festa di Cristo, Re dell' universo. Per alcuni esso riassume tutto il Vangelo in quanto il messaggio non ammette dubbi: è la parola di Dio che è sempre dalla parte dei poveri, dei malati e degli emarginati. Parole che fanno da eco a quelle molto correnti del Pontificato di Papa Francesco Se poi entriamo nel vivo quanto ad essenza degli insegnamenti di Gesù si deduce che non essere vicini ai poveri, ai malati e agli emarginati significa essere lontani da Dio. Gesù, con la odierna parabola del buon Pastore ci anticipa i criteri del giudizio. Gesù ci apre essenzialmente una finestra sul futuro e vuole che sappiamo che il giudizio riguarda l' amore, elemento essenziale all'interno di ogni comunità. La sfida o messaggio di questo Vangelo é incentrato su come vivere una carità consapevole, personale, in un ambito di comunità. Anche in forme associative, pure in forme politiche. Una carità credibile comporta uno slancio personale, l'adesione ad ogni forma di volontariato, la capacità di conoscere il rapporto economico di ogni nazione ed vero senso della giustizia sociale, senza limitarsi all' elemosina. "Ciò che avete fatto ai miei fratelli, é a me che l' avete fatto", é il grido di speranza che Gesù ci induce a credere per diventare buoni d' animo. Non vi é migliore messaggio augurale di questa parabola, che chiude l'anno liturgico del ciclo A, in cui abbiamo ascoltato durante questo interessante anno 2013-2014 il Vangelo secondo San Matteo. A prima vista sembra una frase limitativa; in realtà non lo é, perché sappiamo tutti che ci sono milioni di poveri nel mondo. Ma che ci possiamo fare? É nostro dovere "localizzare" il povero. Ci sono qui, a New York, la città opulenta per eccellenza, un numero illimitato di poveri, di homeless, di emarginati. Aumentano in Italia. Da un mio recente viaggio in Italia ho potuto constatare da vicino quanta povertà c’é in Italia, forse molto di più dopo la seconda guerra mondiale. Il lavoro scarseggia e non essendoci lavoro la gente non guadagna e non avendo soldi si trova in seria difficoltà finanziaria. Ci sono pure persone anziane e sole, che non hanno nessuno che le va a trovare; famiglie devastate dalle malattie di un genitore od un figlio; persone truffate o raggirate. Cristo é presente in tutti loro, e non chiede soltanto elemosina e neppure si accontenta di qualche ora di volontariato. Il Cristo povero nei poveri chiede, invece, di essere accolto in una comunità di fratelli, cosi come fece e fa l' ordine della Beata Madre Teresa di Calcutta, oppure don Mazzi o la Caritas.
Cristo, il Re dell' universo, ha bisogno di noi. É un messaggio pieno di paradossi quello di oggi.
Cristo si fa presente nel povero, in chi ha bisogno di noi, e il giudizio finale riguarderà proprio l' amore operoso verso chi ha fame, chi ha sete, chi é nudo, chi é forestiero, chi é malato, chi é carcerato.
C'é chi può fraintendere questo messaggio, ma c'é pure chi abbatte qualsiasi pregiudizio per amare il prossimo non per pura filantropia. Questo mi rallegra. Anche senza saperlo, costui ama Cristo nel povero.
Noi credenti amiamo il prossimo perché sospinti dalla nostra fede. Può essere che il nostro amore sia meno puro, o meno forte. In ogni caso é questa la nostra vocazione: amare per fede, amare per consapevolezza.
Una cosa mi affascina nell' odierno Vangelo: argomento del giudizio non sarà tutta la nostra vita, ma le cose buone della nostra vita; non la fragilità, ma la bontà caritatevole, perché il Cristo Re non guarderà a noi, ma attorno a noi, a quella fetta di persone che ci é stata affidata, per vedere se qualcuno é stato consolato, se ha ricevuto coraggio nei momenti tristi, se qualcuno é stato aiutato durante il corso di una malattia depressiva, oppure durante una crisi di sconforto, crisi di amore, crisi coniugale, crisi economica, crisi spirituale, crisi familiare.
Davanti a Cristo Re non dobbiamo essere mai impavidi, ma avere paura delle nostre debolezze. Debolezza é presentarsi a Lui a mani nude e vuote. In quel caso, é la nostra coscienza ad essere punita.
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La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Siederà sul trono della sua gloria e separerà gli uni dagli altri» New York, La Liturgia di Domenica 26 Novembre 2017, XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A); Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo e-mail: VJIM19@aol.com |
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