Galatro ed i suoi Poeti

COMMEMORAZIONE prof. PIERINO OCELLO

GALATRO, 27 Febbraio 2001

Chiesa San Nicola. Ore 15,30

 

di Umberto Di Stilo

Concittadini, Amici!..

E' difficile trovare le parole per ricordare un amico che ci lascia; ma è ancora più difficile trovarle, senza rischiare di cadere nella facile e vuota retorica, per ricordare e salutare Pierino Ocello, nella sua veste di educatore, di poeta, di operatore culturale, di promotore di centri pedagogici, ma soprattutto nella sua veste di amico sincero ed in quella di uno dei figli più affezionati a Galatro, paese che ha portato costantemente nel cuore ed a cui ha sempre riservato le attenzioni e le premure di un eterno innamorato.

Proprio in virtù di questo amore viscerale ha sempre provveduto a rinverdire le sue radici e non ha mai voluto recidere il cordone ombelicale che, insieme alla terra d'origine, lo teneva indissolubilmente legato al venerato ricordo dei genitori, delle sorelle, all'urna della sua piccola ma mai dimenticata Maria Jole ed a quell'universo di tradizioni e di culti locali che lo avevano affascinato sin dall'infanzia.

Pierino Ocello, il professore che non amava sedere in cattedra e che, nonostante i prestigiosi incarichi ricoperti, è sempre rimasto un "figlio del popolo",  non c'è più.

Il suo cuore, nobile e generoso, ha ceduto di schianto lasciando un vuoto incolmabile nella famiglia e facendo mancare un preciso punto di riferimento ai numerosi amici che, nel corso degli anni, hanno avuto la fortuna di trovare in Lui una fonte inesauribile di saggezza ed un consigliere attento, premuroso e disinteressato. Gli stessi amici, ancora increduli, questo pomeriggio hanno voluto tributarGli l'ultimo saluto raccogliendosi in preghiera davanti ai suoi resti mortali.

Soprattutto ai giovani, che per motivi generazionali non hanno avuto la fortunata possibilità di conoscere ed apprezzare la profonda umanità, la dinamicità operativa e la vastità di pensiero dell'amico scomparso, ricordo che:

Ultimo di una nidiata di tredici figli, Pierino Ocello - sulla scia del fratello Edoardo - è stato tra i primi figli di artigiani galatresi ad imboccare la via dello studio. Poco più che ventenne fu prigioniero di guerra in Germania e, appena rientrato in paese, ha iniziato a svolgere quell'attività didattica ed educativa che, passo dopo passo, dalle scuole elementari del nostro paese lo porterà fino a preside di un istituto superiore di Roma, città nella quale si è trasferito con la famiglia e dove è subito riuscito ad inserirsi nel tessuto sociale partecipando attivamente alla vita culturale.

A Roma, grazie alla sua specializzazione in criminologia clinica e pedagogica, ha svolto anche le delicate mansioni di giudice "non togato" presso il tribunale dei minorenni.

Conversatore instancabile e forbito ha tenuto numerose conferenze su temi di pedagogia sociale e di devianza minorile.

Fu consigliere comunale a Galatro ed a Bagnara e, prima del trasferimento nella Capitale, il suo impegno e le sue esperienze nel campo sociale lo avevano portato ad avviare iniziative pionieristiche nel delicato settore educativo dando vita al CIPS (Centro Italiano Pedagogico Sociale) che negli anni '50-'60 da Bagnara si è diramato in tutta la Calabria e, successivamente, in Sicilia, in Puglia, in Lombardia e nel Lazio con la creazione di centri di educazione sanitaria, di una scuola magistrale ortofrenica a livello universitario e di un istituto medico-psico-pedagogico.

Attraverso il Centro Italiano Pedagogico Sociale ed in coerenza con la sua formazione che affondava le radici nei principi cristiano-cattolici, ha dato vita a numerose scuole materne (allora "asili infantili") privilegiando l'istituzione delle sezioni destinate alle zone più degradate della regione.

I galatresi lo ricordano come promotore e fautore della costruzione del monumento ai caduti, come instancabile presidente della locale sezione combattenti e reduci (per 15 anni è stato anche vice presidente provinciale), come animatore culturale e, soprattutto, come autore dell'opera "Di la furca a lu palu" in cui con squisita sensibilità ed assoluta precisione storica ha analizzato e commentato le poesie dell'abate Antonio Martino.

Con una serie di brevi saggi pubblicati su riviste letterarie che, insieme, danno corpo al suo "Cristo si è maturato al Sud" Pierino Ocello, approfondendo e, spesso, contraddicendo la concezione che Carlo Levi espone nel suo Cristo si è fermato ad Eboli, si rivela anche acuto studioso dei problemi sociali calabresi e del Meridione in genere.

Ma l'amico professor Ocello era soprattutto poeta. Anzi delicato poeta che con versi moderni anche nella struttura, affrontava problemi di scottante attualità. Per rendersene conto basterebbe leggere "Te Deum fra le macerie", "Buon Natale a Papa Woityla" o "Torna figlio del Sud". In veste di poeta il mondo culturale deve ancora conoscerlo perché per una sua scelta, frutto della modestia, ha sempre operato in silenzio e con grande umiltà, limitandosi a far avere a pochi amici qualche sua composizione ciclostilata.

Si tratta, per lo più, di poesie di argomento sociale dai cui versi traspare l'animo profondamente cristiano del Poeta e la voglia sincera e fraterna di dare speranza a chi sembra avere smarrito la strada della Fede e lenire la sofferenza a chi vive nel dolore fisico e nel tormento interiore.

Solo qualche mese addietro mi aveva espresso il desiderio di raccogliere tutta la sua produzione, ordinarla e pubblicarla. In quell'occasione mi ha partecipato la pubblicazione di un libro ispirato alla tipica figura di un pescatore della Marinella di Bagnara e mi ha confidato che aspettava con ansia l'arrivo della bella stagione per tornare in Calabria, tra la sua gente, ed immergersi in un salutare bagno di amicizia, di stima e di rispetto, sentimenti quasi del tutto scomparsi dalle comunità metropolitane.

A Galatro, in particolare, aveva espresso il desiderio di volersi rituffare negli affetti e nei ricordi, per respirare l'aria profumata di zagara, per riascoltare il ritmico gorgogliare del Metramo e, soprattutto per riprendere in mano le sue agende e cominciare a riordinare la miniera di appunti e di riflessioni che per anni - e da sempre - andava annotando. In quelle pagine, scritto con grafia svelta e minuta, c'è il suo diario dell'anima. Un diario iniziato nei lontani e difficili anni della prigionia e mai più interrotto.

Ci sono le riflessioni-testimonianze di un cattolico, anzi: di un pensatore cattolico praticante - perché tale è stato il nostro Pierino Ocello che dell'idea di Sant'Agostino era un convinto assertore - su vicende che hanno interessato l'intera umanità ma anche su semplici episodi di vita locale.

Forse non conosceremo mai quelle riflessioni. Agli amici ed a quanti hanno avuto la fortuna di accostarsi alla sua bontà d'animo, prim'ancora che al suo sapere, comunque, resterà il ricordo indelebile di un uomo che nella famiglia e nella scuola, i due templi nei quali ha sempre officiato Pierino Ocello, fu sempre maestro impareggiabile.

In questi due templi sfociava quotidianamente ed instancabilmente tutta la sua energia, convinto com'era che essi soltanto sono i pilastri portanti su cui poggia tutto l'edificio sociale.

Ci lascia, dunque, un educatore. Educatore nella più ampia accezione del termine; e, come tale lascia un vuoto incolmabile nella famiglia e nella società.

Il suo nome, però, resterà indelebile nei cuori e nella memoria di tutti perché, prima ancora che con le sue opere letterarie, con l'esempio, con la cordialità e con il sorriso amichevole ed accattivante Pierino Ocello ha saputo conquistare la stima e l'amicizia di tutti i cittadini. Proprio di tutti, perché Lui non ha mai fatto distinzioni sociali.

In questo momento di profondo sconforto mi sento particolarmente vicino al dolore della signora Mina, che come moglie, come compagna e come amica ha percorso accanto al prof. Pierino la strada della vita; ai figli, alla sorella Caterina ed a tutti i nipoti per i quali lo scomparso è sempre stato un faro di luce ed un porto presso il quale trovare approdo sicuro.

La famiglia, pur nel comprensibile momento di dolore, nei principi cristiani a cui il prof. Pierino ha costantemente ispirato tutto il suo operare, deve trovare la forza per superare il triste momento e per continuare lungo il solco profondo e sicuro tracciato dal congiunto e, orgogliosa di come ha sempre operato e di quanto ha costantemente seminato, deve quotidianamente onorare la sua memoria.

Da parte sua, la comunità galatrese con la morte di Pierino Ocello perde un importante tassello del suo mosaico storico-letterario. E' una pagina di grande valenza umanitaria, una figura qualificata e rappresentativa della nostra comunità ad essere strappata.

Anche per questo ritengo che Galatro debba annoverare Pierino Ocello tra i suoi figli migliori e debba operare in modo che i giovani, gli stessi giovani che secondo le cronache quotidiane vivono in una società senza valori, prendano esempio da Lui e come Lui operino per la crescita socio-culturale della comunità.

Ciao, amico Pierino!..  Addio mio grande ed insostituibile "maestro di vita"!

N O T E

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Commemorazione prof. Pierino Ocello, Galatro, 27 Febbraio 2001. Chiesa San Nicola. Ore 15,30

 

Umberto Di Stilo: «COMMEMORAZIONE prof. PIERINO OCELLO. GALATRO, 27 Febbraio 2001. Chiesa San Nicola. Ore 15,30»

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