Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti
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di Vincenzo La Gamba
DOMENICA 23 Settembre, 2018 - XXV.ma di T.O.
In questa 25.ma domenica di Tempo Ordinario siamo di fronte a due Letture che ci fanno meditare sullo "stile" di vita, come scelta prettamente personale. Cominciamo a riflettere dalla Prima Lettura, narrata da San Giacomo Apostolo, il quale ci indica norme di etica generale, che dal punto di vista cristiano si motivano con la fede. L' odierno Vangelo dell' Apostolo Marco ci indica l'ambizione del potere contro lo spirito di servizio fraterno.
Nel testo di oggi c'è l' indicazione delle discordie nelle comunità, come nella famiglia e nella società. L' origine delle discordie sono appunto l'ambizione e l'avidità. Non si scopre quindi nulla di nuovo oggi come allora. Nella nostra religione non esistono compromessi, ma rimedi. Nel nostro caso odierno il rimedio é di coltivare la pace che è elemento indispensabile per generare il frutto della giustizia.
Tuttavia, nel Vangelo odierno esiste il paradosso: mentre Gesù parlava per la seconda volta della Sua passione, morte e Risurrezione ai Suoi discepoli, questi ultimi cercavano di stabilire chi fosse il più "grande" tra di loro. É il caso tipico di chi vuole farsi bello per dire agli altri: "Guarda, che io sono meglio di te". Un principio anti-cristiano che non ha niente a che fare con gli insegnamenti di Gesù ai discepoli, che fondamentalmente, non avevano, all' inizio, capito niente di quello che Gesù parlava e predicava. Sembra strano, ma e' cosi!
Mentre Gesù parla di un Messia sofferente, i discepoli erano trasportati dal dibattito del primato personale nel Regno di Dio. Umanamente parlando non é che i discepoli di Gesù prima della sua Passione, morte e Risurrezione, erano tanto diversi da noi a duemila anni di distanza.
I suoi discepoli, é risaputo, non erano colti, nemmeno erano superuomini, angeli e neppure santi. Erano talmente ignoranti che quando Gesù li interroga: "Di che cosa stavate discutendo lungo la via?", essi tacciono. Voi vi domandate: per paura? Per timore? Tutti e due perché lungo la via avevano discusso tra loro chi fosse il più grande. E non era sicuramente cosa gradita a Gesù.
Viene spontanea una domanda: Quante volte anche noi abbiamo peccato di grandezza! La lezione che dobbiamo imparare dall'odierno Vangelo è che nessuno è al riparo dell'ambizione e della rivalità. Ma Gesù, sedutosi, chiama a sé i Discepoli e dice loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti ed il servo di tutti".
Gesù chiaramente afferma che i Suoi Discepoli non devono essere ambiziosi di posti o di potere, ma piuttosto pensare ad un atteggiamento di essere al servizio degli altri. É vero comunque che, in ogni tipo di società, anche remota c'è stato sempre bisogno di capi, cioè di "primi".
Gesù non esclude questi "primi". Quando sono eletti o designati, devono mostrare la loro disponibilità e prestare la loro collaborazione senza tirarsi indietro per egoismo o viltà. Ma devono essere consapevoli del fatto che la loro autorità è un servizio prestato agli altri, alla società; quindi devono farsi ultimi, per essere servitori di tutti. Non é di tutti farlo perché richiede molta abnegazione e rinuncia ai propri interessi. Ma chi non lo fa non é un buon cristiano
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La Gamba Vincenzo M. - Meditazioni: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato… Se uno vuole essere il primo, sia il servitore di tutti» New York, La Liturgia di Domenica 23 Settembre 2018, XXV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)
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