»
|
Memorare Index |
|
Memorare 2019 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
è un'epoca che nega l'importanza dell'esperienza personale,
Domenica 18 Agosto 2019
Il razionalismo e la scienza moderni respingono sistematicamente questo
mondo, lo annientano, lo degradano e lo diffamano, e al tempo stesso lo
colonizzano.
E' un'epoca che nega l'importanza dell'esperienza personale, inclusa
quella del mistero e dell'assoluto.
La scienza moderna uccide Dio e si insedia sul suo trono vacante per
essere ormai la sola padrona dell'ordine dell'essere.
Vaclav Havel
(cit. in "Il potere dei senza potere. Interrogatorio a distanza con
Vaclav Havel" mostra del Meeting di Rimini (18-24 Agosto ) Testo a cura
di Ubaldo Casotto e Francesco Magni da "Il Foglio" del 17/8) |
@ |
La principale colpa della contemporaneità,
Domenica 11 Agosto 2019
La principale colpa della contemporaneità non consiste solamente
nell'assenza di una concezione ecclesiale del mondo, ma anche - in
particolare - nell'idea che una comune concezione del mondo sia un
lusso, o perfino del tutto inutile.
Ecco ad esempio le parole dell'apostolo Paolo:
"La fede senza le opere è morta" e così via.
Qui, solitamente, per opere alcuni intendono la filantropia; altri - in
numero minore rispetto ai primi - vi aggiungono il perfezionamento
morale di sé; una parte ancora più piccola, la minoranza, include nel
concetto di opera anche l'atto eroico dell'ascesi.
Ma gli uni e gli altri, così come i terzi, perdono di vista il fatto che
tutto questo può divenire vivo nel momento in cui comprendiamo il mondo
in Gesù Cristo e attraverso Gesù Cristo.
Altrimenti rimarrà per noi come qualcosa di esteriore, periferico.
Così tra questa periferia e il nostro cuore si formerà il vuoto, ora
occupato dagli spiriti malvagi, desiderosi di assottigliare le opere e
di demolire la nostra fede.
Pavel Florenskij
(cit. in "La concezione cristiana del mondo" pag.41 ed.Pendragon €18)
|
@ |
LA giovinezza è l'unica cosa che rimane, anche con il passare degli
anni, Domenica 4 Agosto 219
<<La giovinezza è l'unico vizio che si perde con l'età>>, diceva
qualcuno.
In realtà, è vero il contrario: la giovinezza è l'unica cosa che rimane,
anche con il passare degli anni.
Perché si perdono i capelli, aumentano le rughe, cresce, magari, la
maturità del giudizio assieme agli acciacchi fisici, ma c'è una cosa che
non smette di essere se stesso: il cuore rimane giovane tutta la vita.
Puoi anche essere costretto, senza muoverti, senza poter dire
nulla....Ma gli occhi parlano di un cuore vivo, che pulsa, che desidera
quello che voleva quando era piccolo, quando era giovane.
Che cosa desidera?
Innanzitutto, essere amato, essere voluto bene.
Forte di questa certezza, è ancora curioso, desideroso di conoscere il
senso ultimo della realtà.
In questo senso, si è giovani sempre se si tiene aperto quel desiderio,
se non lo si censura, se non lo si soffoca.
[....]Il nostro cuore non smette di aspettare qualcuno che ci aiuti a
cogliere il Tutto dentro l'infimo aspetto della realtà, che ci porti a
credere che questa realtà è una porta aperta verso qualcosa di ancora
più grande.
E questa attesa non diminuisce con l'età, anzi cresce con
l'approssimarsi di quella parola "fine" che è, in verità solo un nuovo
inizio.
Emmanuele Silanos
(cit. in ""Fraternità e missione" mensile della Fraternità sacerdotale
dei missionari
di San Carlo Borromeo Luglio 2019 pag.2)
|
@ |
La legge del Signore è seguire la comunità,
Domenica 28 Luglio
La legge del Signore è seguirlo, è seguire Cristo, il Mistero reso
carne.
Vale a dire: la legge del Signore è seguire il Suo mistero nella storia,
il Suo corpo misterioso, la Chiesa.
Ma la Chiesa ti tocca attraverso una compagnia vocazionale indicata da
Dio; questo è per noi la nostra compagnia.
La legge del Signore è seguire la comunità.
Non perché abbia valore chi la guidi o chi la componga, ma perché nella
sua concretezza si rende esistenzialmente presente Cristo: da
riconoscere, così che mobiliti la nostra vita, pensieri e azioni, e che
il cuore si pieghi o si apra alla carità, a quell'amore senza confini
che è la perfezione dell'Essere, la perfezione del Padre, a quella
imitazione di Cristo, che può giungere - lo si capisce bene - anche fino
ad amare i propri nemici e pregare, offrire la propria vita per i propri
persecutori
Luigi Giussani
(cit. in "La verità nasce dalla carne" pag.70 ed. Bur-Rizzoli €14)
|
@ |
un Cristo ridotto a esempio morale,
Domenica 21 Luglio
<<Questa è l'orrenda radice del vostro errore: voi pretendete di far
consistere il dono di Cristo nel suo esempio mentre quel dono è la Sua
persona stessa>>, rinfacciava sant'Agostino ai pelagiani.
Perché?
Perché un Cristo ridotto a esempio morale è incapace di far penetrare il
dono che Lui é nelle viscere del vivere.
Soprattutto oggi, ci vuole ben altro per smuovere il cuore dal suo
torpore
Juliàn Carròn
(cit. in "Luigi Giussani - La verità nasce dalla carne" Prefazione di
pag.II ed. BUR Rizzoli €14)
|
@ |
Trovarsi a lavorare nel posto dove la malattia ti ha mangiato un figlio,
Domenica 14 Luglio 2019
Trovarsi a lavorare nel posto dove la malattia ti ha mangiato un figlio,
ripercorrere i luoghi, i ricordi, le speranze divenute morte.
Quale peccato può aver commesso un uomo per vedersi infliggere una pena
simile?
Celso cammina al mio fianco, non sa di essere la personificazione di
tutto quello che da sempre ho imputato alla vita, al punto da
disprezzarla, di volerla finire il prima possibile.
La gioia interrotta.
L'amore alla prova della morte e del dolore.
Non sa , Celso, quanto darei per poterlo abbracciare, dirgli in un
orecchio di stare tranquillo, perché suo figlio si è reso solo
invisibile agli occhi, ma è qui, in un sonno di attesa, pronto a
riabbracciarsi col padre, la famiglia intera, e non per una parentesi di
tempo, ma per sempre.
Avere certezza di quel sempre che di tanto in tanto mi si presenta,
vorrei prometterlo a Celso, a me stesso, ma non per me: per quei pochi
amori che nella vita ho sempre tentato di difendere, e che invece non ho
fatto altro che far soffrire.
Daniele Mencarelli
(cit. in " La Casa Degli Sguardi" pag. 66 ed Mondadori €19) |
@ |
Il martirio, Domenica 7 Luglio
2019
[ Il martirio] è il gesto supremo della libertà come amore: in esso il
rapporto con la verità di Gesù non esclude nessuno, neanche il boia. E'
un tipo di affermazione del legame con Dio che tiene dentro anche
chi uccide: il testimone consegna tutto se stesso alla verità vivente,
che è amore, fino al punto che anche chi gli toglie la vita non è
rifiutato, non è condannato dal martire. Egli muore perdonando, in un
modo talmente gratuito che la nostra mediocrità a malapena riesce ad
assecondare. Ma possiamo sempre riconoscere che rimane il punto più alto
di un rapporto libero, amoroso, con il vero, e che diventa seme di
libertà per tutti.
Javier Prades
(cit in "Tracce Luglio - Agosto" pag. 18) |
@ |
lo stupore assoluto, Domenica
30 Giugno 2019
La meraviglia, o lo stupore assoluto,
è un modo di trascendere ciò che è dato
nella cosa e nel pensiero,
è il rifiuto di considerare una qualsiasi cosa
come scontata o come conclusiva.
E' la nostra onesta risposta
alla grandiosità e al mistero della realtà,
il nostro modo di affrontare
ciò che trascende la realtà data.
Abraham Joshua, Heschel
(cit. in "Chi è l'uomo?" ed. Rusconi pag.111) |
@ |
qualcosa che ha dimostrato di reggere all'urto del tempo,
Domenica 23 Giugno 2019
Allora la grande questione che abbiamo davanti, amici, è questa: c'è
qualcosa, è accaduto qualcosa nella nostra vita che si distingue da
tutto ciò che non dura e perde la sua presa su di noi?
<<Ecco - scrive Kierkegaard nel suo Diario - , l'importante nella vita:
aver visto una volta qualcosa, aver sentito una cosa tanto grande, tanto
magnifica che che ogni altra sia un nulla al suo confronto e anche se si
dimenticasse tutto il resto, quella non la si dimenticherebbe mai più>>.
[....]
E' mai accaduto qualcosa, qualcuno nella nostra vita
che ha dimostrato di reggere all'urto del tempo?
Juliàn Carròn
(cit. in "Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione 2019 "pag.13
in www.clonline.org )
|
@ |
La vera tragedia è ottenere quello che si desidera,
Domenica 16 Giugno 2019
Immaginiamo una condizione di vita in cui siano state raggiunte tutte le
mete:
dopo aver vinto la malattia, eliminato la povertà, ottenuto la
longevità, dopo aver fondato delle comunità urbane su Marte e su altri
pianeti, dopo aver ridotto la luna a una parte del nostro impero, avremo
raggiunto la beatitudine?
<< In questo mondo>>, disse Oscar Wilde, << vi sono soltanto due
tragedie: l'una è non ottenere quello che si desidera, l'altra è di
ottenerlo.
La vera tragedia è quest'ultima>>.
Abraham Joshua Heschel
(cit. in "Chi è l'uomo?""pag.123 ed Rusconi )
|
@ |
La fede è riconoscere una Presenza
, Domenica 9 Giugno 2019
La fede è riconoscere una Presenza che è oltre il limite della mia
ragione, perché non vedo Cristo come vedo te, tranne casi straordinari
di visioni mistiche. Non Lo vedo, eppure non posso non riconoscere che
è vero e ragionevole aderire a quello che tu mi proponi per rendere
ragione di quello che vivo con te.
Basta essere semplici: io non vedo Cristo, vedo te e tutti i tuoi
limiti, ma ciò che mi interessa di te è questo fuoco che è in te e
che va oltre te. Tu mi dici che è Cristo, allora, per questo fuoco che
vedo e che non mi so spiegare, io di te mi fido, sto con te perché Lo
riconosco presente in te
Pierluigi Banna
Triduo gs 2019
|
@ |
La compagnia è l'avvenimento che rende presente Cristo,
Domenica 2 Giugno 2019
Non è un giudizio quello che convince gli uomini, non è un discordo, ma
una compagnia, è l'avvenimento d'una altrimenti impossibile compagnia
umana.
Una compagnia che ha come test il perdono, che ha come anima e spinta,
anche se appena balbettata, il desiderio del destino dell'altro, come
una madre ha il desiderio della felicità per il figlio.
[...]
La compagnia è l'avvenimento che rende presente Cristo, [...] è la forma
di Cristo per i nostri occhi e il nostro cuore, e per gli occhi e il
cuore degli altri.
Luigi Giussani
( cit in "La verità nasce dalla carne" pag.241 ed. Bur- Rizzoli €14)
|
@ |
A tutti sarà dato, ma non a tutti è dato,
Domenica 26 Maggio 2019
Fa scandalo che Dio diventato uomo penetri la storia, si renda udibile e
toccabile attraverso pochi, relativamente pochi uomini, attraverso
uomini scelti, chiamati.<< Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio, che
siete stati eletti da lui>>
Ben lo so, fratelli amati da Dio, che siete stati eletti da lui, eletti
a riconoscere ciò che è accaduto>>
E non a tutti è dato.
A tutti sarà dato, ma non a tutti è dato.
Luigi Giussani
(cit. in " La verità nasce dalla carne" pag.213 ed Bur-Rizzoli €14)
|
@ |
Il desiderio senza risposta,
Domenica 19 Maggio 2019
Un ragazzo era andato da Enzo a dirgli che un suo amico era morto
e gli chiedeva se l'avrebbe rivisto.
<<Lo desideri?>>. <<Si>>. <<Allora lo rivedrai.
O sei fatto male, oppure lo rivedrai.
Perché non c'è desiderio che Dio mette nel cuore
che non abbia risposta>>.
Commenta Cesana:
<<Ecco, questo è il centro della questione.
Il desiderio senza risposta o si appiattisce o diventa lussuria.
Il desiderio esiste perché c'è la risposta.
E' la risposta che fa vivere, sostiene e indirizza il desiderio.
Senza risposta il desiderio muore o impazzisce>>.
cit. in "Enzo Piccinini. Cosa non si spegne??" In www.clonline.org |
@ |
Ciò di cui abbiamo bisogno,
Domenica 12 Maggio 2019
Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno
in questo momento della storia sono uomini che,
attraverso una fede illuminata e vissuta,
rendano Dio credibile in questo mondo.
La testimonianza negativa di cristiani
che parlavano di Dio e vivevano contro di Lui,
ha oscurato l'immagine di Dio
e ha aperto la porta all'incredulità.
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI
(cit. in "L'Europa di Benedetto nella crisi delle culture" pag.63
ed.Cantagalli €8,80) |
@ |
La capacità di darci la vita?,
Domenica 5 Maggio 2019
<<senza di me non potete fare niente>>.
Occorre avere questa coscienza e questo sentimento,
che sono dati dalla cosa più sconcertantemente evidente:
noi potevamo non esserci;
non ci siamo perché ne abbiamo avuto il diritto,
perché abbiamo avuto la forza
o la capacità di darci la vita.
Luigi Giussani
(cit.in “La verità nasce
dalla carne” pag. 105 ed. But Rizzoli €14) |
@ |
il contenuto dell'autocoscienza,
Domenica 28 Aprile 2019
(...) il contenuto dell'autocoscienza, della coscienza di sé, è dato da
ciò cui pensiamo di appartenere. L'uomo moderno (...) ha creduto di
evitare la questione dicendo: << Io appartengo a me stesso>>. Se c'è una
cosa ridicolmente mentitrice è questa. E' una menzogna ridicola. Se uno
pensa soltanto al fatto che non c'era e non ci sarà: a chi appartiene, a
che cosa appartiene? Luigi Giussani (cit. in "La verità nasce dalla
carne" ed.BUR- Rizzoli pag.50 €14) |
@ |
Sabato Santo - " Disceso all'inferno",
Domenica 21 Aprile 2019
" Disceso all'inferno":
questa confessione del Sabato santo sta a significare che
Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine,
che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile
della nostra condizione di solitudine.
Questo sta a significare però che anche nella notte estrema
nella quale non penetra alcuna parola,
nella quale noi tutti siamo come bambini cacciati via,
piangenti, si dà una voce che ci chiama,
una mano che ci prende e ci conduce.
La solitudine insuperabile dell'uomo è stata superata
dal momento che Egli si è trovato in essa.
L'inferno è stato vinto dal momento in cui l'amore
è anche entrato nella regione della morte
e la terra di nessuno della solitudine è stata abitata da lui.
Joseph Ratzinger - Benedetto XVI
(cit. in "Il Foglio" 20 - 21 Aprile 2019 Inserto.) |
@ |
trovo la vita ugualmente ricca di significato,
Domenica 14 Aprile 2019
Bene, io accetto questa nuova certezza:
vogliono il nostro totale annientamento.
Ora lo so.
Non darò più fastidio con le mie paure,
non sarò amareggiata se altri non capiranno
cos'è in gioco per noi ebrei.
Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall'altra.
Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione
e trovo la vita ugualmente ricca di significato,
anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo
quando mi trovo in compagnia
Etty Hillesum
(cit. in "Diario 1941 - 1943" ed. Gli Adelphi pag.138 ) |
@ |
Avversione per noi stessi;
Domenica 7 Aprile 2019
Ho capito pian piano che nei giorni in cui proviamo avversione per il
prossimo, in fondo proviamo avversione per noi stessi. << Ama il
prossimo tuo come te stesso>>. [...] Quando vogliamo plasmare un altro
secondo le nostre idee andiamo sempre a sbattere contro un muro e siamo
sempre delusi, non dall'altra persona, ma dalle nostre pretese
insoddisfatte. Etty Hillesum (cit. in "Diario 1941-1943" ed. Gli Adelphi
pag.76 €11) |
@ |
TUtto è casuale, Domenica 31
Marzo 2019
O tutto è casuale, o niente lo è.
Se io credessi nella prima affermazione
non potrei vivere,
ma non sono ancora convinta della seconda [...]
Etty Hillesum
(cit. in "Diario 1941 - 1943" ed Gli Adelfi pag.48 €11) |
@ |
Per "agitazione antisovietica",
Domenica 24 Marzo 2019
.....Anche la prima condanna se l'era beccata in modo goffo.
All'inizio della guerra era finito dentro per "agitazione
antisovietica",
denunciato da vicini che bramavano il suo appartamento
( e poi lo avevano ottenuto).
Vero, si era chiarito che lui una simile agitazione non l'aveva fatta,
ma avrebbe potuto,
visto che ascoltava la radio tedesca.
Vero, la radio tedesca lui non l'ascoltava,
ma avrebbe potuto,
visto che aveva in casa un'apparecchiatura proibita.
Vero, una simile apparecchiatura lui non l'aveva nemmeno.
ma avrebbe potuto,
visto che era un ingegnere radio
e dopo la denuncia in una scatoletta gli avevano trovato due valvole.
Aleksandr Solzenicyn
(cit. in "Nel primo cerchio" pag.747 ed. Voland €26) |
@ |
I FIGLI, i padri E IL SENSO TOTALE DELLA VITA,
Domenica 17 Marzo 2019
"A nulla varrebbe aver dato la vita, senza
aiutare instancabilmente i figli a riconoscere il senso totale di essa"
Luigi Giussani - Il rischio educativo |
@ |
Prepararsi alla morte, Domenica
10 Marzo 2019
Non è che uno debba prepararsi alla morte con qualche tecnica
particolare, si prepara alla morte vivendo la comunione con Dio in
Cristo.
E così, davanti alla morte di una persona cara come la mamma, uno può
sorprendersi con questa autocoscienza, e non perché sia un superman o
una persona particolarmente capace.
No, semplicemente perché la familiarità con Cristo è diventata così
decisiva che che non c'è più possibilità di guardare il reale, di vedere
le cose se non riferite a questo mistero della comunione con Dio;
per questo uno non può non pensare alla morte se non come possibilità di
partecipare di più - totalmente - a quel rapporto con Cristo che ha già
cominciato a vivere nell'aldiquà.
Perciò l'unico mio dispiacere è di non potere andare subito con lei, e
non per un qualche tipo di mortificazione, ma per l'esperienza che vivo
nel presente.
Juliàn Carròn
(cit. in " Appunti dalla Scuola di comunità con Juliàn Carròn
20/02/2019" in www.clonline .org ) |
@ |
"Perché gli uomini dovrebbero amare la chiesa?
Domenica 3 Marzo 2019
"Perché gli uomini dovrebbero amare la chiesa?
Perché dovrebbero amare le sue leggi?/
Essa ricorda loro la Vita e la Morte,
e tutto ciò che vorrebbero scordare./
E' gentile dove sarebbero duri, e dura dove
essi vorrebbero essere teneri./
Ricorda loro il Male e il Peccato,
e altri fatti spiacevoli"
(T.S. Eliot "Cori da 'La Rocca'"
La chiesa va divelta dalle fondamenta
perché rappresenta qualcosa, un mondo
o un modo "altro" nel mondo,
rispetto a quello che la modernità
occidentale ha deciso per sé: la monogamia,
l'eterosessualismo e non l'indifferentismo sessuale
, il celibato come condizione che contraddice
l'inevitabilità della condizione umana e "altri fatti spiacevoli"
su cui la modernità non sopporta di essere contraddetta.
Maurizio Crippa
(cit. "Il Foglio" 28/02/19 pag.1) |
@ |
Un seme isolato non cresce più,
Domenica 24 Febbraio 2019
La novità viene sempre dall'incontro con l'altro;
è la regola con cui è nata la vita:
noi esistiamo perché altri ci hanno dato vita.
Un seme isolato non cresce più;
ma messo in condizioni di essere sollecitato da altro,
allora si sprigiona.
L'<<altro>> è essenziale perché la mia esistenza
si sviluppi, perché quello che io sono sia dinamismo e vita.
Dialogo è questo rapporto con l'<<altro>>,
chiunque o comunque sia.
Luigi Giussani
(cit. in "Il cammino al vero è un'esperienza, ed. Rizzoli pag.193) |
@ |
La concezione cristiana del vivere,
Domenica 17 Febbraio 2019
La concezione cristiana del vivere afferma proprio
che <<nulla è profano>>, che nulla è senza valore,
che tutto può diventare sacro, cioè cruciale, decisivo per vivere.
[....]
Indipendentemente da ciò che uno fa nella vita
e da ciò che vuole [....] non può non interessargli
che ogni circostanza abbia valore!
Juliàn Carròn
cit. in "Appunti dalla Scuola di Comunità con Juliàn Carròn 23/1/2019 in
www.clonline.org ) |
@ |
Uno potrà fregarsene della santità,
Domenica 10 Febbraio 2019
A chi di noi, qualsiasi immagine di santità abbia,
può non interessare che la propria vita sia piena?
Uno potrà fregarsene della santità [....]
Ma a chiunque interessa che tutto possa essere trasformato
in pienezza di vita, [...]
Proprio questo è la santità.
La questione è che spesso
non sappiamo come raggiungere tale pienezza,
e allora ci incastriamo.
Juliàn Carròn
(cit.in "Appunti dalla Scuola di Comunità con Juliàn Carròn 23/1/2019 in
www.clonline.org) |
@ |
uno vive tutto presente a se stesso,
Domenica 3 Febbraio 2019
La maggioranza delle volte noi,
invece di essere tutti presenti a noi stessi in quel che viviamo,
stiamo solo aspettando che qualcosa finisca per cominciare
a sperimentare ciò che, secondo le nostre immagini,
dovrebbe essere la vita.
Invece quando uno vive tutto presente a se stesso,
cioè con la consapevolezza di sé tutta spalancata
a quanto sta capitando, allora respira;
anche se si stanca fisicamente, può riposare perché
sta vivendo pienamente.
In questo senso, si capisce cos'è la santità e perché
la vera personalità è chi <<realizza se stesso>>,
cioè <<compie l'idea per cui è stato creato>>.
Qual è l'idea per cui siamo stati fatti?
La felicità.
Juliàn Carròn
(cit. in " Appunti dalla Scuola di comunità con Julian Carròn 23
/1/2019" in www.clonline.org ) |
@ |
E' nella realtà che si compie la nostra vita,
Domenica 27 Gennaio 2019
E' nella realtà che si compie la nostra vita,
la realtà così com'è,
a volte misteriosa, ma sempre amabile e bella
perché così il Padre l'ha voluta.
Nel rapporto vivo con Dio tutto può essere accolto,
fino all'accoglienza più difficile:
quella di noi stessi,
Noi stessi ammalati, limitati o semplicemente diversi
da come vorremmo.
Accetto chi sono perché tu, Signore, mi ami e mi chiami ora.
Francesco Ferrari
(cit. in "Fraternità e missione" mensile della Fraternità sacerdotale
dei Missionari di San Carlo Borromeo maggio 2018) |
@ |
L'alternativa di ogni momento è tra l'amore all'istante e la fuga nel
sogno, Domenica 20 Gennaio 2019
L'alternativa di ogni momento è tra l'amore all'istante e la fuga nel
sogno.
Se il mio lavoro fosse diverso,
se non avessi commesso quello sbaglio,
se quella persona cambiassi,
se io potessi........
Sono tante le forme che può prendere la nostra fuga,
ma è sempre un fuggire dal sacrificio, dal dolore, dal Mistero,
per andare dietro a una certa immagine di sé e della vita.
Immagini belle, positive, a volte eroiche, anche sante.
Ma, purtroppo, sempre immagini false.
False, perché rifiutano qualcosa della realtà.
False, perché la verità è che noi non sappiamo come
la nostra vita si debba compiere.
Abbiamo desideri e progetti, ma la felicità rimane un dono e non una
conquista.
Il compimento della mia vita posso solo riceverlo, e -vertigine immensa
-
non so come e quando lo riceverò.
C'è allora una sola posizione che dà veramente pace:
l'abbandono, la disponibilità ad amare l'istante presente,
accolto come parte di una strada misteriosa, ma buona,
perché voluta da un Padre.
Francesco Ferrari
(cit. in " Fraternità e missione" mensile della Fraternità Sacerdotale
dei Missionari di San Carlo Borromeo maggio 2018 ) |
@ |
La virtù è una inclinazione stabile alla realizzazione di un valore,
Domenica 13 Gennaio 2019
La virtù è una inclinazione stabile
alla realizzazione di un valore,
e implica una facilità a tale realizzazione:
l'umiltà è questa familiarità virtuosa
a concepire se stessi dentro il contesto totale,
a sentire che il proprio vivere è un essere
continuamente creati, ma più clamorosamente
a riconoscere l'esistenza come un
essere instancabilmente ripresi.
Luigi Giussani
(cit. in "Santi" di Cyril Martindale ed. Jaca Book pag.12 €13) |
@ |
L'indifferenza, Domenica 6
Gennaio 2019
<<Chi non ama rimane nella morte (1Gv 3,14) chi non accoglie l'esistenza
con un amore corrispondente all'amore da cui essa proviene, percepisce
ogni cosa come vana non appena le preoccupazioni mondane smettono di
stordirlo.
[.....]
Il fiore che ti è offerto da qualcuno che ti è indifferente non vale
niente ai tuoi occhi.
Se è il Creatore a esserti indifferente, allora è tutta la creazione a
non valere niente, compresa la tua persona.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Farcela con la morte" pag. 245 ed. Cittadella Editrice €
29,50)
|
|
|
|
Memorare 2018 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
Gli incurabili di spirito,
Domenica 30 Dicembre 2018
Ma il problema con gli incurabili di spirito è che, a differenza degli
incurabili di corpo, sono gli ultimi ad accorgersi di essere malati.
Che cosa si può fare per rendergli la salute loro malgrado?
[...]
Non illudiamoci, le nostre parole hanno poco potere su di loro.
Soltanto la realtà può provvidenzialmente illuminarli sul loro stato.
Può essere una gioia violenta e inattesa che li trafigge, come la
nascita di un bambino, che evidenzia l'inanità dei loro valori.
[...]
Ci sono teste tanto chiuse che la benevolenza celeste è costretta ad
usare una clava.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Farcela con la morte" pag. 181 ed.La Cittadella €29,50) |
@ |
è così che si diventa adulti,
Domenica 23 Dicembre 2018
Giussani ci diceva sempre di non aver paura di rischiare la nostra libertà
nel tentativo di giudicare ciò che accade, perché è così che si diventa
adulti e per questo sempre umilmente disposti a lasciarci
correggere, cosa che è il tratto distintivo di chi ci vuole bene
Padre Aldo Trento
(cit. nella mail di invito ad abbonarsi al mensile Tempi: www.Tempi.it ) |
@ |
quando hanno scoperto che mi ero convertito,
Domenica 16 Dicembre 2018
Ricordo che quando hanno scoperto che mi ero convertito, la prima domanda
che mi hanno fatto è: <<Quanti soldi ti hanno dato?>>.
In Mali si pensa infatti che il Vaticano paghi tutti i cristiani del
mondo per convincerli a credere in Gesù.
I miei genitori hanno commesso blasfemia contro la Chiesa e contro la
Vergine Maria, perché con il Corano ripetono che Dio non ha madre
e non ha figlio..
Io però prego sempre perché possano scoprire l'amore incondizionato di
Dio attraverso me e altri testimoni.
E spero che possano essere illuminati dalla luce di Cristo.
La stessa che mi ha aperto gli occhi, proprio mentre Lo stavo
perseguitando.
Moussa Diabate
Cit. in "Il san Paolo del Sahara" in mensile Tempi Dicembre 2018 pag.
56) |
@ |
ama per nulla, Domenica 9
Dicembre 2018
Dà per nulla. Altrimenti è forse un dare?
Ama per nulla. Altrimenti è forse amare?
Charles Pèguy
Cit. in "Il mistero dei santi innocenti" |
@ |
Tutto quello che siamo e per cui abbiamo fatto sempre tutto,
Domenica 2 Dicembre 2018
Sono quattro le esigenze che riassumono tutto quello che siamo e per cui
abbiamo fatto sempre tutto [...] l'esigenza del vero, del bello, del
giusto, di amare e di essere riamati.
Io vi sfido a trovare una cosa della vostra vita che avete fatto e che
farete e che stia fuori da queste esigenze:
l'esigenza del vero, del bello, del giusto, di amare e di essere
riamati.
E' come se fosse il volto di ciascuno.
Come tu hai un volto esterno, per cui sei "il tale", è come se ci fosse
un volto uguale, interno, che ti individua alla stessa maniera,
per cui si capisce che sei un uomo, cioè quel livello della natura
in cui la natura pensa a se stessa, cioè ha un pensiero.
Enzo Piccinini
(cit. in "Il fuoco sotto la cenere" pag.70 ed SEF €14) |
@ |
La verità della parola umana,
Domenica 25 Novembre 2018
La verità della parola umana deve portare la verità dell'esistenza
umana; ora, che cos'è la verità dell'esistenza umana?
Che c'è una gioia di vivere e che morirò.
Una parola è profonda solo se porta la coscienza della morte e
contemporaneamente il desiderio di gioia.
[...]
Voglio la gioia, eppure sono destinato alla morte, e non solo alla morte
fisica, ma anche alla morte morale, spirituale che mi distoglie dal
bene>>
In questo strappo della parola è contenuto un grido, il grido che chiama
un Salvatore
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Come parlare di Dio oggi?" pag.86 ed.Messaggero Padova €13) |
@ |
L'infelicità è sempre commisurata al bene intravisto,
Domenica 18 Novembre
Ma, lo ripeto, l'infelicità è sempre commisurata al bene intravisto:
<<Quando una poesia sublime fa venire le lacrime agli occhi,
quelle lacrime non sono il segno di un eccesso di piacere ma
piuttosto la testimonianza di una malinconia esasperata,
[...] di una natura esiliata nell'imperfetto e che vorrebbe
impossessarsi immediatamente, su questa terra stessa,
di un paradiso rivelato >>.
Il bello sulla terra, secondo Baudelaire , è una pregustazione
del Cielo: come ogni assaggio dà un anticipo del sapore
e procura gioia; ma, poiché non lo dà per intero,
esso scava la malinconia - e una malinconia tanto più amara
quanto più dolce è stata la gioia.
Il chiaro esodo intravisto fa sentire più duramente
il nostro esilio.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Il paradiso alla porta"pag. 102 ed-LINDAU € 29) |
@ |
L'uomo è desiderio di infinito,
Domenica 11 Novembre 2018
[...] se l'uomo è metafisicamente un paradosso in quanto essere finito
la cui essenza è desiderio di infinito,
allora l'educazione come introduzione alla realtà totale
non può consistere nell'offerta di risposte teoriche, di dottrine o di
sistemi di pensiero.
[..]
Contro il riduzionismo contemporaneo che ammette ogni risposta
tranne la scelta della relazione con l'oltre,
proprio per eliminare la possibilità della presenza dell'Oltre
maiuscolo,
la sfida posta don Giussani è mostrare la possibilità di un'opzione per
l'infinito.
In tal senso, educare vuol dire ferire, o meglio,
tener aperta la ferita del cuore umano,
curare la domanda,
suscitando sempre più il desiderio
attraverso la testimonianza della propria opzione
Giulio Maspero
(cit. in "LUIGI GIUSSANI Il percorso teologico e l'apertura ecumenica"
pag.418 ed.CANTAGALLI €23) |
@ |
Dove finiremo? , Domenica 4
Novembre 2018
Dove sono andati i miliardi di morti della storia che,
come me, si sentivano tutti un centro del mondo?
Dove finiranno mia moglie, i miei figli, i miei amici,
i miei genitori?
Recitiamo il Kaddish per un fico secco?
E questa aurora che sorge anche in pieno giorno
per la bellezza di un viso o lo scintillio del mare,
sarebbe un farsa?
Il nulla, certo, nessuno è mai tornato indietro
per assicurarci che esiste [....]
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Il Paradiso alla porta" ed.Lindau pag.33 €29) |
@ |
La religione dovesse essere insegnata a scuola?,
Domenica 28 Ottobre 2018
Alla domanda se la religione dovesse essere insegnata a scuola, il poeta
Rainer Maria Rilke rispose:<< Il modo in cui la religione si avvicina
agli uomini è attraverso attacchi successivi. Essa non è mai entrata
nella vita di alcuno se non sotto forma dell'inatteso, dell'indicibile,
del non premeditato. Quindi come potrebbe entrare nella scuola, se non
in incognito?>> Fabrice Hadjadj (cit. in "Che cos'è la Verità?" ed.
LINDAU pag.27 €12) |
@ |
Gli uomini amano la verità, 21
Ottobre 2018
<<Gli uomini amano la verità allorché si rivela, e l'odiano allorché li
rivela>>
Sant'Agostino
(cit. da Fabrice Hadjadj in "Che cos' é la verità? " ed. Lindau pag 39
€12) |
@ |
il
problema di dare una definizione del 'bene',
Domenica 14 Ottobre 2018
La maggior parte degli uomini che vivono sulla terra non si pone il
problema di dare una definizione del 'bene'.
In che cosa consiste questo 'bene?
'Bene' per chi?
Di chi?
Esiste un 'bene' comune, che si applica a tutti gli uomini, tutte le
bandiere, tutti i generi di vita?
Oppure il mio bene per te è male, il bene del mio popolo è male per il
tuo?
Esso è eterno, immutabile, oppure il bene di ieri si trasforma oggi in
male e il male di ieri, oggi si è trasformato in bene?
Vasilij Grossman
(cit. da E. Piccinini in "Il fuoco sotto la cenere"pag.52 ed.SEF €14) |
@ |
Se non c'è alcun Creatore, perché c'è l'Universo e non il Nulla?
Domenica 7 Ottobre 2018
Se non c'è alcun Creatore,
perché c'è l'Universo e non il Nulla?
E se tutto nasce dal Caos,
perché tutto sulla Terra è misurabile
e obbedisce a precise e immutabili
leggi fisiche, chimiche, matematiche
che noi scienziati abbiamo potuto scoprire
e scopriamo di continuo?
Albert Einstein
(cit. da V.Messori in "Quando il cielo ci fa segno" pag.113 ed.
Mondadori €17) |
@ |
Il mondo ... senza Dio è un assurdo,
Domenica 30 Settembre 2018
Il mondo con Dio è un mistero,
senza Dio è un assurdo:
io preferisco il mistero...
Enzo Piccinini
(cit. in "Il fuoco sotto la cenere" pag.18 ed.SEF €14) |
@ |
Il nostro cuore, Domenica 23
Settembre 2018
<<Il mondo dello Spirito non è sbarrato
E' il nostro cuore a essere chiuso>>.
Johann Wolfgang Goethe
(cit. da V.Messori in "Quando il cielo ci fa segno" ed.Mondadori pag.20
€17) |
@ |
e tuttavia la creatura non sia Dio,
Domenica 16 Settembre 2018
.....come è possibile che da Dio che è tutto, nasca il qualcosa della
creatura, così che Dio sia il tutto della creatura e tuttavia la
creatura non sia Dio?
Eric Przywara
(cit. in Marcello Paradiso "Il blu e il giallo" nota di pag.47 ed.Effatà
€14) |
@ |
In tutti i mestieri non si è pagati per il lavoro più importante,
Domenica 9 Settembre 29018
Se sei insegnante, ti pagano per andare a scuola, ma per andare a scuola
con passione non ti pagano.
Il problema della passione è tuo.
In tutti i mestieri non si è pagati per il lavoro più importante: la
crescita di sé , diventare più veri.
Ciò che costituisce veramente il lavoro è il suo fondo di gratuità, cioè
la ricerca del vero e la testimonianza a esso come scopo della vita.
[....]
Se non sappiamo innanzi tutto noi a cosa serva la nostra vita, come
possiamo far capire ai ragazzi perché serve la loro?
E' l'indifferenza che uccide la scuola.
E' l'estraneità che impedisce l'educazione.
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono?Tra psicologia ed educazione" pag.115 ed. La
Fontana di Siloe €10) |
@ |
LA ragione come misura della realtà,
Domenica 2 Settembre 2018
Nell'esperienza, la realtà - <<una realtà che ci è data, in cui ci si
imbatte, [che] non è creata da noi>>
- emerge al nostro sguardo umano.
Che cosa è allora la ragione?
<<E' quel livello della creazione in cui essa è consapevole di sé
[......]
Questa autocoscienza genera la definizione di ragione>>.
Ecco, è precisamente questo che si è incrinato:
la ragione, invece di essere coscienza della realtà che si mostra
nell'esperienza,
è divenuta "misura" della realtà;
la ragione ha cominciato a imporre all' esperienza i propri confini,
a sottomettere cioè l'esperienza alle proprie "misure".
Juliàn Carròn
(cit. in "Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione 2018"
pag.42 in www.clonline.org ) |
@ |
Esiste
al mondo una punizione che possa far espiare il crimine commesso contro
di noi?, Domenica 26 Agosto
2018
<< Credo nel Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto perché non
credessi in lui.
[....]
Perciò concedimi, Dio, prima di morire,[.....] di chiederTi ragione, per
l'ultima volta nella vita.
Tu dici che abbiamo peccato?
Di certo è così.
Che perciò veniamo puniti?
posso capire anche questo.
Voglio però sapere da Te:
Esiste al mondo una colpa che meriti un castigo come quello che ci è
stato inflitto?
Tu dici che ripagherai i nostri nemici con la stessa moneta?
Sono convinto che li ripagherai, e senza pietà, anche di questo non
dubito.
Voglio però sapere da Te:
Esiste al mondo una punizione che possa far espiare il crimine commesso
contro di noi?
Tu dici che ora non si tratta di colpa e punizione, ma che hai nascosto
il Tuo volto,
abbandonando gli uomini ai loro istinti ?
Ti voglio chiedere, Dio, e questa domanda brucia dentro di me come un
fuoco divorante:
Che cosa ancora, sì, che cosa ancora deve accadere
perché Tu mostri nuovamente il Tuo volto al mondo?>>
Zvi Kolitz
(cit. in: "YOSSL RAKOVER SI RIVOLGE A DIO" pag.24 ed. Adelphi €10) |
@ |
Vedete, io non vi farò perdere niente di quello che vi ho dato,
Domenica 19 Agosto 2018
Chi afferma che, di fronte a una calamità, la presenza di Dio va cercata
principalmente o esclusivamente nell'azione altruista dei soccorritori e
nel desiderio di giustizia di chi investiga le responsabilità umane
della catastrofe, è già un ateo anonimo, anche se si professa cristiano
o comunque credente religioso.
Non si può antropomorfizzare integralmente Dio senza alla fine perderlo.
La posizione cristiana è quella che per esempio don Luigi Giussani
riassume in un testo scritto a commento della festa dell'Assunzione, che
quest'anno è caduta il giorno dopo la tragedia di Genova:
<< Con il mistero dell'Assunzione il Signore dice: " Vedete, io non vi
farò perdere niente di quello che vi ho dato, di quello che avete usato,
di quello che avete gustato, persino di quello che avete usato male, se
voi sarete umili di fronte a me.
Beati i poveri di spirito, cioè: se voi riconoscete che tutto è grazia,
che tutto è misericordia, perché i vostri criteri sono niente, il mio
criterio è tutto">>
Rodolfo Casadei
(cit. in "Cosa c'entra Dio col crollo del ponte Morandi?" in
www.tempi.it 16 Agosto 2018) |
@ |
quello che passa
attraverso di noi, Domenica
12 Agosto 2018
Non c'è un altro segno della bontà di Dio, della misericordia di Dio,
dell'amore di Dio, se non quello che passa attraverso di noi.
Kevin Joseph Farrell
(cit. in "Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione" libretto
pag.40 in www. clonline.org) |
@ |
SE L'IDEALE DELLA VITA È LA RIUSCITA TUTTO È PRETESTO DELL'AFFERMAZIONE
DI TE,
Domenica 5 Agosto 2018
Se l'ideale della vita è la riuscita, ciò significa che tutto c'è come
pretesto della tua affermazione, dell'affermazione di te.
L'affermazione di sé è un amor proprio che non ci lascia la minima
capacità di adeguarci all'altro o di perdonare.
Laddove una suscettibilità ipertrofica sia appena toccata, ci si mette
ad urlare.
Luigi Giussani
(cit. in "La convenienza umana della fede" pag.153 ed. Bur-Rizzoli €14) |
@ |
IL RIUSCIRE NELLA
VITA COME IDOLO, Domenica 29 Luglio 2018
[...]il senso della vita come riuscita,
il riuscire nella vita, dove il contenuto è fissato dal singolo.
Riuscire: che malinconico squallore c'è nell'applicazione di questo
criterio[..]
E' questo il primo idolo della mentalità moderna, che penetra come
piovra
negli interstizi della nostra vita personale e familiare:
la riuscita, il demone dalla riuscita, in qualunque senso,
dal riuscire ad avere la donna al riuscire ad avere figli,
al riuscire ad avere soldi, al riuscire ad avere la salute.
E' il riuscire come idolo.
Luigi Giussani
(cit. in "La convenienza umana della fede" pag.152 ed. Bur-Rizzoli €14) |
@ |
Cos'è Amare?
Domenica 22 Luglio 2018
Amare è affermare l'altro.
La vita dell'uomo è amore,
perché è affermare qualcosa di più grande di sé .
E' nel sacrificio che questo viene a galla.
Il sacrificio è la rinuncia alla affermazione di una propria misura,
ed è nel perdere la mia misura che io affermo la misura di un Altro.
Luigi Giussani
(cit. in "La convenienza umana della fede" pag. 144 ed. Bur-Rizzoli €
14) |
@ |
Il
contenuto della fede, Domenica 15 Luglio 2018
Riconoscere Cristo è il contenuto della fede.
La fede è riconoscere questa Presenza grande che è la realtà di tutto,
il senso di tutto quello che facciamo.
La fede è data ad alcuni perché rifluisca sugli altri.
Per questo la fede in noi deve diventare un movimento dentro la società.
[.....]
Cristo ha scelto quelli che sono stati chiamati a sentirlo, a capirlo, a
viverlo.
Lui ha scelto noi.
<<Non voi avete scelto me, io ho scelto voi, e vi ho mandati>>:
ecco il movimento che inizia;
<< e vi ho mandati affinché facciate frutto>>:
ecco il rifluire nella società e nell'umanità;
<< e il vostro frutto rimanga>>;
ecco la Chiesa che si costruisce nel tempo.
Il problema della vita è Cristo,
il problema della società è Cristo,
il problema del tempo - personale e collettivo - è Cristo
Luigi Giussani
(cit. in "La convenienza umana della fede" pag. 257 ed. Bur-Rizzoli €14
) |
@ |
La mentalità che
ci circonda, Domenica 8 Luglio 2018
Un fattore da non dimenticare, che pesa sulla nostra gracilità e
debolezza,
è la mentalità che ci circonda.
Nella Lettera ai Romani, san Paolo, parlando di una società senza Dio,
dice:
<< Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami;
le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro
natura.
Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la
donna, si sono accesi di
passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi con uomini,
ricevendo così in se stessi la punizione che si addiceva al loro
traviamento.
E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio,
Dio li ha abbandonati in balìa di una intelligenza perversa,
sicché commettono ciò che è indegno [e così diventano] colmi d'ogni
sorta di ingiustizia,
di malvagità, di cupidigia, di malizia, pieni di invidia, di omicidio,
di rivalità, di frode, di malignità;
diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, carichi di oltraggio
vicendevole, superbi, fanfaroni,
ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore
[con l'apparenza di pietà,
in fondo, sono ] senza misericordia.
E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose
meritano la morte,
non solo continuano a farle, ma anche teorizzano che sono giusti coloro
che le fanno>>.
Noi siamo circondati da questo mondo, quel mondo per cui Cristo non
prega come dice il Vangelo di san Giovanni.
Perciò noi, fuscelli dentro questa tormenta che da tutte le parti ci
investe,
come faremo a resistere,
come faremo a ricominciare sempre?
Luigi Giussani
( cit. in "La convenienza umana della fede" pag.16 ed. Bur-Rizzoli €14) |
@ |
Lavorare alla
costruzione di comunità, Domenica 1 Luglio 2018
Gli Americani non possono sopportare di contemplare la sconfitta
o accettare limitazioni di qualsiasi genere.
Ma i cristiani dovranno per forza venire a patti con la brutalità del
fatto
che viviamo in una cultura in cui le nostre credenze hanno sempre meno
senso.
Parliamo una lingua che il mondo sempre di più non riesce a sentire
o che suona offensiva alle sue orecchie.
Potrebbe darsi il caso che il modo migliore di combattere il diluvio
sia....smettere di combatterlo?
Ovverosia , cessare di impilare sacchi di sabbia e costruire un'arca in
cui rifugiarsi,
finché l'acqua receda e possiamo rimettere piede sulla terraferma?
Piuttosto che perdere tempo e risorse combattendo battaglie politiche
impossibili da vincere,
dovremmo invece lavorare alla costruzione di comunità, istituzioni e
reti di resistenza
che possano essere più intelligenti e durature e, alla fine,
togliere l'occupazione.
Rod Dreher
(cit. in "L'opzione Benedetto" pag.28 ed. SANPAOLO €25) |
@ |
Stiamo vivendo sotto il
il dominio dei barbari,
Domenica 24 Giugno 2018
I barbari sono governati soltanto dalla propria volontà di potere
e nemmeno conoscono né hanno minimamente a cuore ciò
che stanno annientando.
In base a tale standard, nonostante la nostra ricchezza e
sofisticatezza tecnologica, nell'Occidente moderno,
anche se non lo riconosciamo,
stiamo vivendo sotto il il dominio dei barbari.
I nostri scienziati, i nostri giudici, i nostri principi
e i nostri scribi - sono tutti quanti all'opera per demolire
la fede, la famiglia, il genere, persino quel che significa essere
umani.
I nostri barbari hanno barattato le pelli animali e le lance del passato
in cambio di vestiti firmati e telefoni cellulari
Rod Dreher
(cit. in "L'opzione Benedetto" pag.15 ed.San Paolo €25) |
@ |
Io vorrei solo che,
attraverso me, si potessero scoprire un po' di più le tracce di Dio,
Domenica 17 Giugno 2018
Io non vorrei lasciare nulla dietro di me, ma scomparire completamente...,
non lasciare alcuna traccia visibile.
La cosa peggiore che possa capitare a qualcuno è quella di diventare
santo.
La cosa non mi piacerebbe,
sarebbe un terribile malinteso.
Ancora una volta la gente si metterebbe
a guardare una statua
invece di guardare a Dio soltanto.
Io vorrei solo che, attraverso me,
si potessero scoprire un po' di più le tracce di Dio
Adrienne von Speyr
(cit. in Marcello Paradiso " Il blu e il giallo - Hans urs von Balthasar
e Adrienne von Speyr: un'avventura spirituale" pag.15 ed.Effatà €14) |
@ |
IL CUORE,
L'INFINITO E LA SODDISFAZIONE, Domenica 10 Giugno 2018
Quando la realtà sembra contraddire il tuo desiderio, il problema non è
desiderare di meno
perché staresti desiderando troppo;
si tratta piuttosto di desiderare di più,
perché vuol dire che sto concentrando tutto il mio desiderio
in qualcosa che è ancora troppo poco,
significa che devo ancora capire per che cosa è fatto il mio cuore
se niente sembra soddisfarlo.
Ma proprio il dolore per la ferita di un desiderio insoddisfatto
è il segno evidente che il cuore è fatto per l'infinito
e non si placa finché non trova soddisfazione in esso.
Purtroppo la soddisfazione è tutt'altro rispetto
a quello che normalmente pensiamo sia,
cioè il raggiungimento di un nostro obiettivo,
dopo di che possiamo smettere di desiderare.
Ma che vita sarebbe questa?
Davide Prosperi
(cit. in "Appunti dall'assemblea con E. Nembrini e D. Prosperi agli
esercizi spirituali adulti di Comunione e Liberazione" in
www.clonline.org |
@ |
Non l'assenza di
ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale
dell'attività politica, Domenica 3 Giugno 2018
Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore
in fiamme l'impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione
non è mai così forte come il grido irrazionale.
Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo.;
limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale,
sembra il pragmatismo dei meschini.
Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella
resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco
dell'umanità dell'uomo e delle sue possibilità.
Non è morale il moralismo dell'avventura, che intende realizzare da sé
le cose di Dio.
Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell'uomo e compie, entro
queste misure, l'opera dell'uomo.
Non l'assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera
morale dell'attività politica
Joseph Ratzinger
Benedetto XVI
(cit. in "Liberare La Libertà - fede e politica nel terzo millennio"
ed.Cantagalli pag. 64 €18) |
@ |
Chi sono
veramente io, Domenica 27 Maggio 2018
Sono un essere finito, con una data di nascita e una che sarà quella
della mia morte; ho un nome e un cognome, certi lineamenti, una storia
determinata da persone e fatti precisi; ho delle necessità concrete e
delimitabili.
Eppure, se penso a chi sono veramente, non posso dire che sono solo la
risultante dei miei antecedenti, né che il mio desiderio di felicità
coincida con il raggiungimento di ciò di cui, di volta in volta, ho
bisogno.
Posso invece dire che io sono fatto di infinito e per un infinito: sono
fatto per un'infinita bellezza, per un'infinita giustizia e per un
infinito bene.
Tutto ciò in cui vivo, la mia stessa esistenza e le circostanze,
ha una misura, ma ciò per cui mi scopro fatto, destinato, non ha misura.
E' infatti infinita, totale, la felicità che mi accorgo di cercare
passando di desiderio in desiderio, di bene in bene.
E' persistente la tensione a comprendere il senso e l'ordine del mio
mondo e del mondo in generale.
Ed è misterioso che questa tensione, questo desiderio di infinito si
attivi sempre da ciò che è finito, da ciò che, pur avendo una misura e
dei limiti, rimanda a ciò che misura non ha, è segno di un bene oltre,
più in là.
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono?" ed. La Fontana Di Siloe pag.117 €10) |
@ |
La gente
smarrisce la rotta e trova assurda la vita, Domenica 20
Maggio 2018
La gente si smarrisce dietro ai mille piccoli dettagli che qui ti
vengono quotidianamente addosso, e in questi dettagli si perde e annega.
Così, non tiene più d’occhio le grandi linee, smarrisce la rotta e trova
assurda la vita.
Le poche cose grandi che contano devono essere tenute d’occhio, il resto
si può tranquillamente lasciar cadere.
E quelle poche cose grandi si trovano dappertutto, dobbiamo riscoprirle
ogni volta in noi stessi per poterci rinnovare alla loro sorgente.
E malgrado tutto si approda alla stessa conclusione: la vita è pur
buona, non sarà colpa di Dio se a volte tutto va così storto, ma la
colpa è nostra.
Questa è la mia convinzione, anche ora, anche se sarò spedita in Polonia
con tutta la famiglia.
Etty Hillesum
(Cit. In “Lettere 1942-1943” ed.GLI ADELPHI pag.75 €9,00) |
@ |
Non si sfugge
alle circostanze peggiori, Domenica 13 Maggio 2018
Io credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte
le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se
personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori.
Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e
salire su un treno di deportati.
Etty Hillesum
( cit.in “Lettere 1942- 1943 “ pag.27 ed. GLI ADELPHI €9) |
@ |
L'odio
indifferenziato, Domenica 7 Maggio 2018
L'odio indifferenziato è la cosa peggiore che ci sia.
E' una malattia della propria anima.
L'odio non fa parte del mio carattere.
[...]
Riassumendo, voglio appunto dire questo:
la barbarie nazista suscita in noi una medesima barbarie
che utilizzerebbe gli stessi metodi,
se oggi avessimo la possibilità di agire come vorremmo.
Questa nostra barbarie va respinta interiormente,
non possiamo coltivare quell'odio presente in noi,
perché altrimenti il mondo non risalirà
dalla melma di un solo passo.
Etty Hillesum
(cit da Gabriele Nissim in "Il bene possibile" pag.107 ed.Utet €15) |
@ |
Trasformare la
fede in un'azione caritativa, Domenica 29 Aprile 2018
L'ossessivo invito che giunge a tanti buoni cristiani di trasformare la
fede in un'azione caritativa diventa un'interpretazione presuntuosamente
esaustiva della fede e rappresenta l'effetto, logico e nefasto, dello
spostamento dall'ontologia all'etica.
Il cristianesimo, non bisogna stancarsi di ricordarlo, non nasce per
aiutare i poveri: se fosse così non sapremmo giustificare le parole di
nostro Signore sul fatto che <<avrete sempre i poveri con voi>>, perché
la nostra presenza nel mondo è data esclusivamente per annunciare la
Verità dando alle opere un giusto peso e all'annuncio della salvezza
operata da Gesù Cristo l'assoluta priorità.
Luigi Negri
(cit. in "La sfida - Un viaggio della fede da Giussani a Ratzinger"
pag.20 ed.LINDAU €16,50) |
@ |
Ci hanno
semplicemente espropriato della nostra identità culturale, in nome di
quello che definiscono dialogo, Domenica 22 Aprile 2018
La fede [...] è l'annunzio della presenza di Cristo, e la fede senza le
opere è morta, ma le opere senza la fede non sono nulla.
[...] La verità senza carità si ideologizza, ma la carità senza
verità è un emotivismo.
Oggi la Chiesa nel mondo sembra essere diventata un'erogatrice di
sentimenti, di emozioni..
Non abbiamo più il coraggio della verità
[...] Direi che ci hanno semplicemente espropriato della nostra identità
culturale, in nome di quello che definiscono dialogo.
Non sanno neppure di cosa parlano, perché il dialogo è l'espressione di
un'identità forte, non perché ha soldi, mezzi, strutture o burocrazia,
ma in quanto ha ragioni.
Luigi Negri
(cit. in "La sfida - Un viaggio della fede da Giussani a Ratzinger" pag.
135 ed. LINDAU €16,50 ) |
@ |
C'è un'angoscia
annidata nella profondità delle nostre solitudini, Domenica
15 Aprile 2018
C'è un'angoscia - quella vera, annidata nella profondità delle nostre
solitudini -
che non può essere superata mediante la ragione,
ma solo con la presenza di una persona che ci ama.
Quest'angoscia infatti non ha un oggetto a cui si possa dare un nome,
ma è solo l'espressione terribile della nostra solitudine ultima.
[...]
<<Disceso all'inferno>>:questa confessione del Sabato santo
sta a significare che Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine,
che è disceso nel fondo irraggiungibile e insuperabile della nostra
condizione di solitudine.
[...]
La solitudine insuperabile dell'uomo è stata superata
dal momento che Egli si è trovato in essa.
L'inferno è stato vinto dal momento in cui l'amore è
anche entrato nella regione della morte
e la terra di nessuno della solitudine è stata abitata da lui.
Joseph Ratzinger
(cit. in GOOGLE: Ratzinger sabato santo) |
@ |
Fu la Verità a
trovarli , Domenica 8 Aprile 2018,
Nei pressi dello zoo annesso all'orto botanico, [...]
i giovani Jacques e Raissa Maritain si confessarono
che non basta essere una coppia che si ama per essere una coppia felice.
Amare è volere per l'altro la gioia e,
se non c'è gioia umana, se non c'è una piacevole
verità da contemplare all'infinito,
qual è lo scopo?
[....]
Così si promisero che, se non fossero riusciti a trovare la Verità,
si sarebbero dati la morte.
Cercarono e non la trovarono.
Fu la Verità a trovarli.
Che cosa accadde?
Non pensarono più a darsi la morte,
ma sapevano che ormai , per Lei,
dovevano dare la loro vita.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Farcela con la morte" pag.36 ed.Cttadella Editrica €29,50) |
@ |
L'accettare ciò
che ci viene dato, Domenica 25 Marzo 2018
Prima non c'eravamo, ci siamo, a un certo punto esistiamo.
Il primo avvenimento in cui ci esprimiamo, ci produciamo, qual è?
Che accettiamo quello che ci viene dato,
l'accettare ciò che ci viene dato.
Tale accettazione dà la consistenza al mio io.
Quanto più appartengo e quanto più questa appartenenza
è consapevole, fedele,continuata, stabile,
nonostante le obiezioni e le fatiche,
tanto più è grande il mio io,
tanto più è ricco il mio io.
Luigi Giussani
(cit. in "Realtà e giovinezza. La sfida" pag.77 ed. Rizzoli €17) |
@ |
Un cacciatore di
teste, anche cristiano, non mancherà di protestare, Domenica
18 Marzo 2018
Un cacciatore di teste, anche cristiano, non mancherà di protestare: il
reclutamento del primo Papa è stato fatto con antecedenti imbarazzanti
per qualsiasi capo del personale un tantino coscienzioso.
[.....] Ciò che conviene precisare, tuttavia è che la Chiesa è una
famiglia, non un'impresa, e il Papa è un padre non un'esperto.
E' ben noto che la paternità umana è sempre accompagnata da un
sentimento di indegnità e di incompetenza - poiché, se un padre si
sentisse del tutto degno e competente per far crescere un figlio, tanto
da diventare un eccellente pedagogo, il figlio sarebbe orfano..........
Fabrice Adjadj
(cit. in " Risurrezione - istruzioni per l'uso " pag.137 €15) |
@ |
Che cosa permette che
le esperienze più belle del vivere durino? ,
Domenica 11 Marzo 2018
Che cosa permette che le esperienze più belle del vivere durino?
Dobbiamo riconoscere che tutti i nostri sforzi, i nostri tentativi, non
sono sufficienti.
C'è una frase di T. S. Eliot che mi piace molto: <<Dov'è la Vita che
abbiamo perduto vivendo?>>.
Spesso infatti, si ha la sensazione di perdere la vita vivendo.
E' come se non riuscissimo ad evitare che ciò che pure inizia in modo
fresco, attraente, nel tempo non diventi routine, non si logori,
perdendo il suo fascino.
(viene a noia pure la pietà, diceva don Giussani. n.d.r) Occorre
qualcosa d'altro da noi, più grande.
Questo è,per l'uomo Cristo presente.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio - La Fede Cristiana al tempo della grande
incertezza" pag.14 ed PIEMME €15,90) |
@ |
Io non ho potuto
mai placare la mia nostalgia. Domenica 4 Marzo 2018
Io non ho potuto mai placare la mia nostalgia, addomesticarla dicendomi
che quell'armonia è esistita un tempo nella mia infanzia; lo avrei
voluto ma non è stato così.
La nostalgia è per me uno struggimento mai soddisfatto, il luogo che non
sono mai riuscito a raggiungere.
E' così vero che non si riesce a viverlo, che potremmo credere perfino
che risieda fuori dalla natura, se non fosse che qualsiasi essere umano
porta in sé questa speranza di essere, questo sentimento di qualcosa che
manca [...].
La nostalgia di questo assoluto è come lo sfondo, invisibile,
inconoscibile, ma con il quale confrontiamo tutta la vita.
Ernesto Sabato
(cit. da Juliàn Carròn in "Corriere della Sera" del 28-02-2018 pag.47) |
@ |
La storia personale di
ciascuno con la sua dose di imprevedibile e di imprevisto,
Domenica 25 Febbraio 2018
La storia personale di ciascuno - con il suo bagaglio di incontri
e di circostanze, di improvvise accelerazioni e di brusche frenate,
di coincidenze e di contrattempi... in una parola con la sua
dose di imprevedibile e di imprevisto - è la prova evidente
che un "Altro" ci conduce.
Gli antichi ne avvertivano la soggezione minacciosa
e lo chiamavano Fato;
per la saggezza popolare "è il destino...!";
la tradizione cristiana lo chiama Padre
ed è certa del suo volto buono.
Angelo Scola
(cit. in "Il Foglio" 24/25 Febbraio pag.VI: Quando Dio chiama, è l'uomo
che sta accanto a te a chiamarti)
|
@ |
risentimento,
Domenica 18-02-2018
Come dice benissimo Hannah Arendt - una pensatrice ebrea e laica, non
una cattolica bigotta -, che << definisce con il termine
risentimento la disposizione affettiva caratteristica dell'uomo moderno.
Risentimento contro "tutto ciò che è dato, anche contro la propria
esistenza"; risentimento contro il " il fatto che egli non è creatore
dell'universo, né di se stesso">>, e poi << afferma che la gratitudine è
la sola alternativa al nichilismo del risentimento, " una gratitudine
fondamentale per le poche cose elementari che ci sono invariabilmente
date, come la vita stessa, l'esistenza dell'uomo e il mondo">>. Questa è
l'alternativa: partire dalla gratitudine perché tutto è dato, oppure dal
risentimento perché le cose non sono come vorremmo noi. Franco Nembrini
( cit. in "L'avventura di pinocchio"pag. 64 ed. CENTOCANTI €10) |
@ |
La sfida è per
tutti, Domenica 11 Febbraio 2018
In classe, quando insegnavo religione, dicevo ai ragazzi:
<< Io non so se siete cristiani o no, ma la sfida è per tutti:
vista la debolezza,
vista la sproporzione tra il desiderio che abbiamo di una vita buona,
di una vita che abbia senso,
che vinca la noia mortale in cui a volte ci sembra di sprofondare,
vista l'impossibilità insomma ad essere felici,
e il desiderio però invincibile di essere felici,
vista questa strana condizione,
ditemi se è vero o non è vero che la curiosità più decisiva,
il problema più interessante della vita è sapere se questo fatto che
stiamo descrivendo
[ l'Incarnazione] è avvenuto o no.
Ditemi se c'è una domanda, atei o non atei, miscredenti, non importa,
ditemi se c'è una domanda più interessante di questa.
L'uomo non ce la fa, l'uomo non ce la fa a arrivare a Dio,
ma pare che ce l'abbia fatta Dio a arrivare all'uomo.
Pare che uno, a giudicare dai racconti dell'epoca -
dalla notizia storica, da giornale di cronaca,
che quattro giornalisti dell'epoca ci hanno passato -, ce l'abbia
fatta,
che uno ce l'abbia fatta a vincere la morte,
a raggiungere il suo destino più vero.
E pare che quest'uno abbia anche promesso a tutti gli uomini
che hanno voglia di seguirlo di condividere la stessa felicissima sorte.
C'è impresa più interessante per la vita di andare a vedere se questa
notizia è vera?
Franco Nembrini
( cit. in "L'avventura di pinocchio"pag. 61 ed. CENTOCANTI €10) |
@ |
Non me ne importa
niente della prova dell'esistenza di Dio, Domenica 4 Febbraio
2018
Mi hanno molto colpito le parole finali di un'intervista al filosofo
Paolo Rossi, di qualche anno fa,
pubblicata sul <<Corriere della Sera>>:
<< Non me ne importa niente della prova dell'esistenza di Dio.
Però [...] ho questo sasso sullo stomaco:
non accetto volentieri l'idea che il carnefice e e la vittima
scompaiano insieme nel nulla>>.
Se insomma il carnefice e la vittima finiscono entrambi nel nulla,
se tutto finisce con questa vita, non c'è giustizia.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio?" pag.60 ed. PIEMME €15,90) |
@ |
Il cuore
dell'uomo da cosa è attratto?, Domenica 28 Gennaio 2018
Il cuore dell'uomo può essere attratto soltanto dall'incontro con
persone che, per grazia,
sperimentano una pienezza del vivere e rendono possibile toccarla con
mano,
per il modo con cui stanno nel reale, affrontano le circostanze,
vivono i rapporti con una libertà prima sconosciuta.
Questa è la forza del cristianesimo:
in esso contenuto e metodo coincidono;
la sua verità si rende visibile in un fenomeno di umanità diverso,
in un avvenimento di vita, in <<fatti >>, in una realtà umana
trasformata,
in cui si vede, in concreto che l'esistenza può essere compiuta
e vissuta in pienezza.
[...]
Soprattutto oggi, in un contesto in cui il valore più caro è
la propria libertà e nessuno permette che qualcosa gli venga imposto,
soltanto un'attrattiva può muovere.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio?" pag.37 ed. PIEMME €15,90) |
@ |
Dio ci ha fatti
con un desiderio infinito, Domenica 21 Gennaio 2018
Se Dio ci ha fatti con questo desiderio [infinito], noi ci domandiamo:
come, in che cosa trovare una risposta , se tutto nella realtà è
limitato?
Quello in cui ci imbattiamo ha la natura di un segno,
tutto porta scritto <<più in là! >>, come diceva Montale; rinvia oltre
sé .
E' come se ogni cosa dicesse all'uomo:
<<Non sono io. Io sono solo un promemoria>>.
La realtà appare come il promemoria di un'altra realtà,
di un volto verso il quale siamo condotti.
Se l'uomo non trova questo "volto" o non resta aperto alla ricerca di
esso,
se non è educato a tendere a questa "altra realtà"
o se essa viene sistematicamente negata,
la sua vita si svuota, si appiattisce, o sprofonda in una irrequietezza
disperata,
che può sfociare anche in violenza.
Juliàn Carròn
(cit in "Dov'è Dio?" pag.36 ed PIEMME €15,90) |
@ |
Ma perché Dio ci
ha fatti, Domenica 14 Gennaio 2018
Ma perché Dio ci ha fatti,
che bisogno aveva Dio di creare gli uomini?
Per un'esplosione di quell'amore che vive nel seno della Trinità,
ha voluto condividere il proprio essere, la propria pienezza, con
qualcuno.
E poteva farlo solo generando una creatura con un desiderio infinito.
Sant'Agostino lo dice in questa bellissima frase:
<<Ci hai fatto per Te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in Te>>
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio? pag.35 ed PIEMME €15,90) |
@ |
L'occasione di
incontrare un cristianesimo vissuto, Domenica 7 Gennaio 2018
L'illuminista Lessing diceva:<< Se fossi vissuto all'epoca di Cristo e
avessi visto i miracoli che faceva e il compimento delle profezie su di
lui, anch'io avrei creduto; e se li vedessi accadere ancora oggi per
opera dei cristiani, certamente il cristianesimo sarebbe interessante
per me>>. A prescindere dalla posizione personale di Lessing,
l'affermazione evidenzia il problema: tante persone non hanno avuto
l'occasione di incontrare un cristianesimo vissuto, il solo in grado di
ridestare l'interesse dell'uomo reale. Ed è un problema che ci riguarda,
la cui gravità riecheggia in una memorabile frase di Eliot>>.
Juliàn Carròn (cit. in "Dov'è Dio?" pag.27 ed. PIEMME €15,90) |
|
|
|
Memorare 2017 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
Gli stoici hanno
scoperto il trucco per fingere di essere felici, Domenica 31
Dicembre 2017
Gli stoici, egli [Agostino] afferma, hanno scoperto il trucco per
fingere di essere felici: <>.
Per di più, prosegue Agostino, se gli Stoici presuppongono che <>,
non credono però nell'immortalità, per lo meno non nella risurrezione
della carne, cioè in una futura vita immortale, e ciò costituisce una
contraddizione in termini. Infatti, <>. [...] Detto
altrimenti, i mortali non possono essere felici e, in fondo,
l'insistenza degli stoici sulla paura della morte come fonte ispiratrice
di infelicità ne è la riprova; tutt'al più essi possono ottenere di
rendersi "apatici", non turbati nè dalla vita nè dalla morte.
Hannah Arendt (cit. in "Il pensiero secondo", pag.127) edizioni BUR
Rizzoli €12.00 |
@ |
Il
miracolo che preserva il mondo, Domenica 24 Dicembre 2017
Il miracolo che preserva il mondo,
la sfera delle faccende umane, dalla sua normale, <<naturale>> rovina
è in definitiva il fatto della natalità,
in cui è ontologicamente radicata la facoltà di agire.
E', in altre parole, la nascita di nuovi uomini e il nuovo inizio,
l'azione di cui essi sono capaci in virtù dell'esser nati.
Solo la piena esperienza di questa facoltà può conferire alla cose umane
la fede e la speranza,
le due essenziali caratteristiche dell'esperienza umana
che l'antichità greca ignorò completamente
E' questa fede e speranza nel mondo che trova la sua più gloriosa ed
efficace espressione
nelle poche parole con cui il vangelo annunciò la <<lieta novella>>
dell' Avvento:
<<Un bambino è nato tra noi>>.
Hannah Arendt
(cit. in "Il pensiero secondo" pag.68 ed. Bur-Rizzoli €12) |
@ |
Cosa permette ai
bambini di imparare quando sono così piccoli?, Domenica 17
Dicembre 2017
I bambini piccoli sono come carta assorbente, basti pensare che, in poco
più di un anno, un bambino impara, da zero, una lingua.
Cosa permette ai bambini di imparare quando sono così piccoli?
Che cosa comunica un genitore di così decisivo, di così fondamentale e
così elementare, tanto che non bisogna studiare per comunicarlo?
Comunica una certezza affettiva.
I bambini piccoli si educano attraverso la comunicazione di una certezza
affettiva.
Un bambino impara quando è sicuro che la sua mamma e il suo papà gli
vogliono bene;
se non fosse certo di ciò, imparerebbe cento volte di meno.
Tanto è vero che l'insicurezza a livello infantile è valutata come una
delle principali cause di disordine mentale.
La certezza affettiva non è il risultato dell'umore della mamma
- che qualche volta non ne può più, non solo del bambino, ma magari
anche del marito -
ma è il giudizio di valore sulle cose, che regge sia se l'umore è
giusto, sia se è sbagliato.
Si illudono i genitori che pensano basti non litigare davanti ai bambini
per nascondere le tensioni,
come se i bambini, vedendo i genitori immusoniti, non si rendessero
conto che c'è qualcosa che non va.
Intendo dire che due genitori educano non se non sbagliano mai, se non
sbottano;
ma se rendono evidente la comprensione, la stima nel rapporto tra di
loro e con gli altri
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono? " pag.108 ed. La fontana di Siloe €10) |
@ |
Non siamo nati
per morire ma per incominciare,
Domenica 10 Dicembre 2017
Il corso della vita umana diretta verso la morte condurrebbe
inevitabilmente ogni essere umano alla deriva e alla distruzione
se non fosse per la facoltà di interromperlo e di iniziare qualcosa di
nuovo,
una facoltà che è inerente all'azione e ci ricorda in permanenza che gli
uomini,
anche se devono morire, non sono nati per morire ma per incominciare.
[...]
L'azione, dal punto di vista dei processi automatici che sembrano
determinare il corso del mondo,
assomiglia ad un miracolo.
Nel linguaggio della scienza naturale, essa è l'<<improbabilità infinita
che si verifica regolarmente>>
Hannah Arendt
(cit. in "Il pensiero secondo" pag.68 ed. BUR-Rizzoli €12) |
@ |
E' davvero una
grande fortuna per una famiglia essere parte di una comunità,
Domenica 3 Dicembre 2017
E' davvero una grande fortuna per una famiglia essere parte di una
comunità,
in cui ci sono persone di età, temperamento e storia diversi,
che però vivono un unico grande ideale. [....]
Senza questo contesto, senza amicizia, i genitori rischiano di perdersi
e di perdere i loro figli,
che diventano distanti e, a volte, irriconoscibili.
Perché le famiglie non riescono a stare insieme, a durare, a riprodursi?
Perché non hanno amici, non hanno compagnia, qualcosa più grande di loro
che le tenga insieme
Vivere da soli con il proprio pensiero [....] è una delle disgrazie
peggiori che possano succedere.
Due solitudini non fanno una compagnia, ma una solitudine maggiore.
Ci vuole qualcun altro vicino, che sostenga e richiami il cammino verso
il destino per cui siamo fatti.
<<Non è bene che l'uomo sia solo>>.[...]
Sapere a chi domandare è il segreto della vita,
facile perché possibile a tutti,
difficile perché chiede virtù oggi scarsamente praticate:
fedeltà, umiltà e pazienza.
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono? " pag.123 ed. La fontana di Siloe €10) |
@ |
L'inevitabile insicurezza
del pensiero filosofico e
la camicia di forza della logica,
Domenica 26 Novembre 2017
Le ideologie ritengono che una sola idea basti a spiegare ogni cosa
nello svolgimento della premessa, e che nessuna esperienza possa
insegnare alcunché dato che tutto è compreso in questo processo coerente
di deduzione logica.
Il pericolo inerente al passaggio dall'inevitabile insicurezza del
pensiero filosofico alla spiegazione totale di un'ideologia e della sua
Weltanschauung non consiste tanto nel lasciarsi irretire da un'ipotesi
spesso volgare, ma sempre acritica,
quanto nell'abbandonare la libertà implicita nella capacità di pensare
per la camicia di forza della logica, mediante la quale l'uomo può farsi
violenza quasi con la stessa brutalità usata da una forza esterna
Hannah Arendt
(cit. in "Il pensiero secondo" pag. 136 ed BUR-Rizzoli €12) |
@ |
L'unica
possibilità di essere liberi dalla tirannia di possessi e progetti ...,
Domenica 19 Novembre 2017
Cesare Pavese, nel giorno in cui riceve il premio Strega:<<A Roma,
apoteosi! E con questo?>>.
La drammaticità della vita, l'insaziabilità del desiderio emergono dalle
viscere del successo, non dell'insuccesso.
Il contenuto dell'annuncio cristiano
è che la risposta a questa sete di pienezza che è nel cuore di ognuno di
noi
è diventato un uomo, Gesù, morto e risorto, presente oggi nella storia.
Ma occorre che la Sua presenza mi raggiunga ora, nell'esperienza di un
incontro concreto e reale;
altrimenti sarò prigioniero, come tutti, di una qualche immagine di
risposta,
avvinghiato a un qualche bene che mi griderà : <<Addio!>>, come dice
Rebora in una sua poesia.
L'unica possibilità di essere liberi dalla tirannia di possessi e
progetti, e quindi del male,
è infatti quella di fare un'esperienza talmente potente del vivere,
di sperimentare una pienezza talmente grande, da non avere più bisogno
di accaparrarsi quante più cose possibili
o di legare a sé le persone per sentirsi vivi.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio?" pag. 34 ed. Piemme €15,90) |
@ |
Tutto quello che
facciamo è un tentativo di rispondere alla sete che ci costituisce,
Domenica 12 Novembre 2017
La samaritana aveva avuto cinque mariti, e l'uomo con cui viveva non era
suo marito,
ma Gesù non parte da quello:
comincia a domandarle dell'acqua da bere,
e poi le parla dell'acqua viva che lei non può non desiderare,
cioè della felicità che ha invano cercato nei rapporti che ha avuto,
che non potevano saziare la sua sete.
Tutto quello che facciamo, in fondo,,inclusi tanti dei nostri sbagli,
è un tentativo di rispondere alla sete che ci costituisce:
cerchiamo la risposta in ciò che che non ce la può dare
e per questo dobbiamo cominciare sempre da capo alla ricerca di ciò che
ci soddisfa.
E alla fine uno diventa scettico,
non crede che possa esserci risposta adeguata alla sua attesa.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio?" pag. 32 ed. Piemme €15,90) |
@ |
Questo
infinitamente improbabile costituisce di fatto il tessuto di tutto
quanto si chiama reale, Domenica 5 Novembre 2017
E' proprio di ogni nuovo inizio di irrompere nel mondo come <un'infinita
improbabilità>>;
pure, questo infinitamente improbabile costituisce di fatto il tessuto
di tutto quanto si chiama reale.
[...] Se consideriamo i processi che si svolgono nell'universo e nella
natura [...] ci appariranno tutti
come <<infinite improbabilità>>: ossia, nel linguaggio quotidiano,
<<miracoli>>.
Proprio a causa dell'elemento <<miracoloso>>, presente in ogni realtà,
gli eventi, per quanto possono essere anticipati da timori o speranze,
quando si verificano ci sorprendono e ci scuotono.
La stessa forza d'urto di un evento non potrà essere spiegata fino in
fondo: in linea di principio, il <<fatto>> supera ogni previsione.
L'esperienza che ci fa vedere un miracolo in ogni evento non è né
arbitraria né artificiosa, anzi è naturalissima, nella vita di tutti i
giorni.
Hannah Arendt
(cit. in "Il pensiero secondo" pag.73 ed. BUR €12) |
@ |
Due visioni della
morte, Domenica 29 Ottobre 2017
Ci sono due e in definitiva non più di due visioni della morte.
La prima vede in essa una sopravvivenza, sia pure mutata o superiore,
di ciò che c'era prima;
questa visione proietta come sono stati o in modo diverso i dati del
terrestre
in un aldilà immaginato;
chiamiamo mitica questa prospettiva.
La seconda visione non guarda oltre la vita terrena ad un'altra vita,
che ne sarebbe la continuazione e sarebbe quindi l'annullamento della
sua definitività
ed assolutezza dinanzi a Dio, ma cerca nell'eternità, in Dio,
la verità della vita temporale vissuta una volta per tutte.
E soltanto questa è la visione cristiana.
Hans Urs Von Balthasar
(cit. in ""Escatologia nel nostro tempo" pag.80 ed. Querniana €17 ) |
@ |
Il cristianesimo, in
fondo, si comunica per "invidia",
Domenica 22 Ottobre 2017
Tanti pensano di sapere già che cos'è il cristianesimo,
hanno già un proprio giudizio, o pregiudizio,
in base a cui decidono che esso non li riguarda più.
Ma poi, quando si trovano davanti a persone che,
nella concretezza dei problemi e delle sfide,
testimoniano il guadagno umano che viene dallo sguardo di fede,
cominciano a interessarsi nuovamente al cristianesimo.
Ripeto sempre ai miei studenti che il cristianesimo,
in fondo, si comunica per "invidia":
vedendo che la vita di un cristiano è più piena, più intensa,
più capace di abbracciare il diverso, di amare l'altro,
si accende il desiderio di vivere così.
Juliàn Carròn
(cit. in "Dov'è Dio-La fede cristiana al tempo della grande incertezza"
pag.21 ed.Piemme €15,90) |
@ |
Tutte le
concezioni dell'uomo che crea se stesso hanno in comune ..., Domenica
15 Ottobre 2017
Tutte le concezioni dell'uomo che crea se stesso hanno in comune una
ribellione contro gli stessi dati di fatto della condizione umana.
Non c'è niente di più ovvio del fatto che l'uomo, sia coma appartenente
alla specie sia come individuo, non deve la sua esistenza a se stesso.
[...]
Che io non possa ridurre il reale al pensabile, ecco il trionfo della
libertà possibile.
O, paradossalmente: solo perché non mi sono fatto da solo io posso
essere libero; se mi fossi fatto da solo, avrei potuto prevedermi e, in
tal modo, avrei perso la libertà
Hannah Arendt
(cit. in "Il Pensiero Secondo" pag.29. ed BUR Rizzoli €12)
|
@ |
Dobbiamo andare
su questa strada, Domenica 8 Ottobre 2017
Amici miei
[...] dobbiamo andare su questa strada, [...]
Vorrete più bene alla donna,
vorrete più bene agli amici,
vorrete più bene ai figli,
saprete cosa vuol dire avere pietà,
saprete cosa vuol dire perdonare,
saprete cosa vuol dire sacrificarsi per costruire,
perché gli altri stiano meglio,
saprete essere umani, sarete più umani.
"Chi mi segue avrà la vita eterna" che è Lui, il rapporto con Lui.
[...]
Cento volte l'umanità che avete addosso fiorirà,
fiorirà cento volte più che negli altri,
e non ci sarà niente che la scomporrà,
che la conturberà fino a farle paura,
non avrete paura di niente.
Luigi Giussani
(cit. in "Giornata di inizio d'anno 2017" in clonline.org ) |
@ |
Quando vi
innamorate, Domenica 1 ottobre 2017
Osservate la vostra esperienza:
quando vi innamorate, non andate - che so- al cinema con lei o con lui
per uno sforzo volontaristico. (...)
Quanto più uno ama qualcosa, tanto meno è volontarismo ogni suo gesto.
Quando manca questo amore, ogni atto rimane esterno a noi,
come qualcosa di aggiunto:
lo faccio perché non posso fare diversamente, altrimenti non mi
danno i soldi alla fine del mese, o perché ho un pedaggio da pagare,
altrimenti non mi accolgono.
Ma questo accade per mancanza di amore.
Al contrario, quando uno vede nascere un amore, quando uno è
abbracciato,
tutto diventa facilissimo;
perfino chi resiste, a un certo momento,
a un certo momento, si arrende (...)
Costa di più continuare a resistere che cedere.
Ma è la lotta che ciascuno deve compiere, a cui Dio non vuole dare
risposte in anticipo.
Aspetta, aspetta, aspetta, come un mendicante, alla porta del nostro io.
Juliàn Carròn
(cit. in "Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione" 2017
pag. 83 ) |
@ |
il
fondamentalista che brandisce un Dio spietato ... Domanica 24
Settembre 2017
Vedere in un essere una creatura, prima che sia qualcosa d'altro,
è acquisire la certezza che questo essere esiste per volontà espressa
del Creatore.
Questa verità può essere penosa da ammettere, ma è inevitabile:
se il Creatore non amasse quell'imbecille, quell'imbecille non
esisterebbe.
Di conseguenza proclamare il Vangelo a un uomo in quanto creatura prima
di
proclamarglielo in quanto uomo, ci impone di dire sì alla sua presenza,
prima di predicargli qualcosa.
Prima di <<volergli fare del bene>> (che è sempre stato il motto di
tutti i poteri
- dalle madri tiranniche ai sistemi totalitari), si deve riconoscere che
è già un bene che esista:
per quanto stupido ci sembri, è una volontà dell'eterna sapienza;
per quanto brutto ci appaia, è una creazione della bellezza sussistente;
e per quanto cattivo, è innanzitutto l'opera della bontà onnipotente.
IL che non può non metterci in una situazione tragicomica:
l'ateo che nega la parola di Dio è lui stesso parola di Dio (in ciò che
è, non in ciò che dice);
e il fondamentalista che brandisce un Dio spietato è lui stesso
sollecitudine di un Dio tanto paziente
da sopportare un simile cagnetto rognoso.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Risurrezione" pag.143 ed.Ares €15) |
@ |
l'impegnarsi
sembra che non giovi più....Domenica 17 Settembre 2017
Rimane un segno significativo che l'impegno cristiano, nelle sue forme
più decise,
ha posto con costante ed ostinata predilezione dove non c'è più alcuna
speranza umana e mondana
o l'impegnarsi sembra che non giovi più.
Per esempio nella cura dei moribondi, dei vecchi, degli incurabili, dei
pazzi o dei deformi,
dove non c'è mai da aspettarsi un sorriso di ringraziamento.
Non vogliamo porre l'interrogativo se tale impegno sia sensato o
produttivo,
perché è stato intrapreso proprio in sfida all'insensatezza terrena
e con la coscienza che in esso appare veramente il senso cristiano della
speranza.
Il genio cristiano potrebbe e dovrebbe penetrare con la stessa sfida
pacata della libertà
in tutte le altre strutture della società umana,,
che hanno in sé tutto ciò che è mancanza di speranza del moribondo,
del malato, del pazzo e mettersi a curarle ed a trattare con esse con
una speranza che supera la morte,
anche se fa i conti con essa.
Si risponderà che questo è un atteggiamento e un programma per santi.
Può essere, ma la vita cristiana è stata sempre credibile
là dove è brillato almeno un bagliore della vera santità
Hans Urs von Balthasar
(cit. in "L'impegno del cristiano nel mondo" pag. 65 ed. Jaca Book 1978) |
@ |
Il perdono per
cosa è necessario? Domenica 10 Settembre 2017
Una certa esperienza della famiglia mi ha fatto comprendere che il
perdono
era meno necessario per riconciliarsi con dei nemici che per vivere con
le persone vicine.
Innanzitutto, la grande riconciliazione col grande nemico lusinga il
nostro ego.
La superbia che se ne ricava può spingerci a farlo, più che la
misericordia.
Mentre in una riconciliazione nella propria cerchia familiare, non c'è
nulla di cui vantarsi,
è misericordia senza apparato, cavalleria senza cavallo.
Essere eroi esige meno eroicità che essere marito o padre.
L'eroe è portato dalla grandezza nell'affrontare il gigante furioso;
il padre conosce l'umiliazione di essere disarmato davanti ai furori di
sua figlia.
E quando l'eroe riesce a fumare col gigante il calumet della pace, è in
prima pagina sul giornale;
ma quale notorietà potrebbe acquisire il padre dal fatto che sua figlia
gli parli finalmente in modo gentile durante la colazione?
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Risurrezione - Istruzioni per l'uso" pag.98 ed. ARES €15) |
@ |
C'è qualche cosa
di più grande che si possa dare ai nostri fratelli uomini?,
Domenica 3 Settembre 2017
C'è qualche cosa di più grande che si possa dare ai nostri fratelli
uomini
e al mondo intero di Cristo?
Non c'è nulla che possiamo dare ai nostri fratelli e al mondo più di
Cristo!
Ora, Cristo lo si dà attraverso una umanità nuova che si dimostra.
Cristo lo si comunica attraverso una umanità nuova che noi viviamo con
gli altri.
E' da un atteggiamento amico e umano che io ho verso di lui,
che un compagno di lavoro può essere disposto a capire
che in me c'è qualcosa di diverso.
Luigi Giussani
(cit. in "Una Strana Compagnia" pag.296 ed Bur-Rizzoli €14 ) |
@ |
Cosa vuol dire
che il matrimonio diventa sacramento? Domenica 27 Agosto 2017
Cosa vuol dire che il matrimonio diventa sacramento?
Vuol dire che i due che vanno in chiesa riconoscono che
si sono messi insieme perché c'era l'attrattiva che li ha messi insieme,
ma questo è stato il pretesto o lo spunto
per cui Dio ha fatto loro capire che dovevano fare tra di loro una
compagnia
fino alla fine della vita.
Perciò il compito di accompagnarsi fino alla fine della vita
è un compito davanti a Dio, per Dio,
ed è questo che rende stabile l'unione, non l'affettività iniziale.
Con questa ragione, anche l'affettività,
col tempo che passa, normalmente diventa più facile,
più profonda.
Luigi Giussani
(cit. in "Una strana compagnia" pag.183 ed. Bur-Rizzoli €14) |
@ |
il nostro scopo,
Domenica 20 Agosto 2017
Noi vogliamo conoscere e vivere la fede in Cristo,
affinché il mondo Lo conosca.
Questo è il nostro scopo.
Luigi Giussani
(cit. in "Una strana compagnia" pag.179 ed.Bur Rizzoli €14) |
@ |
... se il male esiste, Dio ne è la prima vittima, Domenica 13
Agosto 2017
I cristiani sanno che Dio non vuole il male.
E se il male esiste, Dio ne è la prima vittima.
(...)
Come può Dio essere toccato dal male?
Immaginate una madre con un figlio malato;
lei può soffrire per suo figlio a motivo del suo amore per lui e
identificandosi con lui.
Una madre in perfetta salute può vivere l'agonia del proprio figlio
più dolorosamente che il figlio stesso,
proprio a motivo di questa identificazione dell'amore con l'essere
amato.
Come si può pensare che l'Amore di Dio sia meno materno che l'amore di
una madre,
mentre tutto l'amore di tutte le madri,
ivi compreso quello della Beatissima Vergine Maria stessa,
non è che una goccia in questo oceano della tenerezza materna di Dio?
E' per questo che nessun essere umano può venire colpito
senza che lo sia anche Dio, in lui, prima di lui e per lui.
Robert Sarah
(cit. in "La Forza del Silenzio" pag.173 ed. Cantagalli €22 ) |
@ |
Per ascoltare, è
necessario fare silenzio, Domenica 6 Agosto 2017
Per ascoltare, è necessario fare silenzio.
Non sto parlando semplicemente di una forma di costrizione
per cui si fa silenzio fisico per non interrompere il discorso altrui,
bensì di un silenzio interiore,
cioè non soltanto diretto all'accoglienza della parola dell'altro,
ma anche di un cuore traboccante di amore umile,
ricco di capacità di attenzione,
di accoglienza fraterna,
di spogliamento volontario e forte della consapevolezza della nostra
povertà.
Il silenzio di ascolto è un'attenzione,
un dono di sé all'altro e un segno di eleganza morale.
Deve essere la manifestazione della coscienza della nostra umiltà
per accettare di ricevere l'altro come un dono che Dio ci fa.
Perché l'altro è sempre una ricchezza e un dono prezioso
che Dio ci offre per crescere in umiltà, in umanità e in nobiltà.
Penso che la relazione umana più difettosa
è proprio quella in cui manca il silenzio di attenzione.
Robert Sarah
(cit. in " La forza del silenzio" pag.96 ed. Cantagalli €22) |
@ |
L'amore cristiano,
Domenica 3 Luglio 2017
L'amore cristiano
non è in contraddizione con le sobrie e severe leggi della vita
quotidiana,
con la costrizione a stare assieme con ciò che non è amato,
chiuso e inutile,
non contrasta con i bui tramonti di dolore, demenza, crudeltà e morte.
Non rinnega la colpa, la propria e quella degli altri ,
e non nega il fardello che si accumula ogni ora,
e tutto ciò che è trascurato, inutile e sciupato.
Esso forse comprende benissimo che il mondo deve morire;
lo comprende benissimo da solo.
Ma una volta questa morte fu l'atto d'amore della vita eterna.
Questo "una volta" è bastato per "tutte la volte".
Confidando su questa "volta", il nostro amore può acquistare la fiducia
di non morire totalmente nella morte
-non omnis moriar - e persino di cooperare, in maniera abbastanza
incomprensibile,
alla trasformazione delle cose.
Il pungiglione della morte è stato eliminato,
perciò esso non colpisce più mortalmente.
In noi c'è qualcosa che sopravvive,
e questo deriva dalla forza dell'unione ipostatica.
Il nostro amore non basterebbe per la trasformazione se non fosse
infiammato da un interiore fuoco divino,
che non siamo noi, che divampa da quella profondità in cui
siamo di Dio e Dio è più intimo a noi di quanto noi lo siamo a noi
stessi
Hans Urs Von Balthasar
(cit. in "Escatologia nel nostro tempo" pag.71 ed Querniana €17) |
@ |
La morte è la
fine della vita?, Domenica 23 Luglio 2017
La morte è la fine della vita -
e da sempre solleva questioni che non trovano pace
e che si trascinano dietro altre domande:
in definitiva la vita è stata soltanto un episodio che vien dal nulla e
approda nuovamente al nulla?
oppure esiste una vita oltre la morte?
e se sì, in che modo la vita di un uomo,sempre frammentaria e segnata
dalla colpa,
può essere sanata e compiuta?
l'uomo sosterrà un giudizio e dovrà arrivare alla verità con se stesso e
con gli altri?
chi è il giudice e secondo quale misura l'uomo sarà valutato?
ci sarà un avvocato per i morti da giudicare?
come è conciliabile la speranza di una giustizia dopo la morte con la
speranza nella misericordia?
E infine: che cosa avrà Dio stesso dal compimento dell'uomo?
fallirebbe con il suo universale piano di salvezza,
se anche una sola delle sue creature rifiutasse la sua offerta di
riconciliazione?
Il luogo classico in cui sono trattate queste e simili domande
è l'escatologia - la dottrina delle realtà estreme, delle realtà ultime.
Jean-Heimer Tuck
(cit. in H. U. Von Balthasar "Escatologia nel nostro tempo" pag.97 ed.
Querniana €17) |
@ |
Le creature di
Dio sono perfette così come sono, Domenica 16 Luglio 2017
Non si può dire certamente che dall'eternità si guarderà indietro
al tempo come passato.
Come se ciò che abbiamo vissuto di più caro,
quello che abbiamo sperimentato di più prezioso ci fosse tolto,
sebbene sostituito da qualcosa di meglio.
Come se la vita eterna fosse una seconda esistenza che segue la prima.
No,
quello che adesso viviamo in modo incompiuto
-quello che adesso dissipiamo e da cui dobbiamo continuamente
prendere commiato- si svelerà nella sua eterna profondità.
Oppure dobbiamo aspettare forse rose più belle,
forse anche più grandi che fioriscono più a lungo
e hanno un profumo migliore?
No,
le creature di Dio sono perfette così come sono,
non c'è il loro doppio.
Solo che adesso non lo vediamo,
ma suo tempo lo vedremo.
Adesso tutto può deporre contro,
ma un giorno tutto deporrà a favore.
Hans Urs Von Balthsar
(cit. in "Escatologia Nel Nostro Tempo" pag.95 ed. Querniana €17) |
@ |
Si crede che i
bambini non sappiano nulla. Domenica 9 Luglio 2017
Si crede che i bambini non sappiano nulla.
E che i genitori e le persone grandi sappiano qualcosa.
Ora io ve lo dico, è il contrario.
(E' sempre il contrario.)
Sono i genitori, sono le persone grandi
che non sanno nulla.
E sono i bambini che sanno
Tutto.
Perché essi sanno l'innocenza prima.
Che è tutto.
Beato neanche, beato non solo quello
che fosse come un bambino, che restasse
come un bambino.
Ma propriamente beato colui che è (un)
bambino che resta un bambino.
Propriamente, precisamente il bambino
stesso che è stato.
Poiché giustamente è stato dato a ogni uomo
Di essere.
Poiché è dato a ogni uomo di essere stato
Un piccolo bambino latteo
Charles Peguy
(cit. da Pier Paolo Bellini in "il Foglio" del 1/7/17 pag.4) |
@ |
I figli non sono
nostri, Domenica 2 Luglio 2017
I figli non sono nostri,
assolutamente mai.,
non sono nati nemmeno per farci compagnia.
Hanno un destino loro, ed è buono.
Bisogna avere l'amore di lasciarli andare.
E' la paura nostra che andranno nel grande Nulla a farci tremare.
Ma non è così.
Non è per questo che sono nati: è così evidente.
Sono nati per la loro piena felicità.
Charlie, ma forse non ora,
un giorno andrà nella casa del Padre,
nelle braccia del Padre nostro che sei nei Cieli.
Ce lo porteranno i santi Angeli.
E sarà più felice che se fosse vissuto.
Andrà bene così, Charlie.
Maurizio Crippa
(cit. in "Il Foglio" 1/7/17 pag.1) |
@ |
Quando andiamo ad
incontrare un ladro, noi portiamo noi stessi a quell'incontro.
Domenica 25-06-2017
Quando andiamo ad incontrare un ladro, noi portiamo noi stessi a
quell'incontro.
Gesù non ha avuto problemi ad andare a casa di Zaccheo,
senza bisogno di spiegargli tutta la sua teologia o le regole morali.
E' andato perché la verità si incarnava nella sua persona.
Il problema è:
che persone incontra chi ci incontra?
Se quello che incontrano in noi è semplicemente un manuale di cose da
fare,
lo conoscono già e non sono capaci di metterlo in pratica.
Ma se si trovano davanti una persona che offre loro amore,
cominceranno a desiderare di andar dietro a quella persona
e di essere come lei, che è ciò che è accaduto con Gesù
Juliàn Carròn
(cit.in "Se non pensiamo che Francesco sia la cura è perché non capiamo
la malattia" in www.clonline.org) |
@ |
Tu potrai
scoprire se la realtà è positiva se la assecondi, Domenica 18
Giugno 2017
Io ti posso assicurare di si,
ma non ti serve granché, se tu
non lo scopri dall'interno della tua esperienza.
Che la realtà è positiva tu l'hai sentito,
ma non basta ripetere la frase giusta perché sia tua.
E qui di nuovo ritorna la questione della libertà.
[...]
Tu potrai scoprire se la realtà è positiva se la assecondi.
Juliàn Carròn
(cit. in " Appunti dalla Scuola di Comunità di Julian Carron 24 Maggio
2017" in www.clonline.org) |
@ |
La Madre è sempre
presente, Domenica 11 Giugno 2017
La Madre era là quando il Figlio moriva;
ma è sempre presente anche là dove c'è qualcuno che muore;
nel suo amore, non separa il Figlio dell'uomo dai suoi fratelli;
essa ha accompagnato il Figlio, accompagna dunque tutti i suoi fratelli,
accompagna per servire, per aiutare.
Ciò che ha ricevuto lo mette a disposizione.
La fecondità permanente del suo amore è percepibile là dove uno che
muore
ha paura di non incontrare più l'amore,
là dove, alla fine della sua vita, riconosce che ha amato troppo poco,
ha creduto troppo poco e troppo poco ha sperato.
Allora essa interviene con il suo amore affinché germogli un nuovo
amore,
una nuova speranza e una nuova fede..
E la forma di questo 'nuovo' è:<< Che avvenga secondo la tua parola>>,
perché ogni persona che muore non può più fare altro che lasciare fare,
senza porre domande e in un abbandono totale.
In questo modo si svela il senso della morte, mentre si svela il senso
della
vita della Madre e del Figlio, e l'accompagnamento nella morte diventa
un accompagnamento della vita al di là della morte nella vita eterna.
Adrienne von Speyr
(cit. in "Il mistero della morte" pag.103 ed. Centro Ambrosiano €12) |
@ |
I tempi sono
cattivi, Domenica 6 Giugno 2017
<<I tempi sono cattivi>> diceva san Paolo agli efesini, nella lettera
che scriveva loro:
tra allora e ora la differenza è minima, anzi,
forse ora la situazione è aggravata,
perché, come diceva giustamente una scrittrice inglese convertitasi al
cristianesimo,
<< gli uomini raramente apprendono ciò che credono già di sapere>>.
Tutti credono di sapere cos'è il cristianesimo, cos'è Cristo,
e perciò nessuno più lo impara, mentre - almeno - duemila anni fa
era una cosa nuova!
Luigi Giussani
(cit. in "Una strana Compagnia" pag.206 ed. Bur - Rizzoli €14) |
@ |
|
@ |
Non è la realtà
che è brutta, il problema è che vedi quel che vuoi vedere.
Domenica 21 Maggio 2017
Quante volte chiamiamo realtà ciò che vogliamo vedere?
Quante volte abbiamo fatto lo sforzo di puntare lo sguardo sulla verità
delle cose,
davvero curiosi di arrivare al cuore delle cose?
Se facessimo queste lavoro, che si chiama conversione,
la nostra vita vedrebbe cose che altrimenti non può vedere,
che il pregiudizio impedisce di vedere.
Non è la realtà che è brutta, il problema è che vedi quel che vuoi
vedere.
La realtà è quella, è sempre lì.
Puoi aprire la finestra, vedere che piove e maledire;
oppure esclamare con san Francesco; <<Laudato si', mi' Signore, per sor'
acqua>>.
La realtà è quella, piove. ma perché Francesco vede di più?
Perché la medesima realtà genera in lui una pace, una gratitudine e una
lode,
mentre in noi suscita rancore, risentimento, malumore?
E' un modo di guardare.
Bisogna avere il coraggio di lasciare che qualcosa, qualcuno, ci muti lo
sguardo,
ci aiuti a guardare.
Franco Nembrini
(cit. in "In Cammino con DANTE" pag.269
ed. Garzanti €169)
|
@ |
...anche se io
non lo vedo c'è un bene grande, Domenica 14 Maggio 2017
[..] occorre qualcuno <<che discernesse/ de la vera cittade almen la
torre >>:
qualcuno il cui compito è vedere la meta.
Uno che ti assicura sulla meta, che risponde alla grande domanda che è
il cuore dell'educazione;
"Assicurami che valeva la pena venire al mondo,
assicurami che anche se io non lo vedo c'è un bene grande,
c'è un bene per cui vale la pena fare questo sacrificio".
Perché ci vuole uno che discerne, che nella << selva oscura>> della
vita,
nelle nebbie dell'esistenza, veda la meta.
Non vedrà la città, non vedrà tutto;
ma << almen la torre>>, ciò che segnala quello a cui tutti siamo
destinati.
Franco Nembrini
(cit. in "In Cammino con DANTE" pag. 167
ed. Garzanti €16)
|
@ |
Ma un amore condizionato a
un "se" si chiama ricatto, Domenica 07 Maggio 2017
Quante volte è come se
dicessimo al figlio:
" Sono la tua mamma, certo che ti voglio bene;
ma quanto più bene ti vorrei se tu fossi così e cosà,
facessi questo e quest'altro, ti comportassi come dico io
e non come vuoi tu...." e così via.
Ma un amore condizionato a un "se" si chiama ricatto.
L'amore vero, quello di cui tutti abbiamo bisogno,
è l'amore di Dio come lo descrive a un certo punto san Paolo:
<< mentre eravamo ancora peccatori, Cristo morì per noi>> (Romani 5,8).
Un amore che ti sceglie senza condizioni, che non ti chiede prima di
cambiare.
Mia mamma e mio papà mi hanno voluto bene così:
io sapevo che avrebbero dato la vita per me in quel momento,
senza chiedermi prima di essere migliore, di cambiare, di prendere otto
a scuola,
di laurearmi...Senza condizioni: questo è l'amore.
Franco Nembrini
(cit. in " In Cammino con DANTE" pag.66
ed. Garzanti €16)
|
@ |
La ribellione
totalmente irrazionale dell'uomo, Domenica 30 Aprile 2017
[...] la figura di Capaneo è sempre rimasta per me l'immagine più
potente
della ribellione totalmente irrazionale dell'uomo.
Perché dico totalmente irrazionale?
Perché, se appena uso la ragione, qual è la prima evidenza che noto
a proposito della mia vita?
Che non mi faccio da me.
Non c'ero e adesso ci sono.
Non mi sono fatto da me, e non mi faccio da me ora:
che io continui a respirare, che il mio cuore continui a pulsare,
dipende da una forza che non faccio io.
La prima evidenza della vita è che io dipendo.
Anche un ateo leale con l'evidenza non può non riconoscerlo:
da Dio o dalla natura, comunque io dipendo.
Una vita davvero umana, una vita secondo la statura umana,
una vita secondo la grandezza della ragione umana,
non può non partire da questa evidenza:
l'evidenza di una originaria dipendenza.
Franco Nembrini
(cit. in "In Cammino con DANTE" pag.88 ed
Garzanti €16)
|
@ |
Veramente vale la
pena essere nati? Domenica 23-04-2017
[....] veramente vale la pena essere nati?
E' la domanda che ci assale quando la vita, pur con tutta la sua
bellezza,
con tutta la sua promessa, ci mette alle strette:
perché vale la pena essere nati?
[...] non sarebbe valsa la pena essere nati se non avessimo la speranza
di una vita compiuta , per sempre.
Come ci ricorda la lettera agli Ebrei, vivere sarebbe una condanna,
perché tutti vivremmo nella paura della morte,
[....].Invece noi possiamo riconoscere la positività ultima della
creazione,
della vita dell'uomo, della vita di ciascuno di noi,
alla luce della vittoria di Cristo,
perché lì trova risposta compiuta la grande domanda sul significato
della nostra vita..
[.....] Senza la risurrezione di Cristo, che cosa sarebbe la vita, quale
sarebbe il suo significato?
[....] Don Giussani non usa mezzi termini:
<<Senza la risurrezione di Cristo, c'è una sola alternativa: il niente>>
Juliàn Carròn
(cit. in "Esercizi della Fraternità di
Comunione e liberazione 2015)
|
@ |
La condizione
umana del cristiano è radicalmente cambiata. Domenica di
Pasqua, 16 aprile 2017
Grazie alla fede nella risurrezione di Cristo, la condizione umana del
cristiano è radicalmente cambiata.
Sa che deve morire, che la sua vita è un inesorabile cammino verso la
morte.
Ma possiede qualcosa che lo distingue dal non credente:
ha la certezza che il suo ingresso nella morte sarà, come è stato per
Cristo,
un ingresso nella risurrezione, nella vita senza necessità né
possibilità di morire.
Detto con le parole di sant'Agostino, il cristiano ormai ormai non
conosce solo due istanze,
nascere e morire, bensì tre; nascere , morire e risuscitare.
Apparentemente, la morte non è cambiata; e di fatto, per quelli che -
come dice san Paolo-
non hanno speranza, non è cambiata.
Per il cristiano, invece, mediante la morte e la risurrezione di Cristo
la morte ha perso la sua efferatezza
e si è trasformata in cammino verso Dio, verso la vita di Dio, insieme a
Cristo.
Per questo la vita del cristiano non sarà più un cammino penoso,
implacabilmente schiavo del timore della morte.
Ma tutto ciò a una condizione:
che la sua fede in Cristo morto e risorto sia sempre una realtà viva,
che tale fede sia
- nel senso più reale del termine - il suo pane quotidiano.
Mariano Herranz
(cit. in "San Paolo attraverso le sue
lettere" pag. 180 ed.Marietti 1820 €26)
|
@ |
il problema della
vita non è ... , Domenica 9 Aprile 2017
[...] il problema della vita non è accontentarsi, ma essere contenti.
Sono due cose diversissime.
Essere contenti è lo scopo della vita,
è sempre intrapreso e mai compiuto,
il desiderio di essere contenti è proprio quel che spinge Dante al
cammino della Commedia,
è quello che muove ciascuno nella vita a continuare a cercare.
Accontentarsi è invece l'inferno,
legarsi a particolari che non hanno consistenza,
offrire una dedizione incondizionata a realtà effimere.
Afferrarsi, come Farinata, a un particolare,
e di quello fare il proprio idolo,
affermandolo contro tutti e contro tutto.
Franco Nembrini
(cit. in "In cammino con DANTE" pag.86 ed
Garzanti €16)
|
@ |
Se l'inferno è il
luogo dell'assenza di Dio, Domenica 2 Aprile 2017
Se l'inferno è il luogo dell'assenza di Dio, è il luogo
dell'assenza della misericordia, dell'impossibilità
di cambiamento e di perdono.
[....]
Quando sei inferno per tua moglie, per i tuoi figli?
Quando li guardi e li crocifiggi al loro male, al loro difetto, al loro
limite.
L'inferno è proprio un modo con cui ci si tratta,
perché se io ti incontro e di te vedo solo il limite e ti identifico con
quel limite,
io ti tratto da inferno:
ti condanno senza appello, non c'è possibilità di redenzione, non c'è
salvezza.
Non può cambiare niente, nulla di nuovo può avvenire:
questo è l'inferno, quando niente può più cambiare perché il male ha
detto la parola definitiva.
Franco Nembrini
(cit. in "In cammino con DANTE" pag.15 ed.
Garzanti €16)
|
@ |
Incapaci di
colmare l'abisso della diversità, Domenica 26 Marzo 2017
Il dolore nasce dalla impossibilità di corrispondenza dell'assetto o
dell'atteggiamento
dell'altro con quello che noi abbiamo pensato o immaginato,
sia come progetto buono su di lui, sia come soddisfazione di una nostra
esigenza affettiva.
Il dolore nasce dall'accorgersi di essere incapaci di colmare l'abisso
della diversità.
Perché la diversità è veramente un abisso, che soltanto un nesso con
l'Infinito, con Dio,
può far superare (provate a pensare, mogli e mariti, alla diversità su
un particolare: anche questo è un abisso!)
(...)
La purezza che è nella gratuità è proprio salvata dal dolore,
inteso come percezione della non corrispondenza;
una non corrispondenza che è alla radice di qualsiasi rapporto,
perché soltanto nell'Eterno noi avremo la vera corrispondenza.
Luigi Giussani
(cit. in "IL miracolo dell'ospitalità"
pag. 15 ed. Piemme Religio)
|
@ |
Come fare per non
essere disincantati, Domenica 19 marzo 2017
Come fare per non essere disincantati
Qual è il metodo per far sì che ogni mattina ritroviamo il mondo
( e dunque anche la nostra sposa) con la gratitudine e la meraviglia
di chi esce improvvisamente da una paralisi totale, o anche da una
totale sordità, da un totale accecamento,
da un completa lesione dei centri gustativi, da una perdita
completa dell'odorato, eccetera?
Il metodo lo suggerisce Pietro, ed è infallibile.
Consiste nel sentirsi sempre indegni - il che è abbastanza facile
se si è onesti con sé stessi.
Chesterton vede in questo sentimento di indegnità la chiave d'oro,
e anche una delle chiavi di san Pietro:
<<Il solo modo di gioire anche solo di un'erbaccia è
di sentirsi indegni anche dell'erbaccia>>.
Fabrice Hadjadj
(cit. in "Risurrezione Istruzioni per
l'uso" pag.133 ed.Ares €15)
|
@ |
La facoltà di
essere liberi diventa un dramma o addirittura una tragedia,
Domenica 12/03/2017
Quando non possiamo realizzare quello che vogliamo,
la facoltà di essere liberi diventa un dramma o addirittura una
tragedia,
per cui, dobbiamo chiederci
perché vogliamo vogliamo quello che vogliamo.
L'infelicità è determinata certamente dal fatto
che non ci è concesso quello che vogliamo,
ma spesso e volentieri anche e soprattutto da un esercizio sbagliato
nei modi e negli scopi perseguiti.
Posso dire che sono libero quando faccio quello che voglio?
Si, ma il problema è coda voglio.
Sono più libero quando faccio di testa mia e me la rompo,
oppure quando obbedisco al dato di realtà,
o al consiglio di chi è più saggio di me?
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono? - tra psicologia
ed educazione" ed. La Fontana di Siloe pag.93 €10)
|
@ |
Quando sono
libero? Domenica 05 Marzo 2017
[...] quando sono libero?
La risposta immediata è che ci sentiamo liberi
quando riusciamo a realizzare ciò che vogliamo e, così, essere
protagonisti della vita.
ma la constatazione che non sempre riusciamo a realizzare ciò che
vogliamo,
significa che non siamo liberi?
Oppure può significare semplicemente che la nostra libertà è limitata?
La libertà è un mezzo per raggiungere la felicità,
un compimento di sé che non è ultimamente nelle nostre facoltà.
Noi possediamo gli organi per camminare, ma la meta cui arriviamo non ci
basta mai,
o se ci basta, ci basta per poco.
Poi l'insoddisfazione ci riprende e ci rimette in moto.[...]
Giancarlo Cesana
(cit. in "Ed io che sono?-Tra psicologia
ed educazione" ed.La Fontana di Siloe pag.93 €10)
|
@ |
Per un amico
fedele non c'è prezzo, Domenica 26 Febbraio 2017
Per un amico fedele non c'è prezzo
Dal libro del Siracide, Sir 6,5-17
Una bocca amabile moltiplica li amici,
una lingua affabile le buone relazioni.
Siano molti quelli che vivono in pace con te,
ma tuo consigliere uno su mille.
Se vuoi farti un amico, mettilo alla prova
e non fidarti subito di lui.
C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
C'è anche l'amico compagno di tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
[.....]
Tieniti lontano dai tuoi nemici
e guardati dai tuoi amici.
Un amico fedele è rifugio sicuro:
chi lo trova, trova un tesoro.
Per un amico fedele non c'è prezzo,
non c'è misura per il suo valore.
Un amico fedele è medicina che dà vita:
lo troveranno quelli che temono il Signore.
Chi teme il Signore sa scegliere gli amici:
come è lui, tali saranno i suoi amici.
|
@ |
E' la Chiesa che
ha abbandonato l'umanità, o l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?,
Domenica 12 Febbraio 2016
DOMANDA: La nostra generazione ha percepito la presenza pubblica della
Chiesa in Spagna
praticamente come legata solo alle battaglie sulla morale sessuale e
sul diritto a educare nelle scuole.
Perché si è ridotto in questo modo ciò che dovrebbe essere un annuncio
universale?
Che cosa occorre perché la Chiesa abbia una modalità di presenza
diversa?
RISPOSTA:
E' la domanda che si fece molti anni fa un poeta inglese, Thomas Stearns
Eliot;
<< E' la Chiesa che ha abbandonato l'umanità,
o l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?>>.
Perché la Chiesa abbia una presenza diversa occorre solo una cosa:
che noi cristiani sappiamo approfittare di questa circostanza - e questa
crisi è una opportunità -
per scoprire qual è la vera natura del cristianesimo.
Il cristianesimo è in primo luogo l'avvenimento di Dio che si fa uomo
e rimane presente nella storia attraverso la vita cambiata di coloro che
lo seguono
Juliàn Carròn
(cit. in "I PROBLEMI NON LI CREANO GLI
ALTRI , GLI ALTRI CI RENDONO COSCIENTI DEI PROBLEMI CHE ABBIAMO"
in www.clonline.org.)
|
@ |
Quando
uno si innamora, comincia a ..., Domenica 5 Febbraio 2017
Quando uno si innamora, comincia a fare spazio all'esistenza dell'altro,
perché lo percepisce decisivo;
quando uno si innamora, comincia a cambiare la sua concezione
individualista.
Comincia a tener presente l'altro nel modo di concepire il suo tempo, il
suo denaro, l'uso delle cose che possiede.
Ossia, l'etica è la conseguenza di un avvenimento che accade nella vita.
Nessuno dice:<< Mi sono innamorato e disgraziatamente adesso mi tocca
uscire con la ragazza di cui mi sono innamorato>>
Uscire con la ragazza di cui mi sono innamorato è la conseguenza etica
normale di un avvenimento.
Se non mi va di uscire con lei...forse non è vero che mi sono
innamorato!
Nessuna imposizione potrà avere la forza di convinzione del fatto di
innamorarsi.
Lo stesso accade con il cristianesimo.
Il cristianesimo è un avvenimento di questa portata.
Quelli che incontrarono Gesù si trovarono sorprendentemente a vivere la
vita quotidiano in un altro modo.
E' un modo nuovo di vivere le cose solite.
Juliàn Carròn
(cit. in" I problemi non li creano gli
altri, gli altri ci rendono coscienti dei problemi che abbiamo" in
www.clonline.org )
|
@ |
Perché ci
dovrebbe essere giustizia? , Domenica 29 Gennaio 2017
<<Vuoi dire che alcune persone si sono comportate male con te, suppongo.
E ciò che vuoi è giustizia>>
<<Forse.>>
Abenadar scosse il capo. <<Perché ci dovrebbe essere giustizia? >>
chiese.
Voglio dire.... Se non c'è un Dio, o non ci sono dei? Perché ci dovrebbe
essere giustizia?>>
<< Non c'è.>>
<<Tu lo dici. Ma pretendi che ci sia. Per quale diritto pretendi una
cosa del genere,
in un mondo che non è altro una somma di coincidenze?>>
<<Sei un filosofo, eh?>>
<<Tutti la vogliamo>> disse Abenadar pensieroso,
<<Tutti vogliamo la giustizia, e alcuni di noi pensano che giustizia
significhi l'accoglimento di tutti i nostri desideri, e
chi se ne frega di quelli degli altri.
Vogliamo giustizia, , eppure vediamo che l'ingiustizia viene perpetrata
ogni giorno.
La pretendiamo, a dispetto della realtà, malgrado i fatti. [....]
Louis De Wohl
(cit. in "La lancia di Longino" pag.151
ed.BUR € 13)
|
@ |
Secoli Bui,
Domenica 22 Gennaio 2017
Stupisce assai poco che molti storici contemporanei si siano irritati
per l'uso del termine <<Secoli Bui>>.
Come affermava l'illustre medievalista Warren Holliste (1930-97) nel suo
discorso da presidente
alla Pacific Historical Association, << a mio parere chiunque creda che
l'epoca che vide la costruzione della
cattedrale di Chartres e l'invenzione del parlamento e dell'università
fu <<buia>> non può che essere mentalmente ritardato o,
nella migliore delle ipotesi, profondamente, profondamente, ignorante>>.
Oppure potrebbe semplicemente essere un irriducibile anticattolico.
Rodney Stark
(cit. in:" False Testimonianze- Come
smascherare alcuni secoli di storia anticattolica" pag.123 ed.Lindau
€25)
|
@ |
Ritengo che non
siano uomini, ma bestie quanti pensano che ..., Domenica 15
Gennaio 2017
Ritengo che non siano uomini, ma bestie quanti pensano che l'ideale sia
vivere
senza dover consolare nessuno,
senza essere di peso o causa di dolore per alcuno;
senza trarre gioia alcuna dal bene degli altri,
né amareggiarli con i propri sbagli;
stando bene attenti a non amare nessuno,
e non curandosi di essere amati da qualcuno.
Alredo di Rievaulx
(cit. in "La promessa della nostra
amicizia" Vacanze estive della Fraternità san Carlo- pro manuscripto)
|
@ |
E' meglio
lasciare ciascuno nella sua opinione che dilungarsi a contestare.
Domenica 8 Gennaio 2017
Nella comunità c'è una sorella che ha il dono di dispiacermi in tutto;
i suoi modi, le sue parole, il suo carattere mi sembravano molto
sgradevoli;
tuttavia è una santa religiosa che credo sia molto gradita al Buon Dio.
Così, non volendo cedere all'antipatia naturale che provavo,
mi sono detta che la carità non doveva consistere nei sentimenti ma
nelle opere,
allora mi sono impegnata a fare per questa sorella quello che avrei
fatto per la persona che amo di più
[.....]
Non mi accontentavo di pregare molto per la sorella che mi causava tante
lotte interiori,
ma cercavo pure di renderle tutti i favori possibili
e quando avevo la tentazione di risponderle in modo scortese mi limitavo
a farle
il mio più amabile sorriso, cercando di sviare la conversazione,
perchè nell' Imitazione è detto:
è meglio lasciare ciascuno nella sua opinione che dilungarsi a
contestare.
Teresa di Lisieux
(cit. in "Storia di un' anima" pag.265 ed.
Paoline €9,50)
|
@ |
Sperare per tutti,
Domenica 1 Gennaio 2017
Dobbiamo sperare per tutti.
Non c'é nessuno che le Scritture affermino sia stato condannato
all'Inferno, che esiste, é una possibilità reale.
Ma neppure per Giuda sappiamo se é stata più forte la misericordia.
Hans Urs von Balthasar
( cit da Renato Farina in settimanale
Tempi in edicola)
|
|
|
|
Memorare 2016 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
Il compito del
cristiano, non è quello di rivoluzionare le strutture, ma di comunicare
l'annuncio, Domenica 25 Dicembre 2016
Tutta la nostra vita si esaurisce, come significato, nel rendergli
testimonianza, nel comunicare a tutti che Lui è venuto.
Il cristiano, infatti, non è migliore degli altri, è colui che ha
ricevuto il compito di comunicare agli altri l'annuncio, la gioia de
Natale.
Perciò, il compito del cristiano, come tale, non è quello di
rivoluzionare le strutture, ma di comunicare l'annuncio, - annuncio che
non si può, però,comunicare se non si è compagni dell'uomo.
Di qui l'impegno con tutto quanto riguarda l'uomo - quindi anche con le
strutture - che è però una conseguenza e un veicolo,
perché il valore all'impegno dell'uomo viene dal trascendente
(<<senza di me non potete fare niente>>)
Luigi Giussani
(cit. in "Dalla liturgia vissuta: una
testimonianza" pag.46 ed Jaca BOOK)
|
@ |
L'attesa
, Domenica 18 Dicembre 2016
L'attesa si nutre dell'intensità con cui si vive il presente.
Se si vive intensamente il presente,
si capisce ciò che manca e che cosa quindi bisogna attendere.
Giancarlo Cesana
(cit. in un ritiro di Avvento 2016)
|
@ |
Perché un ragazzo
può fare anche il contrario di quello che gli si dice?,
Domenica 11 Dicembre 2016
Perché un ragazzo può fare anche il contrario di quello che gli si dice?
Perché decisiva é la sua libertà , quella dimensione misteriosa per cui
lui è indipendente da noi.
In questo senso, i genitori si devono come consegnare nelle mani dei
figli;
gli insegnanti in quelle dei propri alunni.
Per quanto manipolabile, ogni persona é ultimamente libera e non
soggetta a nessuno; padre, madre, professore, o padrone.
Sana o pazza, povera o ricca, forte o debole, ogni persona possiede un
quid che la rende unica, irreprimibile e, per chi ci crede, simile a
Dio, é libera.
GIANCARLO Cesana
(CIT. In "Ed io che sono-Tra psicologia ed
educazione" pag.110 ed.La fontana di Siloe €10)
|
@ |
Dentro la
quotidianità ci vogliono le dimensioni dell'universo,
Domenica 4 Dicembre 2016
Dentro la quotidianità ci vogliono le dimensioni dell'universo,
così che quel che è banale dovere di tutti i giorni possa diventare il
contributo cosciente al destino di tutti.
Se una donna lava i piatti, come obbligo di un ruolo derivante dalla
divisione dei compiti con il marito,
alla lunga non regge.
Se li lava come gesto di amore nei confronti della famiglia,
perché cresca e i rapporti dentro e fuori diventino più veri,
la fatica non è tolta,
nemmeno l'occasionale arrabbiatura per la scarsa partecipazione dei
familiari,
ma affrontata con una coscienza che cambia anche chi è vicino
Giancarlo Cesana
(cit. in"Ed io che sono-Tra psicologia ed
educazione"pag.120 ed. La Fontana di Siloe €10)
|
@ |
La normalità,
Domenica 27 Novembre 2016
<<la cosa più grande è la normalità.
Perché è nella normalità il passo che ti avvicina al destino.
E se hai coscienza del destino, allora tutto diventa grande della
grandezza che il destino comunica.
"Nell'esperienza di un grande amore tutto ciò che accade diventa
avvenimento nel suo ambito",
e l'amore è l'affermazione dell'altro, non un sentimento che riduce,
che tenta di ridurre l'altro a sé.
Affermare l'altro è strapparsi da sé,
strappare quasi l'altro da sé per affermarlo [...]
Vale a dire, diventa avvenimento la normalità>>.
Luigi Giussani
(cit. da Monica Scholz-Zappa in "Giussani
e Guardini Una lettura originale" pag.115 ed Jaca Book €18)
|
@ |
Cos'è la verità?,
Domenica 20 Novembre 2016
La verità è verità, perché è la verità.
E' in sé e per sé indifferente ciò che la volontà le dice
o se essa possa dare inizio con la verità a qualche intrapresa.
Il volere non deve giustificare la verità, né essa ha bisogno di
giustificarsi dinanzi ad esso,
bensì quello deve riconoscersi del tutto incompetente di fronte a
questa.
Il volere non crea la verità, ma la trova;
[...]
Il volere deve fondamentalmente riconoscere il primato della conoscenza
sulla volontà,
del Lògos sull'Ethos.
Romano Guardini
(cit. da Monica Scholz-Zappa in "Giussani
e Guardini Una lettura originale" pag.121 ed. Jaca Book €18)
|
@ |
Dio non c'è o
manca?, Domenica 13 Novembre 2016
Quando io sento dire da un ateo,
uno di quelli che 'si confessano' tali in pubblico,
che Dio non c'è, mi viene alla mente:
non c'è, ma manca.
Martin Walser
(cit. in "Il Foglio" 13 novembre 2016 pag.
3)
|
@ |
La questione
della divinità di Cristo, Domenica 6 Novembre 2016
La questione della fede consiste essenzialmente nella questione della
divinità di Cristo:
l'angoscioso problema dei nostri giorni sta proprio in questo:
se l'uomo moderno può ancora ragionevolmente professare tale fede.
[...]
[Anche se] non sta qui tutta la questione.
Infatti il mistero del Cristo non consiste solo nel fatto che Egli è
Dio,
ma specialmente in questo: che Egli è "Uomo-Dio".
La grande realtà meravigliosa, incredibile,
non consiste che nel Volto di Cristo risplendeva la maestà di Dio;
ma che Iddio è divenuto vero uomo:
che Egli, Iddio, si manifestò sotto forma di un uomo.
Karl Adam
(cit. da Monica Scholz-Zappa in "Giussani
e Guardini-Una lettura originale" pag.146 ed Jaca Book €18 )
|
@ |
Ciò ch'io vedeva
mi sembrava un riso/dell'universo, Domenica 30 Ottobre 2016
<<Ciò ch'io vedeva mi sembrava un riso/dell'universo>>
(Dante, Paradiso, vv. 4-5)
E perchè, aprendosi alla realtà, i vostri occhi abbiano a vedere tutte
le cose come parte
di un grande riso dell'universo - l'universo ride, che vuol dire
positività foriera,
profezia di felicità, bellezza e ordine forieri di felicità -,
perchè questo accada, trattatevi bene tra voi, condividete il bisogno
dell'altro.
Questo è amare.
[...]
Se vi si rimprovera ingiustamente, perdonate, tacete.
Che grandezza saper tacere!
Nel silenzio che vi impone il tacere entra dentro tutta la luce delle
cose.
[.....]
Ciò che fa valer la pena di vivere è questo: che scopriate ciò che val
la pena di vivere.
Se una cosa passa,sciupandosi mentre la usate, non val la pena;
se una cosa sta e vi accompagna, allora vale la pena.
[.....]
Il cristianesimo è una grande ipotesi di lavoro rispetto a tutto:
l'erba del campo e le stelle del cielo, il padre e la madre, e il
nemico.
E' una grande ipotesi di lavoro ed è la più bella che ci sia: abbraccia
tutto e non c'è nessun'altra
ipotesi che gli si possa solo paragonare.
Luigi Giussani
(cit. in "Avvenimento di libertà" pag.139
ed. Marietti 1820 €13)
|
@ |
Dare la mia anima
- ma a chi? Chi è in grado di chiedermela?, Domenica 23
Ottobre 2016
Occorrerà arrivare alla frase: chi vuol serbare la sua anima, la
perderà; chi invece la dona, la salverà.
[...]
Dare la mia anima - ma a chi? Chi è in grado di chiedermela?
Di chiedermela in modo, che tuttavia non sia ancora io che la prenda in
mano?
Non semplicemente "Dio", poiché quando l'uomo vuole avere a che fare
soltanto con Dio,
allora dice 'Dio' e intende se stesso.
Deve perciò esserci una istanza oggettiva,
che possa trarre la mia risposta da ogni nascondiglio dell'affermazione
di sé .
Ma tale istanza è soltanto una e unica:
la Chiesa cattolica nella sua autorità e precisa determinazione.
La questione del conservare o dare la propria anima viene decisa
in ultima analisi non dinanzi a Dio, ma dinanzi alla Chiesa.
Romano Guardini
(cit. da Monica Scholz-Zappa in "Giussani
e Guardini- una lettura originale" pag.62 ed. Jaca Book €18)
|
@ |
Densità
dell'istante, Domenica 16 Ottobre 2016
Dio si è fatto uomo salvando tutto l'umano.
L'ipotesi di Cristo come risolutivo del problema umano impone di essere
verificata.
E per questo la serietà verso noi stessi impone di <<vivere intensamente
il reale>>
Di affrontare la <<densità dell'istante>>.
Il <<caso serio>>, come lo chiamava l'amico Balthasar, non è rinviabile
alla prossima vita.
Bisogna rispondere alla domanda di senso che arde nel cuore dei ragazzi
che si spalancano alle stelle e all'infelicità del mondo,
alla paura del futuro, agli occhi della compagna di scuola.
Cristo si è fatto uomo,non si è fatto fantasma, neppure angelo.
Come noi.
Dà il centuplo.
E noi diamolo a tutti, rendiamo il mondo più bello.
La conseguenza della scoperta è che nessuno più ti è estraneo.
Renato Farina
(cit. in "Don Gius" pag.81 ed. Piemme €15,50) |
@ |
Senza amore,
senza affezione, Domenica 9 Ottobre2016
Senza amore, senza affezione - Giussani preferisce questo termine più
discreto, più raccolto -
non si può reggere nessuna convivenza.
In realtà è impossibile vivere.
Come si impara l'amore?
L'amore si impara essendo amati, cioè preferiti.
[....]
Noi siamo stati preferiti sin dal primo istante.
Infatti siamo stati tratti dal nulla, con un nome.
E tutto questo si rivela subito nell'essere chiamati per nome dalla
madre.
Il metodo di Dio è quello della preferenza.
[.....]
Anche tra due innamorati, l'amore vero è l'esperienza di una preferenza
reciproca
che si proietta in una passione amorosa per tutto.
Renato Farina
(cit. in "Don Gius pag.26 ed. Piemme
€15,50)
|
@ |
Il cristianesimo
esiste per difendere l' "io", Domenica 2 Ottobre 2016
Il primo insegnamento [di don Giussani] è che il cristianesimo non
esiste per difendere se stesso ma
per difendere e aiutare a essere felici quei miliardi di "io" unici che
sono così sottovalutati, schiacciati, ridotti.
Anche quando il nostro tempo sembra proteso a far valere i "nuovi
diritti individuali",
in realtà dei singoli - di te e me - non gli importa nulla.
.I diritti individuali sono una mancia, una modesta tangente,
per di più in valuta falsa, per indurci a consegnare i nostri desideri a
quella specie di IO enorme, ciclopico, insensibile
che è la macchina sociale che alcuni si illudono di saper governare per
trarne vantaggio o realizzare il mondo perfetto,
e in realtà ne sono anch'essi vittime.
Renato Farina
(cit. in "Don Gius" pag.11 ed.Piemme €15,50)
|
@ |
La
scristianizzazione in Europa prosegue, Domenica 25 Settembre
2016
In effetti sì. Direi che la scristianizzazione [in Europa] prosegue.
[.....]
E' palese che i nostri principi non coincidono più con quelli della
cultura moderna,
che la struttura fondamentale cristiana non è più determinante-
Oggi prevale una cultura positivistica e agnostica che si mostra sempre
più intollerante verso il cristianesimo.
La società occidentale, quindi, in ogni caso in Europa, non sarà una
società cristiana e,
a maggior ragione, i credenti dovranno sforzarsi di continuare a
plasmare e sostenere
la coscienza dei valori e della vita.
Sarà importante una testimonianza di fede più decisa delle singole
comunità e Chiese locali.
Avranno una maggiore responsabilità.
Benedetto XVI
(cit. in: "Ultime conversazioni-a cura di
Peter Seewald pag.217 ed Garzanti €12,90)
|
@ |
Non siamo il
prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione, Donenica 18
Settembre 2016
Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell'evoluzione.
Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio.
Ciascuno di noi è voluto,
ciascuno è amato,
ciascuno è necessario.
Benedetto XVI
(cit. in:"Ultime Conversazioni- a cura di
Peter Seewald" pag. 179. ed. Garzanti € 12,90 )
|
@ |
Io sono meglio di
te, Domenica 11 Setembre 2016
Soltanto l'amore non dice ciò che tutti noi passiamo tutta la vita a
dire a tutti: <<Io sono meglio di te>>.
L'amore ha altri modi per essere rassicurato.
Ha un'autorità diversa, che non viene dall'alto ma dal basso.
Le nostre società, tutte le società umane, sono piramidali.
Al vertice ci sono le persone importanti:
ricchi, potenti, belli, intelligenti, quelli a cui tutti guardano.
In mezzo, la plebe, che è la maggioranza e che nessuno guarda.
E poi, in fondo, quelli che persino la plebe è contenta di guardare
dall'alto in basso:
gli schiavi, i minorati, le nullità.
Pietro è come tutti: gli piace essere amico delle persone importanti,
non delle nullità,
e ora Gesù si mette in modo molto concreto al posto di una nullità.
Così non va più bene.
Pietro rattrappisce i piedi in modo che Gesù non possa lavarli, e
dice:<<Neanche per sogno>>.
Gesù gli risponde con fermezza:
<< Se non ti laverò i piedi, non potrai aver parte con me, essere mio
discepolo>>,
e Pietro cede, esagerando come sempre:
<<D'accordo, >>dice <<ma allora non solo i piedi. Anche le mani, e po la
testa!>>.
Dopo aver lavato i piedi a tutti, Gesù si alza, si rimette la tunica e
torna a sedersi.
Dice:<<Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene , perché lo
sono.
Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi,
anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri.
Se lo farete sarete beati>>.
Emmanuel Carrère
(cit. in "Il Regno" pag. 424 ed. Gli
Adelphi €14)
|
@ |
La riconquista
dell'identità, Domenica 4 Settembre 2016
Ma l'emergenza dell'uomo, la riconquista dell'identità, è possibile
non per un ragionamento, per un' auto riflessione, bensì solo per un
incontro:
l'incontro con una realtà umana viva.
[...]
Ciò che caratterizza il fenomeno dell'incontro è una differenza
qualitativa,
una percepibile differenza di vita.
L'incontro è l'imbattersi in una differenza qualitativa,
in una diversità che attrae.
E attrae nella misura in cui passa attraverso il filtro del paragone e
del giudizio,
in quanto cioè corrisponde di più al cuore.
L'incontro suscita dunque la libertà.
Luigi Giussani
(cit. in "Un avvenimento di vita cioè una
storia" pag.227 ed. "Il Sabato")
|
@ |
Non compio il
bene che desidero, ma il male che odio, Domenica 28 Agosto
2016
Io sono d'accordo con Nietzsche quando paragona il cristianesimo al
buddhismo e loda il secondo perché è
<<più freddo, più obiettivo, più sincero>>,
ma mi sembra che al buddhismo, come allo stoicismo, manchi qualcosa di
essenziale e di tragico,
che è il cuore del cristianesimo e che quel pazzo furioso di Paolo aveva
capito meglio di tutti.
Stoici e buddhisti credono nel potere della ragione e ignorano o
minimizzano la profondità dei conflitti interiori.
Pensano che l'infelicità degli uomini coincida con l'ignoranza e che se
conosciamo la ricetta della vita felice, bé,
non resta che metterla in pratica.
Quando, in contrasto con ogni forma di saggezza, Paolo detta questa
frase folgorante:
<<Non compio il bene che desidero, ma il male che odio>>,
quando stende quel verbale che Freud e Dostoevskij non hanno mai smesso
di analizzare e che
non ha smesso di far digrignare i denti a tutti i nietzschiani da
operetta,
esce completamente dall'orizzonte del pensiero antico
Emmanuel Carrère
(cit. in "Il Regno" pag.322 ed. Gli Adelphi €14)
|
@ |
La verità e la
menzogna abbiano lo stesso sapore?, Domenica 21 Agosto
2016
In uno dei quaderni in cui vent'anni fa commentavo san Giovanni, ho
copiato un brano di Lanza del Vasto che denuncia
<< chi fa della verità un argomento di curiosità,
delle cose sacre un oggetto di piacere,
della pratica ascetica un'esperienza interessante;
chi sa dividere se stesso,
ricominciare daccapo,
vivere più vite in una sola;
chi ama sia il pro sia il contro,
trova che la verità e la menzogna abbiano lo stesso sapore,
chi a furia di mentire dimentica di mentire e inganna se stesso;
l'uomo d'oggi insomma,
che s'interessa superficialmente di tutto,
capovolge tutto,
cambia idea su tutto;
l'uomo a noi più vicino,
quello che conosciamo meglio.
Sarei forse io, Signore?>>
Le parole <<sarei forse io, Signore?>> sono quelle che mormorano i
discepoli quando Gesù dice che uno di loro lo tradirà.
Nell'abbozzare questo ritratto, Lanza del Vasto ha in mente Giuda, non
Luca.
Ma quando l'ho copiato,
mi sembrava avesse in mente me.
Emmanuel Carrère
(cit. in "Il Regno" pag.318 ed, Gli
Adelphi €14)
|
@ |
Ma insomma, alla
fin fine, lei è cristiano o no?. Domenica 14 Agosto 2016
Ho idea che quando questo libro uscirà qualcuno mi chiederà:
<<Ma insomma, alla fin fine, lei è cristiano o no?>>
[...]
Potrei giocare d'astuzia, dire che se ho sudato sette camicie su questo
libro è proprio per non dare una risposta.
Per lasciarla in sospeso, per rinviare tutti a quella domanda.
Sarebbe proprio una cosa da me.
Ma preferisco rispondere.
No.
No, non credo che Gesù sia risorto.
Non credo che un uomo sia tornato dal mondo dei morti.
Ma il fatto che lo si possa credere, e che io stesso l'abbia creduto, mi
intriga, mi affascina, mi turba, mi sconvolge - non so quale sia il
verbo più adatto.
Scrivo questo libro per non pensare, ora che non ci credo più, di
saperne più di quelli che ci credono e di me stesso quando ci credevo.
Scrivo questo libro per cercare di non essere troppo d'accordo con me
stesso.
Emmanuel Carrèr
(cit. in "Il Regno" pag.244 ed.Gli Adelph
€14)
|
@ |
Il cristianesimo
è un avvenimento - qualcosa di accaduto, che accade, Domenica
7 Agosto 2016
Il cristianesimo è un avvenimento - qualcosa di accaduto, che accade - :
questa è l'insostituibile categoria che ne definisce la natura. (...)
Non è una produzione dialettica, ma la notizia di qualcosa che c'è: un
avvenimento un fatto. L'annuncio di tale Fatto coincide con l'annuncio
di un cambiamento: un cambiamento dell'uomo, che all'uomo è impossibile,
tanto da chiamarsi <<miracolo>>. (...) Il cristianesimo è un avvenimento
(annuncio e miracolo) profondamente razionale, perchè permette
l'esperienza di un potenziamento dell'umano che ne costituisce la
verifica: l'uomo si sente più certo e limpido nella ragione della vita,
e più libero, cioè più capace e più pieno di energia nell'aderire
all'essere.
Luigi Giussani, (cit. in "Un avvenimento di vita cioè una storia"
pag.158 ed. Il Sabato)
|
@ |
Non ci fa paura
nulla. Nemmeno la crisi della Chiesa. Non ci fa paura nulla.
Domenica 31 Luglio 2016
Nemmeno la crisi della Chiesa.
Il cardinal Giacomo Biffi mi raccontava una sua scoperta che non mi ha
trovato - devo dirlo - impreparato.
E cioè che il cristianesimo non è una religione ma un evento:
incarnazione, morte e resurrezione di Gesù Cristo.
E Biffi diceva: un evento non può andare in crisi: c'è.
(...)
Kafka dice nel suo Diario:<< Anche se la salvezza non viene, voglio però
esserne degno ad ogni momento>>.
(...)
Siamo stati scelti solo per questo, per la missione.
Che questa salvezza, che è la persona di Cristo, possa essere
incontrata.
Luigi Giussani
(cit. in "Un avvenimento di vita cioè una
storia" pag.107 ed. Il Sabato)
|
@ |
I primi cristiani
non puntellarono l'impero ma fecero semplicemente un'altra cosa: fecero
il cristianesimo. Domenica 24 Luglio 2016
"In questo mondo dove tutto si dissolve e la solitudine domina la vita
dei singoli e della società
bisogna decidersi a non puntellare l'impero.
I primi cristiani non puntellarono l'impero ma fecero semplicemente
un'altra cosa:
fecero il cristianesimo.
Affermarono che Cristo era l'unica vera risposta sulla vita dell'uomo e
del mondo.
Ricostruiamo dunque le nostre comunità attorno a Gesù Cristo"
Luigi Negri
(cit. da Camillo Langone su "Il Foglio"
del 19/7/2018 pag.1) |
@ |
Essere una
<<presenza>>, Domenica 17/07/2016
Ciò che colpisce di un uomo è l'essere una <<presenza>> tra chi gli vive
accanto, nell'ambiente in cui opera.
Essere presenza significa avere un volto, essere una personalità,
rimandare a un Altro.
C'è una poesia di Rimbaud che mi fluttua dentro quasi quotidianamente.
In essa si parla di un individuo che non vive, ma si limita a lasciarsi
vivere.
Si alza al mattino senza sapere perché...rotola dentro tutte le
circostanze che la giornata gli offre senza lasciarsi interrogare,
senza tentare di farsene una ragione.
Ma in fondo lui chi è?
E' un uomo senza volto senza personalità.
La poesia si conclude in questo modo:
<<Così quelli che ho incontrato forse non mi hanno veduto>>.
Oggi spesso il cristianesimo è una non esperienza,
privo di quella carica indispensabile per diventare volto dai connotati
definiti e proposta credibile,
come se non riuscisse più a generare adulti nella fede.
Primo Soldi
(cit. in "Pier Giorgio Frassati - L'amico
degli ultimi" pag. 33 ed. Elledici €9,90)
|
@ |
Il giudizio e
l'emozione, Domenica 10 Luglio 2016
Il giudizio è una verità che si riconosce e si afferma;
l'emozione è una reazione del proprio temperamento - e momentanea, per
di più! - .
L' uomo è chi cammina in base al giudizio e non in base alla reazione,
perché in base alla reazione anche i topi si muovono.
Luigi Giussani
(cit. in"Si può (veramente?!) vivere
così?" pag. 568 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
"Dio ha fatto
l'uomo per l'essere e la felicità; è l'uomo che vuole la morte",
Domenica 3 Luglio 2016
"Dio ha fatto l'uomo per l'essere e la felicità; è l'uomo che vuole la
morte" (Sap 1,14-16)
Se Dio si nasconde dentro questa apparente
contraddizione, prima di dire: <E' assurdo, è un Dio assurdo>>,
bisogna che noi facciamo tutto lo sforzo per capire come, accettando la
condizione in cui mette, l'uomo diventi migliore:
io, se accetto questa condizione, divento migliore;
se non accetto questa condizione, perdo me stesso, smarrisco me stesso,
ingrettisco me stesso, rendo sterile me stesso
[...]
solo chi muore, vive;
solo chi dà la vita per l'altro - l'altro è l'<<implicitazione>> della
parola mistero,: il diverso, il non me, perciò l'oltre ragione -,
afferma se stesso.
Luigi Giussani
(cit.in "Si può (veramente?!) vivere
così?) pag.509 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
Il sacrificio è
necessario perché... , Domenica 26 Giugno 2016
Il sacrificio è necessario perché è un aspetto ineliminabile della
figura intera del mondo come la concepisce il Mistero che la fa.
Il sacrificio, dunque, è necessario perché
c'è,
e c'è perché il Mistero che fa il mondo, fa un disegno che implica la
croce e la partecipazione alla croce di ogni uomo.
Qui c' è un punto fermo davanti al quale
Pavese si ribellerebbe:
direbbe che il sacrificio per il sacrificio è una cosa bestiale,
disumana.
Ma come è possibile che Colui che ha fatto
il mondo facendone culmine l'uomo,
renda necessaria una cosa così disumana come il sacrificio, come la
morte?
[...]
"Dio ha fatto l'uomo per l'essere e la
felicità; è l'uomo che vuole la morte" (Sap.1,14-16)
Luigi Giussani
(cit.in "Si può (veramente?!) vivere
così?) pag.508 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
Bisogna essere
nella carne per capire Gesù, Domenica 19 Giugno 2016
Pensate, una madre per esprimere il suo amore al bambino dice:
<< Ma io ti mangerei!>>.
Che truculento paragone!
Eppure è il più bel paragone che una madre possa fare,
perché per esprimere un'attività di tutto l'io in termini materiali,
occorre un'immagine materiale, altrimenti non si capisce-
<< Pur vivendo nella carne, io vivo nella fede del Figlio di Dio>>:
bisogna essere nella carne per capire Gesù.
E' un'esperienza che ci fa capire Gesù.
Se Dio, il Mistero, è diventato di carne, nato dalle viscere di una
donna,
non si può capire niente di questo Mistero se non partendo da esperienze
materiali.
Se per farsi capire è diventato di carne, bisogna partire dalla carne.
Luigi Giussani
(cit. in " Si può (veramente?!) vivere
così? ) pag. 481 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
Come facciamo noi
a capire le misure di Dio? Domenica 1 Giugno 2016
Sembra impossibile rassegnarsi al Mistero
quando fa morire una figlia di cancro, quando fa morire un padre di
AIDS.
Sembra impossibile rassegnarsi, ma non rassegnarsi è evidentemente
contro la ragione.
Perché - lo pensavo per uno che si è suicidato - come facciamo noi a
capire le misure di Dio?
Questo è certo: se uno ha fatto dei gesti buoni, un solo gesto buono
varrebbe per redimere tutto.
Come potrebbe l'Essere infinito, come potrebbe Dio, come potrebbe lo
Spirito di Dio, Spirito di vita,
Dio che è carità, sopprimere uno che ha fatto un gesto veramente buono,
un gesto di carità?.
Non può.
Ma il modo di muoversi dell'essere è ancora più bello:
se questo gesto di carità lo fa chi ti è padre, madre, parente, amico, e
lo fa per te, lo offre a Dio per te perché ti salvi,
Dio salva.
Luigi Giussani
(cit. in "Si può (veramente ?!) vivere
così?" pag.455 ed Bur-Rizzoli)
|
@ |
Solo un amore che
non trova soddisfazione può durare. Domenica 5 Giugno 2016
Proust ha ragione quando afferma che solo un amore che non trova
soddisfazione può durare.
Due persone possono restare "innamorate" - un'espressione resa
praticamente inutile
da un rivoltante romanticismo - solo se il loro desiderio reciproco
converge
in un più grande desiderio di Dio - cioè, essi non trovano appagamento,
ma diventano entrambi
più desiderosi dell'amore soprannaturale, in unione con Dio.
Miio Dio, fatti carico di queste bolle e vesciche e pustole di
romanticismo malato [...]
Flannery O' Connor
(cit. in "Diario di preghiera" pag. 45 ed
Bompiani €11)
|
@ |
Solo Dio è ateo,
Domenica 29 Maggio 2016
Chi non conosce tutte le cose non può essere ateo.
Solo Dio è ateo.
Il diavolo è il più grande credente, e ha le sue ragioni.
Flannery O' Connor
(cit. in "Diario di preghiera" pag. 39 ed.
Bompiani €11)
|
@ |
L'uomo è niente,
Domenica 22 Maggio 2016
L'uomo è niente: tutti lo dicono,
ma anche se non lo dicessero, basterebbe guardarlo due giorni dopo la
morte;
se c'è la speranza, è da una misteriosa Presenza che viene.
Questa misteriosa Presenza può essere ipotizzata, può essere immaginata,
può essere supposta.
C'è un avvenimento nella storia in cui uno dice:
<< Io sono questa Presenza. Io sono >>.
Luigi Giussani
(cit. in " Si può (veramente?!) vivere così?" pag.301 ed. Bur-Rizzoli) |
@ |
Lo stile divino,
Domenica 15 Maggio 2016
<<Perché non ti sei opposto con potenza ai tuoi nemici che ti hanno
portato sulla croce?
[...]
Perché non hai con vigore inconfutabile dimostrato loro che tu sei il
Vivente, il Signore della vita e della morte?
Perché ti sei mostrato solo a un piccolo gruppo di discepoli della cui
testimonianza noi dobbiamo fidarci ?
[.....]
Perché [ti sei rivelato] solo ad Abramo - perché non ai potenti del
mondo?
Perché solo a Israele e non in modo indiscutibile a tutti i popoli della
terra? >>.
[....]
<< E' proprio del mistero di Dio agire in modo sommesso.
Solo pian piano Egli costruisce nella grande storia dell'umanità la sua
storia.
Diventa uomo ma in modo da poter essere ignorato dai contemporanei,
dalle forze autorevoli della storia.
Patisce e muore e, come Risorto, vuole arrivare all'umanità soltanto
attraverso la fede dei suoi ai quali si manifesta.
Di continuo Egli bussa sommessamente alle porte dei nostri cuori e, se
gli apriamo, lentamente ci rende capaci di "vedere">> e quindi di
capire.
[...]
<< Non è forse questo lo stile divino?
Non sopraffare con la potenza esteriore, ma dare libertà, donare e
suscitare amore>>.
Benedetto XVI
(cit. in "Ti ho amato di un amore eterno,
ho avuto pietà del tuo niente" Esercizi della Fraternità di Comunione e
Liberazione" in www.clonline.org)
|
@ |
Il Carisma,
Domenica 8 Maggio 2016
Carisma vuol dire grazia, dono, dono che l'infinito fa di sé, e indica
la modalità esistenziale di temperamento, di mentalità, di ambiente
per cui questo dono assume per te una certa fisionomia, un accento, uno
sguardo particolari.
(...)
Chi è stato raggiunto da un carisma, non può seguire Cristo abbandonando
il carisma:
sarebbe un tradimento.
Tutta la gente che mi ha detto:<<Il Movimento ha tutti questi difetti,
me ne vado>>,
tutti quelli che se ne sono andati, hanno perso tutto,
non hanno capito più niente, tant'è che a un certo punto tanti
ritornano.
(....)
Se Cristo ti ha fatto conoscere se stesso attraverso queste circostanze
rappresentate da queste facce,
è attraverso queste facce, queste circostanze che ti cambia,
che ti fa diventare grande il cuore, l'anima, la testa.
Luigi Giussani
( cit. in "Si può vivere così?" ed.
Bur-Rizzoli pag.333)
|
@ |
Modalità nuova di
rapporti tra la gente, Domenica 1 Maggio 2000
Elenchiamo gli aspetti di questa modalità
nuova di rapporti tra la gente (...)
Primo. L'affermazione dell'altro perché
c'è e come è:
non per un tornaconto nostro, per un calcolo nostro; o come lo vorremmo
noi.
Affermazione dell'altro come è, perché c'è: questa è la vera stima
dell'uomo.
Secondo. La condivisione dei bisogni.
E' attraverso il bisogno che l'uomo è spinto al suo destino,
attraverso il bisogno impara che gli manca qualche cosa (...)
Terzo. Perdono, capacità di perdono,
che vuol dire ridare spazio e libertà all'altro in se stessi.
Uno ti ha offeso: viene escluso dal giro.
Il perdono è farlo rientrare: gli ridai uno spazio e una libertà.
Quarto. Attaccamento all'altro,
affezione all'uomo;
sia come devozione (rispetto), sia come fedeltà (continuità del
rispetto)
Luigi Giussani
(cit. in "Si può vivere così?" pag. 293
ed. Bur-Rizzoli )
|
@ |
Non è facile accettare
il perdono, Domenica, 24 Aprile
2016
[...] non è facile accettare il perdono. E non è facile nemmeno
accettare la gratuità di un altro:
"Perché dovrei accettarlo? Io non ho deciso di esistere
e in più mi trovo addosso un'umanità ferita,
prima ancora che abbia fatto qualcosa di male.
E allora mi viene voglia di bestemmiarlo, questo Dio.
Mi offende vedermi così meschino davanti a questo Dio buono,
compassionevole.
Tienitelo il tuo perdono.
Tieniti la tua bontà, non mi interessa".
E invece no.
[....]
Ecco l'immensa scoperta: io che sono niente, posso dare gioia a Dio.
Posso farlo felice nell'accettare l'attimo, la carne e il sangue di ciò
che mi è dato.
Con la mia semplice obbedienza al piccolo posto che mi ha assegnato,
con la semplice offerta a Lui di ogni istante, [....] io posso fare
felice l'Infinito: io sono infinito.
E' questo che Nietzsche non ha visto, che l'uomo di oggi non vede,
e che siamo chiamati a testimoniare.
Paolo Prosperi
(cit. in "Passione Sponsale" meditazione
del Giovedì Santo - Casa di formazione della Fraternità san Carlo" in
www.sancarlo.org )
|
@ |
La vita dell'uomo
consiste ...., Domenica 17 Aprile 2016
Scrive san Tommaso d'Aquino: <<La vita dell'uomo consiste nell'affetto
che principalmente lo sostiene e nel quale trova la sua più grande
soddisfazione>>. Se tu ti aspetti la tua soddisfazione da una cosa che
domani può essere polvere, avrai polvere
Luigi Giussani, (cit. in "Si può vivere così? pag.78 ed. Bur-Rizzoli ) |
@ |
Conoscenza per
fede, Domenica 10-04-2016
Si chiama fede, conoscenza per fede, il riconoscimento della realtà
attraverso la testimonianza che porta uno,che sichiama testimone o teste
- uno: perciò si tratta di persona, è un problema che c'è soltanto a
livello di persone - ;è una conoscenza della realtà che avviene
attraverso la mediazione di una persona fidata, adeguatamente
affidabile. Io non vedo la cosa; vedo soltanto l'amico che mi dice
quella cosa, e quell'amico è una persona affidabile, perciò quello che
lui ha visto è come se l'avessi visto io. (...) Quindi la fede,
prima di tutto, non è soltanto applicabile a soggetti religiosi, ma è
una forma naturale di conoscenza, una forma naturale di conoscenza
indiretta: di conoscenza, però!
Luigi Giussani, (cit. in "Si può vivere così? - uno strano approccio
all'esistenza cristiana " pag.22 ed. BUR - Rizzoli )
|
@ |
Veramente vale la
pena essere nati? Domenica 3 Aprile 2016
[...] veramente vale la pena essere nati? E' la domanda che ci assale
quando la vita, pur con tutta la sua bellezza, con tutta la sua
promessa, ci mette alle strette: perché vale la pena essere nati? A
questa domanda, che l'uomo si pone sulla propria vita, si può trovare
una risposta piena di significato solo nella luce della notte di Pasqua.
Perché non sarebbe valsa la pena essere nati se non avessimo la speranza
di una vita compiuta, per sempre.(...) <<Nessun vantaggio per noi essere
nati, se lui non ci avesse redenti>>. Senza la risurrezione di Cristo,
che cosa sarebbe le vita, quale sarebbe il suo significato?
Juliàn Carròn, (cit. in "Esercizi della Fraternità 2015: Una presenza
nello sguardo"pag. 5)
|
@ |
Chissà perché si
deve morire, Domenica 27 Marzo 2016
Il mondo è pieno di male e di morte. L'uomo che prende coscienza del
mondo finito - che è una sponda finita: tutte le cose vanno alla morte -
, l'uomo che prende coscienza di questo e accetta questo come parte del
disegno di Dio, salva il mondo, dà la ragione, proclama la ragione per
cui il mondo c'è, per cui non è la morte, non è il limite, non è la
dissoluzione l'ultima parola. L'ultima parola è la risurrezione. L'uomo
è la coscienza del creato, no? La ragione è la coscienza della realtà
secondo la totalità dei suoi fattori; ma c'è un fattore che la ragione
non riesce ad afferrare: << Chissà perché si deve morire>>. Riconoscere
che c'è un motivo a questo, misterioso, completa la ragione e si chiama
fede.
Luigi Giussani
(cit. in "Una presenza che cambia" pag.114
ed. Bur - Rizzoli €9,50 )
|
@ |
Come possiamo
offrire qualcosa che sia più attraente di ciò che gli uomini
possono scegliere riducendo il loro desiderio, Domenica 20
Marczo 2016
Fin dall'inizio, per il fatto di averlo creato libero, [Dio] non ha
potuto evitare di permettere all'uomo di comportarsi come voleva.
Altrimenti ci avrebbe ammazzato tutti al primo errore. <<Dio ha avuto la
pazienza di dirci - continua Giussani - "fate da voi ">>. E cosa ha
fatto l'uomo? << La torre di Babele>>. Da quel momento ne abbiamo fatte
di tutti i colori. E noi? E' come se volessimo evitare all'uomo
l'esercizio della libertà. Ma non si può saltare il rischio della
libertà: non perchè adesso non vada di moda imporre qualcosa alle
persone, bensì perchè Dio ci ha fatti liberi. (...) La vera sfida che
abbiamo davanti è come possiamo offrire qualcosa che sia più attraente
di ciò che gli uomini possono scegliere riducendo il loro
desiderio.
Juliàn Carròn, (cit. in "Una presenza originale" in www.clonline.org )
|
@ |
Solo ciò che
agisce nel presente, <<è>>, Domenica 13 Marzo 2016
Solo ciò che agisce nel presente, <<è>>. Ciò che non agisce nel presente
<< non c' è >>. Noi non possiamo uscire dal presente: partiamo dal
presente, agiamo nel presente, finiamo nel presente. Il presente è la
grande caratteristica dell'Essere, tant'è vero che il suo verbo
principale è la parola <<è>>, che è la parola più piccola che ci sia e
più grande che ci sia. <<Sono con voi tutti i giorni fino alla fine del
mondo>>: Egli è presente.
Luigi Giussani, ( cit. in "Tutta la terra desidera il Tuo volto" pag.74
ed San Paolo €12,39)
|
@ |
<<Amore
solo per cause naturali>> vuol dire che si tratta di un idolo,
Domenica 6/03/2016
Nei "Detti dei Padri" c'è una frase tremenda: l'amore che un uomo porta
a un altro uomo per cause solo naturali si trasformerà in un'accanita
inimicizia, perchè deluderà; la delusione sta sempre in fondo a un
rapporto perché non mantiene la promessa. <<Amore solo per cause
naturali>> vuol dire che si tratta di un idolo, e l'idolo non mantiene
mai la sua promessa.
Luigi Giussani, (cit. in "Tutta la terra cerca il Tuo volto" pag.100 ed
San Paolo €12,39)
|
@ |
Un'incidenza
sulla Chiesa e sul mondo. Domenica 28 Febbraio 2016
Il nostro movimento non potrà avere un'incidenza sulla Chiesa e sul
mondo, se non raggiungerà il suo orizzonte ultimo, il suo compiersi
ultimo, vale a dire se non creerà una unità matura, un movimento di
adulti, una unità di gente matura, di gente adulta.
Allora sarà stato innegabilmente utile, altrimenti sarà stato solo
un'evocazione giovanile che lascerà tracce frammentate. E la stessa
sussistenza del nostro movimento dovrà appoggiarsi a questa unità tra la
gente matura, perchè il movimento non avrà operato educazione, se non
avrà generato della gente che la << comunione>> e la << liberazione>>
senta come dimensioni della propria personalità responsabile, se
comunione e liberazione non saranno le dimensioni della propria
famiglia, della propria professione, della propria presenza civile, del
proprio progetto totale. E questo è quello che la parola <<
confraternite>> vorrebbe significare.
Ma il tempo vedrà.
Luigi Giussani, (cit. in " Certi di alcune grandi cose (1979 - 1981)"
pag.331 ed Bur €11,80) |
@ |
L'annuncio di
tipo missionario si concentra sull'essenziale, sul necessario,
Domenica 21 Gennaio 2016
Gli insegnamenti, tanto dogmatici quanto morali, non sono tutti
equivalenti.
Una pastorale missionaria non è ossessionata dalla trasmissione
disarticolata di una moltitudine di dottrine da imporre con insistenza.
L'annuncio di tipo missionario si concentra sull'essenziale, sul
necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più,
ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus.
Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l'edificio
morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte,
di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo.
La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante.
E' da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali.
Papa Francesco
(cit. da Juliàn Carròn in "La bellezza disarmata" pag.40 ed.Rizzoli €18) |
@ |
Nell'esperienza
di un grande amore, tutte le cose diventano un avvenimento nel suo
ambito, Domenica 14 Febbraio 2016
<<Nell'esperienza di un grande amore, tutte le cose diventano un
avvenimento nel suo ambito>>. La grande cosa per cui tutto diventa un
avvenimento nel suo ambito (cioè è determinato da essa) è la fede.
La giustizia è la fede. <<Il mio giusto vive di fede>>.
Qual è la giustizia nel rapporto con tuo padre e tua madre? La
fede.
E qual è la giustizia nel rapporto con la tua donna? La fede.
E qual è la giustizia nel tuo modo di studiare? La fede
E qual è la giustizia nel tuo modo di lavorare? La fede.
E qual è la giustizia nel tuo modo di metterti in rapporto con tutte le
forme di solidarietà tra i lavoratori che si chiamano sindacato? La fede
E qual è la modalità con cui tu guardi la società, il modo d'affrontare
la società e la realtà? La fede.
La giustizia è la fede, e la fede è riconoscere quella Presenza: Cristo
è il contenuto della fede
Luigi Giussani, (cit. in "Certi di alcune grandi cose (1979 - 1981)"
pag.398 ed, BUR - Rizzoli €11,80)
|
@ |
La compagnia
autentica, Domenica 7 Febbraio 2016
La compagnia autentica è quella che nasce quando uno incontra un altro
che ha visto qualche cosa di giusto, di bello e di vero, e glielo
dice; e siccome anche lui desidera il giusto, il bello, e il vero, si
mette insieme. E chiunque incontra - tutta la gente - incomincia ad
interessarlo, per poter dire a tutti il giusto, il bello e il vero: così
la compagnia nasce e s'allarga.
Luigi Giussani, (cit. da Paolo Sottopietra in "La promessa della nostra
amicizia" pag. 51)
|
@ |
La vita è una
cosa seria, Domenica, 31/01/2015
La vita è una cosa seria: seria di fronte all'universo (perciò ha un
compito) e seria di fronte al destino (perciò ha un significato ultimo
da raggiungere); niente corrisponde al tuo cuore più di queste due cose.
Luigi Giussani , (cit. da Paolo Sottopietra in"La promessa della nostra
amicizia" pag.50 )
|
@ |
E' solo una vita
diversa e nuova che può rivoluzionare strutture, iniziative, rapporti,
Domenica 24 Gennaio 2015
[scrive don Giussani] << in una società come questa non si può creare
qualcosa di nuovo se non con la vita: non c'è struttura né
organizzazione o iniziative che tengano. E' solo una vita diversa e
nuova che può rivoluzionare strutture, iniziative, rapporti, insomma
tutto>>. [...] <<Ciò che manca, non è tanto la ripetizione verbale o
culturale dell'annuncio. L'uomo di oggi attende forse inconsapevolmente
l'esperienza dell'incontro con persone per le quali il fatto di Cristo è
realtà così presente che la loro vita è cambiata.
E' un impatto umano che può scuotere l'uomo di oggi: un avvenimento che
sia eco dell'avvenimento iniziale, quando Gesù alzò gli occhi e disse: "
Zaccheo, scendi subito, vengo a casa tua">>. Qui ci viene indicato il
metodo con cui il cristianesimo è accaduto e può riaccadere sempre. E
questo che importanza ha per tirare fuori l'uomo dalla riduzione del
desiderio dove poi soffoca, affinchè possa cominciare di nuovo a
respirare? [....] Solo Cristo come avvenimento presente nell'esperienza
delle persone è in grado di liberare l'uomo dalla riduzione del
desiderio e di fargli desiderare quella pienezza per cui è fatto.
Juliàn Carròn, (cit. in "Appunti della SdC del 20/01/2016 con Juliàn
Carròn" in www.clonline.org ) |
@ |
è
fatto per il bene anche l'errore, Domenica 17 Gennaio 2016
[...] il disegno che Dio persegue nella storia è sempre un disegno di
bontà, cioè di misericordia. [...] Saper trovare nel tempo che passa
l'effetto buono, il frutto buono che le circostanze danno, anche le
peggiori delle circostanze: questa è saggezza, è sapienza, è partecipare
alla sapienza con cui Dio governa il disegno del mondo per una
misericordia, per un frutto di misericordia. In questo senso la
misericordia non s'afferma come tale - come ultimo significato - perché
sorvola gli aspetti negativi, ma perché scopre la finalizzazione buona
anche degli aspetti negativi: cessano di esser negativi, diventando
funzione dell'aspetto positivo. [...] è fatto per il bene anche l'errore
;
Luigi Giussani, (cit. in "<<Tu>> (o dell'amicizia)" pag. 299 ed. Bur -
Rizzoli)
|
@ |
Il problema del
rapporto con l'altro è nell'io, Domenica 10 Gennaio 2016
Il problema del rapporto con l'altro è nell'io, vale a dire nella
percezione che ho di me e quindi dell'altro. Ma questo ci sembra
individualismo. No, no! Il problema è nella percezione di sé , e se uno
non ha chiaro questo allora scarica sull'altro (lui o lei) la
responsabilità di "risolvere" il proprio desiderio di compimento. Ma
l'altro non lo risolve, non può farlo: per questo tante volte il
rapporto diventa violenza. [....] L'esperienza ci dice che un io e un tu
destano l'uno nell'altro, reciprocamente, un desiderio di infinito
- di pienezza, di compimento - che è sproporzionato rispetto alla
capacità che hanno di rispondervi. Perciò, è soltanto l'orizzonte di un
amore più grande che impedisce che ognuno dei due si consumi in una
pretesa (ultimamente violenta) che l'altro o l'altra - strutturalmente
limitati - risponda a quel desiderio di infinito che pure ha destato.
Juliàn Carròn, (cit. in "Una presenza nello sguardo" pag.102 in:
www.clonline .org/libretti-degli esercizi-spirituali-della fraternità di
CL(dal 2005 a oggi)
|
@ |
Affezione,
Domenica 3 Gennaio 2016
Affezione è volere il bene, vedere una persona e volerne il bene; vedere
uno, una persona e volere il bene; e siccome so chi è il bene e chi è il
destino dell'uomo, cioè Cristo, voler bene vuol dire volere Cristo per
essa.
Luigi Giussani, (cit. in" <<Tu>> (o dell'amicizia)" pag.157 ed.
BUR-Rizzoli )
|
|
|
|
Memorare 2015 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
La nostra vita
non la compie quello che facciamo, ma la compie un rapporto con la Sua
presenza ora, Domenca 27 Dicembre 2015
Che cosa cercate nel lavoro [...]? Il compimento di voi stessi.
[...] il problema della vita comincia quando la vita va bene, quando tu
hai tutto quello che cerchi nel lavoro, eppure scopri che non basta. E
non basta per la ragione che ci ha detto Pavese: <<Ciò che un uomo cerca
nei piaceri è un infinito, e nessuno rinuncerebbe mai alla speranza di
conseguire questa infinità>>. Se noi non riconosciamo che ciò che compie
la vita è quel rapporto col Mistero di cui stiamo parlando, non possiamo
pensare che si introduca una qualche novità nel nostro rapporto con il
lavoro. Perché quello che si oscura in noi - per cui si oscura il
modo di vivere il lavoro - è la consapevolezza della natura del nostro
io: viene meno la coscienze della sproporzione sconfinata tra le cose
che ho davanti e l'ampiezza del mio desiderio, per cui, e neanche se le
cose vanno bene potrò essere soddisfatto. Questo non è un problema
etico, non si tratta di dire:<< Devo accontentarmi di un po' di meno>>,
anche perché non riusciamo ad accontentarci di un po' di meno. Potremo
"accontentarci" - cioè essere liberi - solo se abbiamo tutto, perché
qualunque altra cosa che non sia tutto - i soldi, il potere, la carriera
- è troppo poco Allora la questione è se incominciamo a capire che la
nostra vita non la compie quello che facciamo, ma la compie un rapporto
con la Sua presenza ora. [...] Il problema è la memoria, altrimenti
viviamo come tutti, proprio come tutti.
Juliàn Carròn, (cit in "Una presenza nello sguardo" pag.100 in www
clonline.org/libretti-degli-esercizi-spirituali-della fraternità di CL
(dal 2005 a oggi)
|
@ |
Nella
svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità
del presente, Domenica 20 Dicembre 2015
<<Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce
a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che
essere meschina e senza fiducia in se stessa... Nella svalutazione del
passato è implicita una giustificazione della nullità del presente>>.
(A. Gramsci, Quaderni, XXVIII) Ora, proprio dal passato giunge una
notizia: il Mistero, ciò che i popoli chiamano <<Dio>>, ha voluto
comunicarsi a tutti gli uomini come un uomo, dentro un pezzo di
tutta la realtà. Si chiama <<Natale>> l'iniziale attuarsi del metodo con
cui il Mistero si manifesta comunicandosi nella vita: l'incarnazione di
Gesù di Nazareth, come risposta all'attesa di ogni cuore umano in tutti
i tempi, che ha avuto la prima e più dignitosa intuizione nel
genio ebraico.
Luigi Giussani, (cit. in lettera a "Repubblica" 27 dicembre 1997)
|
@ |
Di fronte a un
rimprovero bisogna guardare il Tu, Domenica, 13 Dicembre 2015
[...] in tutte le osservazioni che ci fanno, se hanno una sfumatura
negativa (un invito a un cambiamento perché non è tutto giusto quello
che facciamo), noi, da una parte, restiamo ingolfati dall'aspetto di
rimprovero (il rimprovero ci pesa addosso, ci fa andare a letto male),
dall'altra parte, sul peso del rimprovero schizza fuori un fungo
velenoso che si chiama rammarico e astio contro chi ci ha fatto il
rimprovero. così perdiamo tempo e tutto. Invece, di fronte a un
rimprovero bisogna guardare il Tu e dirgli: <<Rimetti a me, rimetti a
noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci
indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Signore liberaci dal
male>>.
Luigi Giussani, (cit. in "L'attrattiva Gesù" pag.221 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
Il tempo e
l'esito non è nostro, Domenica 6 Dicembre 2015
[...] non dobbiamo mai aver paura, non dobbiamo mai scoraggiarci di
niente. Il tempo e l'esito non è nostro e la potenza di Dio è più grande
di tutta di tutta la nostra debolezza; siamo, in qualsiasi caso, anche
quando sbagliamo, sereni, lieti. Se uno, perché ha sbagliato, non è
lieto, sbaglia lì, perché si affidava a se stesso. Invece no, è a Gesù
che ci si affida. E il Signore, che è venuto per salvarti, lo sa Lui
come salvarti! Perciò anche se sbagli oggi, sbagli domani, dopodomani,
tu sei sicura che chi ti ha chiamato, <<chi ha iniziato in te
quest'opera buona la porterà fino alla fine>>. Ma i tempi non li misuri
tu.
Luigi Giussani , ( cit. in "L'attrattiva Gesù" pag.267 ed. Bur-Rizzoli )
|
@ |
Noi siamo
realmente fatti di un Altro, Domenica 29 Novembre 2015
Noi siamo realmente fatti di un Altro, di qualcosa d'altro; questo
qualcosa d'altro è un Infinito, è l'infinito Mistero, e di questo
infinito Mistero sappiamo qualche cosa attraverso le esigenze di
felicità, di bellezza, di ordine e di amore. In noi è esigenza quello
che in Lui è già atto, è già attuato. Lui è amore, felicità, giustizia,
bontà, bellezza: Lui è questo, il Mistero è questo. Noi non potremmo
neanche lontanamente saperlo, se non sentissimo in noi le esigenze di
questo. Infatti, essendo stati creati, siamo stati creati come esigenza
di questo.
Luigi Giussani, (cit. in "L'attrattiva Gesù" pag. 43 ed. BUR-Rizzoli )
|
@ |
Ecco, la morte è
questa cosa, ma vasta: una pacificazione di tutto, a tutti i livelli, di
tutte le cose, Domenica 22 Novembre 2015
Uno, sentendosi privare delle energie, capisce come è nato lui: non è nato
da sé, ha avuto fino ad allora un'energia che non si dava lui; si
accorge lì che non se la dava lui. E l'esito è quello di un bambino tra
le braccia di sua madre. perciò, è una pacificazione, che prima uno non
poteva neanche pensare: parlava di pace e serenità, ma non così
profonda, non così fisicamente sentita. E tre mesi fa pensavo:<< Ecco,
la morte è questa cosa, ma vasta: una pacificazione di tutto, a tutti i
livelli, di tutte le cose>>, perché sono le braccia della vera madre, di
una madre originaria che è Dio, che è l'Essere, che per questo è
Mistero, perché viene prima di tutto quello che noi possiamo
sperimentare. Peccato che queste cose si capiscano a settant'anni [...]
Luigi Giussani, (cit. in "Dal temperamento un metodo pag.134 ed.
Bur-Rizzoli )
|
@ |
La mente torna, Domenica
15 Novembre 2015
Io le faccio cantare [le canzoni d'amore] per spiegare che che già al
livello elementare del vivere noi abbiamo la percezione chiara e netta
che la presenza di un tu (minuscolo) non è qualcosa che rovina
l'autonomia dell'io, ma che lo rende più se stesso.. Questo lo sappiamo
al livello elementare dell'esperienza umana, ben prima che Dio diventi
un Tu incontrabile. Non faccio cantare La mente torna perché pensiate
immediatamente a Cristo. Faccio cantare La mente torna perché pensiate
innanzitutto a quel che cantiamo. Perché viviamo in una mentalità in cui
la persona è chiusa in se stessa, è concepita individualisticamente come
autonomia totale, senza legami. Invece occorre cominciare a vedere che
nell'esperienza comune tutti riconoscono che << non sono quando non ci
sei >> . E se questo succede già nell'esperienza comune,immagina quando
il problema del vivere comincia a crescere, quando l'urgenza diventa più
stringente.
Juliàn Carròn, (cit. in "Appunti dalla scuola di comunità di Juliàn
Carròn 21/10/2015 in www.clonline.org )
|
@ |
Le circostanze
sono la modalità attraverso cui il Mistero ti chiama a rispondere,
Domenica 8 Novembre 2015
[...] le circostanze capitano, sono la modalità attraverso cui il
Mistero ti chiama a rispondere. Brutte o belle che siano, le circostanze
ci chiamano. [...] la vita è la chiamata che il Mistero ci fa attraverso
le circostanze. [...] Non è che Dio ti dia certe circostanze e poi ti
chiami da un'altra parte ti chiama attraverso le circostanze che ti
mette davanti. E quali sono le circostanze più semplici, più chiare?
Quelle che sono inevitabili, perché non avendole scelte tu, puoi essere
sicura che ti sono date dal Mistero. Il Mistero non ti prepara prima per
un evento e poi te lo dà; permette la malattia, per esempio, e poi ti dà
tutto il tempo per capirne il significato. [....] E così uno può
scoprire, se accetta di riconoscere le circostanze come la chiamata di
un Altro, non una serie di fattori in fondo senza volto, bensì che
dietro la realtà (...) c'è il volto buono del Mistero che ti sta
chiamando.
Juliàn Carròn, (cit. in "Appunti dalla scuola di comunità con Juliàn
Carròn 21/10/2015 in www.clonline.org )
|
@ |
L'appartenenza
, Domenica 1 Novembre 2015
Ultima verità:<< Io sono nato>> è una verità di fede. Essa deriva dal
credere, non dal vedere. Non mi sono visto nascere, ho creduto a
qualcuno che me l'ha detto, in questo caso i miei genitori e non ho
alcun dubbio in merito. La verità della mia esistenza non viene
afferrata da una mia introspezione, ma è ricevuta dalla testimonianza di
altri. Nascendo, sono votato a una relazione fondamentale con persone
che non ho scelto. Ciò mi insegna ad aprirmi agli altri, al mondo,
all'avvenimento; [...] L'appartenenza non scelta mi dispone
all'incontro non programmato.
Fabrice Hadjadj , (cit. in "Ma che cos'è una famiglia" pag.152 ed . ARES
€16)
|
@ |
Da quel punto depende
il cielo e tutta la natura.
Domenica 25 Ottobre 2015
[....]
un punto vidi che raggiava lume
acuto si, che 'l viso ch'elli affoca
chiuder conviensi per lo forte acume;
[.....]
la donna mia, che mi vedea in cura
forte sospeso, disse:<<Da quel punto
depende il cielo e tutta la natura.
Mira quel cerchio che più li è congiunto;
e sappi che 'l suo muovere è sì tosto
per l'affocato amore ond'elli è punto
Dante Alighieri, Paradiso canto xxvii,
16-18, 40-45
|
@ |
La realtà è positiva,
Domenica 11 Ottobre 2015
La chiave di volta della nostra posizione può essere sintetizzata con la
frase: la realtà è positiva. [...] La realtà può essere percepita come
positiva perché è positiva. Non si tratta di "battezzare" la realtà a
partire da un preconcetto religioso, da una visione "pia", ma di
riconoscerla nella sua natura ultima. La realtà è ontologicamente
positiva. Perché? La realtà è positiva perché c'è. Tutto ciò che esiste
c'è perché il Mistero ha permesso che accadesse (tutto, infatti, ha
origine in un Quid misterioso,nulla si fa da sé ), provoca e mette in
moto la persona, rappresenta un invito al cambiamento, l'occasione di un
passo verso il proprio destino. Ogni circostanza è una strada e
strumento del nostro cammino: è segno. In quanto c'è, la realtà è
provocazione, e quindi occasione di risveglio dell'io dal suo torpore
Juliàn Carròn , (cit. in "La bellezza disarmata" pag.302 ed Rizzoli €18)
|
@ |
L'avere dato per
scontato l'avvenimento della fede e l'essersi spostati sull'etica
... , Domenica 4 Ottobre 2015
Non è forse, come dice Giussani, l'avere dato per scontato l'avvenimento
della fede e l'essersi spostati sull'etica la ragione per cui i
cristiani sono percepiti dagli altri come dei clown? Possiamo difendere
la dottrina giusta e gridarla davanti a tutti senza che l'altro si senta
minimamente colpito, senza che cambi minimamente il suo modo di
guardarci. Possiamo gridare tutte le nostre sacrosante ragioni, possiamo
richiamare valori etici pur giusti, senza riuscire a spostare gli altri
neanche di un millimetro: anzi, essi ci vedono come dei clown. Un
cristianesimo ridotto a insieme di valori o a leggi da rispettare sembra
loro una pagliacciata e noi cristiani dei clown, parte del circo. C'è
qualcosa che può scardinare questa situazione? C'è qualcosa in grado di
afferrarci e di afferrare gli altri fino nel midollo, a tal punto che
essi smettano di considerare il cristianesimo una pagliacciata? Si, c'è.
Juliàn Carròn , (cit. in "Ti ride negli occhi la stranezza di un cielo
che non è il tuo" pag.13 in www.clonline.org )
|
@ |
Il gioco della
libertà, Domenica 27 Settembre 2015
La libertà è un dono, è un tratto costitutivo dell'essere umano, ne è
quasi "il" tratto costitutivo: la "libertà di", la "libertà da", e la
"libertà per". Il nostro rapporto con il reale è a ogni livello
caratterizzato dalla libertà, implica strutturalmente il gioco della
libertà: ognuno di noi può scegliere di realizzarsi oppure di perdersi,
può dire di sì o di no a ciò che lo compie. E' questo il rischio che il
Mistero ha voluto correre creando l'uomo libero ed è questo che tante
volte ci procura vertigine e paura, fino allo scandalo. Basti pensare ai
genitori quando vedono un figlio usare male la libertà o agli adulti
impegnati nell'educazione dei giovani quando assistono a certi loro
momenti di sbandamento: è facile subire lo scandalo della libertà.
Juliàn Carròn, (cit. in "La bellezza disarmata" pag.41 ed. Rizzoli €18 )
|
@ |
Nell'ambito
religioso, la fede non produce effetti che là dove essa resta fede e non
calcolo, Domenica 20 Settembre 2015
<<Nell'ambito religioso, la fede non produce effetti che là dove essa
resta fede e non calcolo. La civiltà dell'Europa cristiana è stata
costruita da gente il cui scopo non era affatto quello di costruire una
"civiltà cristiana", ma di spingere al massimo le conseguenze della loro
fede in Cristo La dobbiamo a persone che credevano in Cristo, non a
persone che credevano nel cristianesimo. Queste persone erano dei
Cristiani, e non, come potremmo definirli, dei "cristianisti" >>
(Rèmi Brague)
[...]
Dal punto di vista della fede l'Occidente nell'ultimo mezzo secolo,
passa dai "cristiani anonimi" attratti dal marxismo ai "cristianisti"
affascinati dal capitalismo. Al di là dell'opposizione politica il trade
d'unions è il terreno etico. In termini giussaniani siamo di fronte a
una prevalenza accordata ai valori sull'Avvenimento [...]
Dal punto di vista di Giussani la questione decisiva è dove cade
l'accento: se su Cristo o sulle conseguenze morali. E questo non già
perché queste non siano importanti ma perché il movimento è sorto,
innanzitutto, per comunicare Cristo al mondo moderno, per introdurre
l'uomo moderno all'esperienza del Fatto cristiano. [...] Il passaggio
dall'ontologia all'etica qualifica la riduzione del cristianesimo nel
mondo moderno. La fede non indica più un'ontologia nuova che si comunica
ma un plesso di valori. Giussani delinea qui lo scambio tra ciò che è
essenziale nel cristianesimo e ciò che ne consegue, che sarà al centro
della Evangelii gaudium di papa Francesco Massimo Borghesi
(cit. in " Luigi Giussani Conoscenza amorosa ed esperienza del vero. Un
itinerario moderno" pag.191 edizionidipagina €16)
|
@ |
L'uomo moderno
, Domenica 13 Settembre 2015
L'uomo moderno non guadagnò questo mondo quando perse l'altro mondo, e
neppure la vita ne fu favorita. (...) E' perfettamente concepibile che
l'età moderna - cominciata con un così eccezionale e promettente
rigoglio di attività umana - termini nella più mortale e nella più
sterile passività che la storia abbia mai conosciuto
Hanna Arendt. (cit. in "La scelta di Abramo e le sfide del presente" in
www.clonline.org )
|
@ |
Ogni incontro
viene da Dio, Domenica 6 Settembre 2015
Ogni incontro viene da Dio, perché ogni incontro è l'istante in cui e
persone si trovano faccia a faccia, a volte per un brevissimo istante,
ma nello stesso tempo anche per sempre, poiché, quando ci si incontra
con il cuore, con fede, carità, con una speranza comune, nel segno della
comune croce, nella luce della comune vittoriosa resurrezione che verrà,
ormai non ci si può più separare, le distanze terrene non separano più
le persone.
metropolita Antonij, (cit. in mostra "Per me vivere è
Cristo - Metropolita Antonij " Meeting 2015)
|
@ |
Il punto di
partenza del cristiano è un Avvenimento. Domenica 30 Agosto
2015
Il punto di partenza del cristiano è un Avvenimento. Il punto di
partenza di tutto il resto del pensiero umano è una certa impressione e
valutazione delle cose, una certa posizione che uno assume <<prima>> di
affrontare le cose, soprattutto prima di giudicarle[...] La logica di un
discorso che parte da un preconcetto e vuole sostenerlo e imporlo si
chiama ideologia.
Se invece l'origine, il fondamento, il principio fondante di tutta
l'esperienza umana è un avvenimento - unica vera alternativa al
preconcetto, qualcosa che accade e in cui l'uomo si imbatte -, se il
criterio suggeritore del comportamento dell'uomo è un avvenimento, esso
si ricompone, si ripropone continuamente nella storia, nel tempo, giorno
per giorno, ora per ora: questo avvenimento si capisce perchè << sta
avvenendo qualcosa >> adesso. La memoria è il contrario dell'ideologia.
Luigi Giussani , (cit. in " L'uomo e il suo destino - In Cammino"
pag.109 ed.Marietti 1820 )
|
@ |
Il nome che
indica e definisce una realtà che ho incontrato nella mia vita,
Domenica 23 Aprile 2015
Cristo, questo è il nome che indica e definisce una realtà che ho
incontrato nella mia vita. Ho incontrato: ne ho sentito parlare prima da
piccolo, da ragazzo, ecc. Si può diventar grandi e questa parola è
risaputa, ma per tanta gente non è incontrato, non è realmente
sperimentato come presente; mentre Cristo si è imbattuto nella mia vita,
la mia vita si è imbattuta in Cristo, proprio perchè io imparassi a
capire come Egli sia il punto nevralgico di tutto, di tutta la mia vita.
E' la vita della mia vita, Cristo. In Lui si assomma tutto quello che io
vorrei, tutto quello che io cerco, tutto quello che io sacrifico, tutto
quello che in me si evolve per amore delle persone con cui mi ha messo.
[...] Cristo, vita della vita, certezza del desino buono e compagnia per
la vita quotidiana, compagnia familiare e trasformatrice in bene: questo
rappresenta l'efficacia di Lui nella mia vita.
Luigi Giussani, ( cit. in "L'uomo e il suo destino - In Cammino" pag. 57
ed. Marietti 1820) |
@ |
Gesù di Nazareth
è Gesù detto il Cristo , Domenica 16 Agosto2015
Il Mistero, sorgente e destino di tutta la realtà creata, ha voluto che
ci fosse un uomo nato da una donna, che ha fatto la carriera
dell'umano come ogni uomo, l'uomo Gesù di Nazareth, e volendo
comunicarsi agli uomini attraverso questo uomo, lo ha fatto suo fin dal
primo istante del concepimento, assumendo misteriosamente il suo io nel
Verbo, nella seconda persona della Santissima Trinità, rendendolo perciò
direttamente partecipe alla natura di Dio: supremo mistero nella storia
dell'uomo e del cosmo. Per questo Gesù di Nazareth è Gesù detto il
Cristo.
Luigi Giussani , (cit. in "L'uomo e il suo destino - In cammino" pag.53
ed.Marietti )
|
@ |
Partite sempre
dalla ragione! , Domenica 9 Agosto2015
Partite sempre dalla ragione! La ragione è il faro che illumina tutto.
Non tutto,ma vi illumina il confine a cui arrivate. E, illuminandovi il
confine a cui arrivate, capite che questo non è l'ultimo muro di cinta.
c'è qualcosa d'altro. Avere la semplicità e il coraggio di affermare
questo qualcosa d'altro ti rende ragionevole, perchè affermi tutti i
fattori.
Luigi Giussani, (cit. in "Affezione e dimora" pag.360 ed Bur-Rizzoli ) |
@ |
Riconoscere Dio
non è un problema nè di scienza, nè di sensibilità estetica e neanche di
filosofia come tale. E' un problema anche di libertà.
Domenica 2 Agosto
Se io fossi portato al mio destino senza libertà, io non potrei essere
felice, non sarebbe una felicità mia, non sarebbe il destino mio. E'
attraverso la mia libertà che il destino, il fine, lo scopo, l'oggetto
ultimo può diventare risposta a me. Non sarebbe umano un compimento
dell'uomo, non sarebbe compimento dell'essere umano, se non fosse
libero. Ora, se il raggiungimento del destino, del compimento deve
essere libero, la libertà deve "giocare" anche alla scoperta di esso.
Anche la scoperta del destino, del significato ultimo, se fosse
automatica, non sarebbe più mia. Il destino è qualcosa di fronte al
quale l'uomo è responsabile; il modo che l'uomo ha di raggiungere il suo
destino è responsabilità sua, è frutto della libertà. La libertà ha a
che fare non solo nell'andare a Dio come coerenza di vita, ma già nella
scoperta di Dio. [...] Vi sono tanti filosofi che sono arrivati a Dio
attraverso la loro riflessione; e tanti filosofi che attraverso la
riflessione hanno escluso Dio. Allora vuol dire che riconoscere Dio non
è un problema nè di scienza, nè di sensibilità estetica e neanche di
filosofia come tale. E' un problema anche di libertà. Lo riconosceva uno
dei più noti neo-marxisti, Althuser, quando diceva che tra esistenza di
Dio e marxismo il problema non è di ragione, ma di opzione. Certo c'è
una opzione che è secondo natura, ed essa evidenzia la ragione,, ed
un'opzione che è contro natura, ed essa oscura la ragione. Però, alla
fin fine, l'opzione è decisiva.
Luigi Giussani, (cit. da Massimo Borghesi in "Luigi Giussani Conoscenza
amorosa ed esperienza del vero. Un itinerario moderno" pag.72 edizioni
di pagina €16) |
@ |
Solo il testimone
di una vita cambiata può suscitare di nuovo la curiosità per il
cristianesimo, Domenica, 26 Luglio 2015
Come possiamo vedere, la risposta alla situazione di difficoltà in cui
ci troviamo è che si incontri una presenza diversa. Non occorre spiegare
troppo le cose. Allora, come oggi, solo il testimone di una vita
cambiata può suscitare di nuovo la curiosità per il cristianesimo:
vedere realizzata quella pienezza che uno desidera raggiungere, ma non
sa come. Ci vogliono uomini nuovi che creino luoghi di vita dove
ciascuno possa essere invitato a fare la verifica che fecero i primi due
sulla riva del Giordano:<< Vieni e vedi >>.
Juliàn Carròn, (cit. in "Una presenza nello sguardo" pag. 48 in Esercizi
della Fraternità di Comunione e Liberazione in www.clonline.org ) |
@ |
La libertà è
l'unica cosa che appare alla ragione come fuori da Dio. Ma la libertà
cos'è? Domenica, 19 Luglio 2015
[....] come fa il Mistero a creare qualche cosa che non si identifichi
con Se stesso? Questo è il vero mistero! Tutto è, quindi, comprensibile,
salvo una cosa che resta ancora fuori, che per la ragione è fuori di
Dio: la libertà. La libertà è l'unica cosa che appare alla ragione
come fuori da Dio. All'Essere come tale non si può aggiungere né
togliere niente:
la libertà però sembra sottrarre qualcosa al mistero dell'Essere, a Dio.
Ma la libertà cos'è? [...] La libertà è la soddisfazione di un
desiderio. Il fenomeno che mi fa dire:<< sono libero>> è la
soddisfazione. Il fenomeno che definisce la libertà è, dunque, la
soddisfazione totale di me, la risposta alla mia sete. La libertà è
esigenza di soddisfazione totale. [...] Se l'Essere, Dio, è tutto, la
libertà è riconoscere che Dio è tutto. Il Mistero ha voluto essere
riconosciuto dalla nostra libertà, ha voluto generare il proprio
riconoscimento.
Luigi Giussani, (cit. in "L'uomo e il suo destino - in cammino" pag.19
ed.Marietti 1820 ) |
@ |
Nostalgia: dal greco
nostos "ritorno", e algos "dolore"
, Domenica 12 Luglio 2015
[...] Ripensare al dolore, al dolore della stanchezza di vivere, che è
così frequente, significa ripensare alla fragilità che fa parte della
condizione umana; ma il dolore ci richiama anche alla esigenza di
riflettere sul senso del vivere e del morire, sul tempo che si intreccia
al dolore: come ci dicono le parole di Simone Weil: "Il dolore ci
inchioda al tempo, ma l'accettazione del dolore ci trasporta al termine
del tempo, nell'eternità"
Eugenio Borgna, (cit. in "Il tempo della vita" pag.13 ed Feltrinelli
€18) |
@ |
Entrare in
rapporto con persone con le quali si è vicini, Domenica 5
Luglio 2015
La cosa più dura e allo stesso tempo più bella in carcere è che si è
costretti a entrare in rapporto con persone con le quali si è vicini
solo perché sono anch'esse sottoposte alle stesse condizioni. Così uno
capisce che il prossimo è prossimo, ossia una persona del medesimo
genere umano. E quando inizi ad ad accogliere l'uomo creato da Dio,
senti crescere in te una responsabilità particolare verso l'altro fino
ad arrivare a quella carità evangelica che ama il prossimo come se
stesso. E dato che tutti hanno il proprio fardello, i pesi della propria
umanità, delle proprie famiglie e delle vicende personali, oltre alle
relative croci, è qui che cresce quella comunità cristiana auspicata da
san Paolo che sa portare i pesi gli uni degli altri.
Ruzena Vackova
(cit. in"Vive come l'erba.. Storie di donne nel totalitarismo" pag.137
ed. La casa di Matriona €12)
|
@ |
In fondo,
noi sogniamo un rapporto con la realtà, con l'evidenza, che non implichi
la libertà, Domenica 28 Giugno 2015
Gli apostoli Lo avevano davanti in carne e ossa. Non è che mancasse
qualcosa alla testimonianza di Cristo. Eppure decadevano. [..] Noi non
decadiamo per colpa degli altri, ma perchè siamo dei poveracci. [...]
Che noi decadiamo è normale, amici. Ma davanti al nostro decadere
guardiamoci con un istante di tenerezza! [....] << Senza di me non
potete far nulla>>. Ci ha detto Gesù. Non basta neanche il più imponente
testimone, perchè c'è di mezzo la libertà. In fondo, noi sogniamo un
rapporto con la realtà, con l'evidenza, che non implichi la libertà. Ma
questo è impossibile. Siamo liberi e perciò possiamo decadere in ogni
istante.
Juliàn Carròn, (cit. in "una presenza nello sguardo" Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione pag.92 in www.clonline.org ) |
@ |
Un altro mondo
dentro il mondo della gente che va per strada, Domenica 21
Giugno 2015
Io vorrei parlarvi di come noi siamo un altro mondo dentro il mondo
della gente che va per strada o che scrive sui giornali che leggiamo,
che fa la televisione, che parla alla televisione che vediamo, che parla
nelle scuole, che fa la direttrice delle scuole in cui siamo: una
differenza infinita. Ma noi non abbiamo coscienza di questo. Dobbiamo
prendere coscienza della diversità tra noi e il mondo. [...] Quel pezzo
di Filippesi,[Fil 2, 12b-15] se fosse letto adesso in una pubblica
assemblea non sarebbe tollerabile. [...] Per cui è impossibile che noi
siamo veramente liberi dalla persecuzione. Come è stato impossibile che
Cristo non fosse perseguitato, così è impossibile che noi non siamo
perseguitati. Quando non siamo perseguitati è perchè siamo del mondo,
come il mondo. Perseguitati non vuol mica dire rotta la testa, eh! Si
arriva anche a quello ( nel Corano, per esempio, ci sono alcune sure in
cui addirittura si incita con promessa di premio eterno,
all'uccisione del miscredente).
Luigi Giussani, (cit. in "Affezione e Dimora" pag.112 ed. Bur-Rizzoli ) |
@ |
L'uomo è
tormentato dal desiderio di felicità e della verità, Domenica
14 Giugno 2015
Non bisogna dare per scontato il desiderio di felicità perchè a parlarne
è Leopardi. Non è anzitutto Leopardi, il poeta, a dire che l'uomo è
tormentato dal desiderio di felicità e della verità: è la nostra
stessa vita che lo grida! E perciò possiamo leggere Leopardi ( o altri)
e ritrovarci in lui, sentirci espressi da lui più compiutamente di come
saremmo in grado di fare noi. Nello stesso senso, non siamo noi qui,
ora, per partito preso, a dire che l'uomo è ineludibile esigenza di un
significato: lo dice drammaticamente la vita appesantita e sofferente,
il malessere profondo di tanti giovani oggi. Perchè << del nulla non si
vive. Nessuno può stare in piedi, avere un rapporto costruttivo con la
realtà. senza qualcosa per cui valga la pena vivere, senza una ipotesi
di significato>>.
Juliàn Carròn , (cit. in "Una presenza nello sguardo" pag.25. in
www.clonline.org )
|
@ |
Strano
oscuramento del pensiero, Domenica 7 giugno 2015
Per uno << strano oscuramento del pensiero>>, in noi e intorno a noi
sono crollate tante evidenze: tra queste è crollata perfino
l'evidenza dell'io, anche in noi , che non siamo impermeabili alle
sollecitazioni che riceviamo. E il senso dell'io che ciascuno di noi ha
è il criterio necessario per rapportarsi a tutto[...] Senza io, non c'è
tu, ma solo aridità nei rapporti. Chi sono io? Che cosa veramente
desidero? Oggi proprio questi è diventato oscuro. Ciascuno avverte in sè
una spinta, un anelito, una voglia di essere, di realizzarsi, di
affermarsi. Ma di che cosa è fatta questa spinta, verso dove si dirige,
che cosa la può soddisfare veramente? Niente è meno evidente di questo.
Si sa quello che gli altri vogliono da noi - come "bisogna" essere, cosa
"bisogna" pensare - ,ma non si sa quello che si è, non ci è più
evidente. Il contenuto della parola <<io>> è spesso solo una convenzione
sociale.
Juliàn Carròn, (cit. in "Una presenza nello sguardo" pag.23 in
www.clonline.org )
|
@ |
Che la fatica
abbia un significato positivo, Domenica 31 Maggio 2015
Che un dolore, un sacrificio, che la fatica abbia un significato
positivo - cioè, che il <<val la pena>> rimanga dopo il sacrificio,
emerga con chiarezza dopo il sacrificio - è una scelta, è una
scelta amorosa, cioè è una scelta positiva del significato del vivere.
Perché la scelta positiva è la scelta amorosa? Perché afferma il valore
di un presente. Affermare il valore di un presente mentre il
presente si palesa come chiodi nelle mani, affermare il valore di un
presente quando il presente si palesa come morte: più prova di così? E'
una bella prova!
Luigi Giussani, (cit. in "Affezione e dimora" pag. 165 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
Presto o tardi si
vedrà il positivo che c'è dentro, Domenica 24 maggio 2015
Tutta la gente che vedeva Cristo morire in croce diceva:<<Ma guarda come
è andato a finire>> (i migliori, eh!). <<Ma guarda come è andato a
finire>>. Solo sua madre sapeva che non poteva andare a finir così. Non
sapeva come, ma sapeva che non poteva andare a finir così.Perciò sua
madre abbracciava quel momento, che non era mica un momento di conforto
facile: era il sacrificio di sè con la morte del figlio! Ma negare che
quel momento avesse avuto un senso [...] sarebbe sembrato il commento
più giusto. Invece non era vero! Questa è una osservazione che non vale
solo per Cristo in croce, ma è generale, perchè tutto dipende dal
mistero dell'essere e il mistero dell'essere è positività, è Padre, è
Essere. Se è Essere, non può essere negativo, perciò presto o tardi si
vedrà il positivo che c'è dentro.
Luigi Giussani, (cit. in: "Affezione e dimora" pag.180 ed. Bur Rizzoli)
|
@ |
E' se cambia,
Domenica 17 Maggio 2015
<<E' se cambia>>. Vale a dire: l'affermazione dell'Essere - del mistero
di Dio di cui siamo fatti - è, se cambia qualcosa in noi. La
resurrezione è il cambiamento. Per testimoniare al mondo, per vivere la
missione, bisogna far vedere che si è cambiati, non c'è un altro mezzo.
Anche i miracoli sono degli estremi a cui Dio giunge per dire: << Beh,
vedete che sono capace di fare anche queste cose! Ma non è necessario,
tant'è vero che non ne faccio sempre; anzi, normalmente non ne faccio.
Perchè il vero miracolo continuo è che ti cambi, che tu cambi, cioè che
veda le cose in modo diverso, che senta le cose in modo diverso.
Luigi Giussani , (cit. in "Affezione e dimora" pag.155 ed. Bur
Rizzoli ) |
@ |
Veramente vale la
pena essere nati?, Domenica 10 Maggio 2015
[...] veramente vale la pena essere nati? E' la domanda che ci assale
quando la vita, pur con tutta la sua bellezza, con tutta la sua
promessa, ci mette alle strette: perchè vale la pena essere nati?
[...] Perchè non sarebbe valsa la pena essere nati se non avessimo la
speranza di una vita compiuta, per sempre. Come ci ricorda la lettera
agli Ebrei, vivere sarebbe una condanna, perché tutti vivremmo nella
paura della morte, sotto questa spada di Damocle che pende su di noi.
Invece, noi possiamo riconoscere la positività ultima della creazione,
della vita dell'uomo, della vita di ciascuno di noi, alla luce della
vittoria di Cristo, perché lì trova risposta compiuta la grande domanda
di significato della nostra vita. Infatti dice il canto del Preconio
pasquale: << Nessun vantaggio per noi essere nati, se lui non ci avesse
redenti>>. Senza la resurrezione di Cristo, che cosa sarebbe la vita,
quale sarebbe il suo significato?
Juliàn Carròn, (cit. in "Una presenza nello sguardo" Esercizi della
Fraternità 2015 in www.clonline.org ) |
@ |
La spiritualità,
Domenica 3 Maggio 2015
[don Giussani] Odiava la parola "spiritualità", non gliel'ho mai sentita
pronunciare. Per lui lo Spirito non era la rarefatta alternativa alla
materia, ma l'ordine del mondo, l'energia che rende il tempo
vibrante. Non ha mai accettato o proposto una verità che non fosse
razionale. Anche la fede, soprattutto la fede. Non ha mai sostenuto
fosse un salto nel buio o una scommessa. Il suo metodo era quello di
Cristo, il quale diceva:<< vieni e vedi>>. Vale per il Barolo, vale per
le cose importanti e belle: se non lo assaggi come fai a parlare?
Verifica la proposta nell'esperienza. Vedi e tocca, Tommaso, e non
dubitare. Ma che cosa possiamo vedere e toccare noi adesso senza di te ,
Gius? Lasciaci un pò di tempo per capirlo, in fondo Gesù, che pure
doveva essere informato sull'aldilà, pianse per l'amico Lazzaro. [...]
No, non è lo sforzo della rinuncia a rendere degni della salvezza. La
vita nuova accade per grazia, come l'alba, incontrando qualcuno
che testimonia una potenza di umanità stupefacente.
Renato Farina ,
(cit. in "Don Gius" pag.206 ed.Piemme €15,50) |
@ |
L'ideologia è una
prigione, Domenica 26 Aprile 2015
L'ideologia è fatta di atti di amore e di fede cui, però, manca la
libertà. E' una prigione, perchè senza libertà non può connettersi alla
realtà, quindi non può aprirsi alle persone e agli eventi che di questa
realtà fanno parte. E' un po' come una madre amorevole che tiene suo
figlio prigioniero, perchè lei stessa è prigioniera della sua
paura per lui. Per questo l'ideologia si interessa soltanto del potere e
si sforza di raggiungere soltanto questo, perchè è l'unica garanzia per
dominare la realtà. La persona ideologica, dunque, è un po' come un
carcerato che lotta per diventare carceriere.
Wael Farouq, (cit. in "Un'attrattiva che muove" pag.221 ed. Bur €12) |
@ |
La scienza non
risponde alla domanda sul perchè ultimo, domenica 19 Aprile
2015
Le domande così ingenue sul perchè la luna stia sospesa in cielo, non è
la fesseria di un pastore asiatico prestatagli pittorescamente da un
poeta infelice di Recanati rimasto eterno erudito ragazzino, dunque una
faccenda atavica superata dalle risposte della scienza. La scienza non
risponde alla domanda sul perchè ultimo. Come si fa a non capirlo? Ogni
azione che sia razionale o si raccorda al destino ultimo, alle stelle,
oppure se non ha questa risposta, non l'ha ancora incontrata, almeno
obbedisca a ciò che è massimamente razionale, cioè la categoria della
possibilità. Non chiuda le porte. Tenga aperta la finestra semmai quella
stella discenda tra noi. E' discesa: è Cristo, è qui, è ora.
Renato Farina, (cit. in "Don Gius" pag.157. ed.Piemme €15,50) |
@ |
Il cristianesimo
come annuncio, Domenica 12 Aprile 2015
Non può essere motivo per aderire al cristianesimo nè la tradizione, nè
una teoria, nè la concezione, nè una teoresi; non la concezione
dell'universo che ha il cristianesimo. [...]
Quello che, adesso, mi pare, possa costituire - unicamente - motivo di
adesione, è l'incontro con un annuncio, è il cristianesimo come
annuncio, non come teoria.Un annuncio, cioè un certo tipo di presenza,
una certa presenza carica di messaggio
Luigi Giussani, (cit. in A. Savorana "Vita di don Giussani" pag. 404
ed.Rizzoli € 25) |
@ |
Nessuno può avere
la verità. E' la verità che ci possiede, Domenica, 5 Aprile
2015
Benedetto XVI ha detto: <<nessuno può avere la verità. E' la verità che
ci possiede>> La condanna e il giudizio degli altri sono il
comportamento di chi pretende di possedere la verità. Chi è posseduto
dalla verità, invece, non conosce altra via che non sia il
testimoniarla e non conosce altra via per testimoniarla che non sia
l'amore. Chi possiede la verità sceglie una volta sola nella vita e
tutto finisce lì. Per chi è posseduto dalla verità, invece, la
scelta è una sfida quotidiana e continua, perchè con ogni scelta prende
forma il suo essere unico, che testimonia l'esistenza di una verità più
grande dell'effimero e del fugace. Non esistono parole migliori di
queste per descrivere la vita di don Giussani: un uomo posseduto dalla
verità.
Wael Farouq, (cit. in "Un'attrattiva che muove" pag.230 ed. Bur -
Rizzoli €12) |
@ |
Io sono volontà
di potenza, voglia di vivere, Domenica, 29-03-2015
<< Tu e voi - si riferisce alla sua comunità religiosa protestante -
parlate di giustizia, di fraternità, di amore. Io dico che tutte queste
cose sono balle, sono parole vuote. Io so una cosa, la so con certezza:
che io sono volontà di potenza, voglia di vivere, desiderio di toccare
l'esistente. Io di questo sono sicuro, cioè di questa mia volontà di
vita. Se tu, mamma, se la tua comunità, se voi cristiani dite che
l'amore, la fraternità, la giustizia sono tutte cose vere, fatemele
vedere, molto semplicemente>>.
Friedrich Nietzsche, (cit. da Mauro Magatti in "Un'attrattiva che muove"
pag.131 ed. Bur € 12) |
@ |
Se la vita non è
data, è rubata, domenica 22 Marzo 2015
Se la vita non è data, è rubata, portata
via. La vita, infatti , non è nostra. L'abbiamo ricevuta; ogni
giorno la riceviamo contro la fatalità che potrebbe negarla e
distruggerla. La vita è dipendenza, dall'aria, dal cibo, dagli altri e
soprattutto dal suo senso, ovvero dal rapporto che la vita tende a
ricercare e stabilire con tutto quel che esiste. Penetrare il senso,
ecco lo scopo e il fascino e il fascino della vita, il perchè della
ragione, che esplora instancabilmente sè e la natura.
Giancarlo Cesana, Giuliano Ferrara, Fabrice Hadjadj
(cit. in "Un'amicizia piena di verità e di ragione" in settimanale Tempi
del 25 marzo 2015 pag.6) |
@ |
Il compito della
cultura è tenere viva la categoria della possibilità,
Domenica 15 Marzo 2015
[ultimo colloquio di Renato Farina con don Giussani]
Come noi respiriamo l'aria, lui respirava quello che chiamava il
Mistero-Carità, la Misericordia. [...] Io osai dirgli: tu vedi così, ma
gli altri perchè non vedono? Io intravedo qualcosa, come una
sagoma di campanile in fondo alla nebbia. Ma altri, io sono certo, in
assoluta buona fede, non vedono proprio nulla. Perchè? Lui mi rispose:
"A noi è stato dato". Aggiunse:" E' stato dato per gli altri". E a chi
non è stato dato? "La ragione impone loro di non disperare, di implorare
anche da atei:'Dio se ci sei, rivelati a me!'. Il compito della cultura
è tenere viva la categoria della possibilità, senza cui non c'è ragione
e non c'è speranza."
Renato Farina, (cit. in "Don Gius" pag.208 ed.Piemme €15,50) |
@ |
Il Mistero della
misericordia,Domenica 8 Marzo 2015
Il Mistero della misericordia sfonda ogni immagine umana di tranquillità
o di disperazione.
anche il sentimento di perdono è dentro questo mistero di Cristo
Il Mistero come misericordia resta l'ultima parola anche su tutte le
brutte possibilità della storia.
Per cui l'esistenza si esprime, come ultimo ideale, nella
mendicanza.Il vero protagonista della storia è il mendicante:
Cristo mendicante del cuore dell'uomo e il cuore dell'uomo mendicante di
Cristo.
Luigi Giussani
(cit. DVD allegato al Corriere della Sera in edicola fino al 21 marzo) |
@ |
In questo istante
non non mi sto facendo io, Domenica 1 Marzo 2015
In questo istante non esiste niente di più profondo e tremendo e nello
stesso tempo più
evidente per me,
che non mi sto facendo io,
l'essere non me lo do io.
In questo istante ciò che è più mio è qualcosa che mi è dato.
In questo determinato istante c'è un'evidenza
sperimentalmente più grande, più affascinante, più tremenda di questa
evidenza?
In questo momento dovrei dire:<<Tu che mi fai>>.
Comunque, sono fatto, sono dato, sono dono di un Altro - di Altro - ,
che giustamente si nasconde dentro la parola <<Mistero>>.
Luigi Giussani
(cit. in dvd allegato al Corriere della Sera in edicola fino al 21
marzo) |
@ |
La ragione è il
senso religioso che hanno anche gli atei, Domenica 22
Febbraio 2015
Il secondo insegnamento che propongo, e che mi sciocca sempre quando
leggo una pagina di don Giussani, è la sua straordinaria fiducia nella
ragione di cui l'uomo è costituito. Altro che fede contrapposta a
ragione! Senza ragione la fede non potrebbe esistere, sarebbe una
faccenda da bestie, non da uomini. La ragione è il senso religioso che
hanno anche gli atei. E la ragione esige di tenere aperta la porta alla
possibilità. Sappiamo così poco! Come possiamo dedurre dal non avere
incontrato ancora la risposta sul caso serio della vita che essa non
esiste e non può esistere? La stessa domanda che ci urge dentro, qualcun
altro ce l'avrà messa, forse. Il grande forse.
Renato Farina, (cit. in "Don Gius" pag.12 ed.Piemme €15,50)
|
@ |
Cristo è tutto,
Domenica 15 Febbraio 2015
<< Ciò che stai soffrendo, il buon Dio lo permette perchè tu possa
finalmente diventare un uomo per il quale Cristo è tutto>>
Luigi Giussani , (cit. in "La notte dell'anima è esperienza necessaria
agli uomini di fede" dal dialogo di P. Aldo Trento con don Giussani in
Tempi 18/2/15 pag.43)
|
@ |
Dove è
passata la morte passerà anche la grazia,
Domenica 8 Febbraio 2015
[Supplica per Renè Bichet sul cammino verso Chartres]
<<Veniamo a pregarvi per quel povero ragazzo /
Che è morto come uno stupido quest'anno [...]
O vergine, non era il peggiore del gregge. /
Non aveva che un difetto nella giovane corazza / [...]
Eccolo ora nel vostro regno. /
Siete regina e madre e saprete prenderlo. /
Era un essere puro. Lo farete rientrare /
nella vostra protezione e indulgenza. [...] /
Regina ricevetelo nel vostro perdono./
Dove è passata la morte passerà anche la grazia >>
Charles Pegùy
( cit. in :R. Gabellini "L'ultima marcia del tenente Pegùy" pag. 147 ed.
Ares €14) |
@ |
Con tutto quel
che accade, è giusta la vita?, Domenica 1
Febbraio 2015
<< Con tutto quel che accade, è giusta la vita?>>. [...]
nella ricerca di una risposta che affermi la bontà dell'esistenza l'uomo
incontra un limite, si scopre limitato per natura, così che tutto sembra
senza fiato.[...] c'è una sola spiegazione ragionevole di tutto ciò che
è accaduto: la croce di Cristo.
Ma l'uomo non capisce e allora [...] si fa giudice di Dio [...] giudica
ingiusto Dio per qualcosa che accade e che egli non riesce a
comprendere.
E invece Dio può permettere quello che vuole ( è il mistero di Dio, in
cui l'uomo non può entrare se Dio non gli apre la porta) e l'uomo che
giudicasse Dio - per pura presunzione - compirebbe il vero
cataclisma.
La tragedia di Gesù è questa ! (quella per cui muore in croce).
Ma l'opera di Cristo è la vittoria del bene sul male, che l'uomo può
imitare in qualunque circostanza si trovi, riconoscendo così che la vita
è giusta perchè va misteriosamente ma sicuramente verso il suo destino
di positività.
Luigi Giussani
( cit. in A. Savorana "Vita di don Giussani" pag.1114 ed. Rizzoli €25 )
|
@ |
Senza la vita è
insopportabile, domenica 25 gennaio 2015
<<Non possiamo non desiderare [...] perché senza questo [...] la vita è
insopportabile. Tutti saremmo condannati inevitabilmente a questa
passività, a questa noia mortale, riempita di tante cose che in
fondo non ci interessano, non riescono a trascinarci (lavoro, affetti,
distrazioni), a cui ci dedichiamo per potere sopportare la noia di
una vita che in fondo non riesce a essere calamitata; saremmo anche noi
condannati a questo, se non ci fosse accaduta una novità, un
imprevisto>>.
Juliàn Carròn, (cit. in "Il cammino della speranza - Dalla noia al
desiderio" pag.71 ed. I Rombi Marietti €10)
|
@ |
Malgrado la sua apparente somiglianza,
l'espressione di san Paolo:<<Un solo Signore, una sola fede, un solo
battesimo>>,(Ef 4,5) si oppone radicalmente allo slogan nazista:<<Ein
Volk, ein Reich, ein Fuhrer!>>. Via il monolito! L'Uno non abolisce
l'Altro ma lo desidera e lo accoglie infinitamente. In Dio, l'unità
assoluta dell'Essenza non impedisce più l'assoluta distinzione delle
Persone.
Tommaso d'Aquino lo esprime con una semplice sfumatura della grammatica
latina: <<Perciò diciamo che il Padre è alius (altro, maschile) rispetto
al Figlio, ma non aliud (altra cosa, neutro): e all'opposto diciamo che
essi sono unum (una stessa cosa, neutro), ma nonunus (un solo soggetto,
maschile)>>.
Fabrice Hadjadj,
(cit. in "Il paradiso alla porta" pag.302 ed.Lindau €29) |
@ |
Viva le domande,
11 Domenica 2015
<<Vorrei pregarla come posso, caro signore, di essere paziente verso
tutto l'insoluto del suo cuore, e di tentare di amare le domande
stesse[..]. Non ricerchi ora le risposte, che non possono esserle date perchè
non le potrebbe vivere. Mentre si tratta appunto di vivere tutto. Ora
viva le domande. Forse così, a poco a poco, insensibilmente, si troverà
un giorno lontano a vivere la risposta>>.
Rainer Maria Rilke,
(cit. in:Jesus Sanz Montes "il cammino della speranza- Dalla noia al
desiderio" pag.37 ed. I Rombi- Marietti €10) |
@ |
Il punto critico
della cultura contemporanea, Domenica 4 Gennaio 2014
Il punto critico della cultura contemporanea sta proprio nella miopia
con cui guarda ai bisogni profondi dell'uomo: non cogliendo la portata
infinita delle esigenze costitutive dell'uomo, essa propone [...] una
moltiplicazione all'infinito di risposte parziali [...] Il dramma della
nostra cultura non sta , dunque, tanto nel fatto che all'uomo sia tutto
permesso, quanto nelle false promesse e nelle illusioni che quel
permissivismo reca con sè.
Juliàn Carròn, (cit. in "Le periferie dell'umano" a cura di E. Belloni e
A. Savorana pag.119 ed.BUR €11) |
|
|
|
Memorare 2014 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
Il fascino della
conversione è il volto lieto, Domenica 28 Dicembre 2014
<<Il fascino della conversione è il volto lieto che essa produce; non
sono i discorsi, ma il volto lieto che essa produce. Questa frase è
fantastica: Notam faciet gloriam nomini Sui in laetitia cordis vestri:
renderà nota la gloria del Suo nome (cioè del suo dominio, del suo
potere) attraverso la letizia del vostro cuore>>
Luigi Giussani, (cit. in "Esercizi della fraternità 2014" pag.71 in
www.clonline.org ) |
@ |
Che cos'è il
peccato originale?, Domenica 21 dicembre 2014
<<Che cos'è il peccato originale? Che cos'è l'orgoglio del peccato
originale? E' l'affermazione di sè prima che la realtà>>.
Luigi Giussani,
(ciit. in: Il cristianesimo una storia semplice di Giacomo Tantardini
15/12/2000) |
@ |
Cristo è venuto
per risvegliare l'uomo, Domenica 14 Dicembre 2014
Cristo è venuto per risvegliare l'uomo; e la Sua presenza è documentata
dal fatto che chi Lo riconosce si rapporta diversamente con il reale,
vive intensamente ogni circostanza che gli è data. Solo se facciamo
esperienza di questo,possiamo comunicarlo agli altri, dando le ragioni
della nostra fede, muovendo quindi qualcosa nella ragione di chi
incontriamo. Altrimenti il nostro contributo sarà pari allo zero.
Juliàn Carròn, (cit. in ""Nel crollo delle evidenze, la generazione di
un soggetto" in www.clonline.org )
|
@ |
Il rischio è
necessario alla libertà dell'altro, Domenica, 7 Dicembre 2014
Il rischio è necessario alla libertà dell'altro, e scommettere tutto
sulla libertà è la cosa più difficile e più terribile. Per questo
sentiamo come scorciatoia la regola, se riesco a imporre a mio figlio il
rispetto della legge penso di aver svolto il mio compito di educatore; e
invece ne ho fatto un burattino, o un inadeguato, uno che osserva le
regole ma non ha un criterio suo di libertà, una convinzione sua: lo hai
tirato su come un burattino, uno schiavo, e noi non vogliamo crescere i
figli e gli alunni da schiavi. Noi vogliamo correrlo questo rischio
della libertà, questo rischio terribile di cui parla la parabola del
figliol prodigo, la più grande parabola del Vangelo con a tema
l'educazione.
Franco Nembrini, (cit. in:" Di padre in figlio - Conversazioni sul
rischio di educare " pag.95 ed. Ares €15 )
|
@ |
Non vivere ma
vivere male è male, Domenica 30 Novembre 2014
L'infelicità della vita presuppone la gioia di vivere. La disperazione
psicologica presuppone una speranza ontologica. E la disperazione più
atroce è quella che senza tregua ci strappa dal cuore quella speranza
che continuamente rinasce. Morta quella speranza, non c'è più niente di
cui di-sperare. La speranza è necessariamente il fondo e il fondamento
della disperazione. [....] Non la vita, ma solamente il male che la rode
è disprezzabile. [..] [a Diogene]: A chi gli disse che vivere è un
male rispose: "Non vivere ma vivere male"
Fabrice Hadjadj (cit. in "Il paradiso alla porta - Saggio su una gioia
scomoda" pag.150 ed. Lindau €29)
|
@ |
La pedagogia e
l'educazione come imposizione di regole è un inferno,
Domenica 23 Novembre 2014
Se tu hai come proposta le regole sei finito, perchè nelle regole non si
riesce mai a stare, perchè le regole sono un meccanismo perverso
che genera sempre nuove regole e nuove rotture delle regole, rendono la
vita un inferno, e la pedagogia e l'educazione come imposizione di
regole è un inferno da cui i vostri figli scappano. Aggiungo: per
fortuna. La legge è la caratteristica più evidente del paganesimo in cui
siamo ripiombati o stiamo ripiombando. Gesù era venuto a liberarci dalla
legge e a insegnare che le regole servono sì, ma servono all'impegno
esistenziale della persona di fronte al reale: <<Non l'uomo per il
sabato, ma il sabato per l'uomo>>. Era venuto a dirci che le regole
vanno bene, io non tocco niente della legge, la legge resta tutta; ma se
mi chiedete di condensarvela in un comandamento vi dico subito qual è:
ama Dio, ama il prossimo, relazionati con il reale in modo positivo,
scopri l'infinita bontà del reale
Franco Nembrini, (cit. in "Di padre in figlio Conversazioni sul rischio
di educare" pag.74 ed. Ares €15) |
@ |
Lo scopo della
vita è una passione per sé stessi, Domenica 16 Novembre 2014
Lo scopo della vita è una passione per sé stessi, è che uno ha a cuore
sè, ama sè stesso, vuole grande sè stesso: questa è la ragione per
cui uno si muove, studia, lavora, ama, fa figli, sacrifici. Non c'è una
ragione se non è una passione per sè, per il proprio cuore, per la
propria persona, anche perchè, come dice il Vangelo, non si possono
amare gli altri se non si ama sè stessi, <<Ama il prossimo tuo come te
stesso>>. Sembrerebbe una formula ridotta, perchè Gesù non ha detto
<<Ama il prossimo tuo più di te stesso?>>. Perchè non è possibile: ami
nell'altro quello che ami in te stesso. Ami nell'altro il destino buono
che hai scoperto per te, ami nell'altro le cose belle, grandi e vere che
è stato dato a te di vedere e incontrare; se non le ami per te non le
ami neanche per l'altro.
Franco Nembrini, (cit, in "Di padre in figlio Conversazioni sul rischio
di educare" pag.192 ed. Ares €15)
|
@ |
Papà, perché devo
essere buono? Domenica 10 Novembre 2014
...Che cosa deve rispondere un genitore a un figlio che gli
chiede:<<Papà, perchè devo essere buono? Dove fondi questi valori che mi
chiedi di praticare? >>?
Tu devi poter dire: << Ragazzo mio, sono anch'io come te, siamo sulla
sessa barca, ho lo stesso problema tuo, ho il problema che hai tu di
fronte al male, di fronte alla noia,
di fronte al nulla che a volte sembra divorare le cose, vivo lo stesso
dramma che vivi tu, vivo la stessa possibilità che la vita sia al fondo
una tragedia.
Da questo, da questa tragedia, da questa possibilità di male, dalla
possibilità che la vita alla fine sia niente, sia polvere, sia
distruzione, sia il nulla che vince,
da questa possibilità di male io sono stato salvato, tirato fuori, mi è
accaduta una cosa>>.
Lo dico da cristiano, ma la sfida è uguale per tutti.
Se doveste alzarvi e dirmi:<< Ma io non credo>>, direi che non importa,
vale la stessa cosa perchè, giratela nella forma più laica che
conoscete, la sfida è identica,
è tuo figlio che ti guarda e dice: <<Dimmi comunque qual è l'ipotesi di
bene su cui basi la tua vita>>.
Franco Nembrini
(cit. in "Di padre in figlio - Conversazioni sul rischio di educare"
pag.47 ed. Ares €15) |
@ |
La realtà,
Domenica2 Novembre 2014
<< La realtà si rende evidente nell'esperienza>> <<L'esperienza è il
fenomeno in cui la realtà diventa trasparente e si fa conoscere>>
Luigi Giussani, (cit. in "In cammino" pp. 311, 250 ed Bur-Rizzoli €12) |
@ |
Il nemico di Dio
nell'uomo è l'assenza di ragione, Domenica, 26 Ottobre 2014
La vera fatica del rapporto fra l'uomo e Colui che l'ha fatto è
l'assenza di ragione: non ti sei fatto da te, non ti sei dato nulla di
quello che hai avuto per incominciare la vita, non te lo sei dato da te;
non c'eri, perciò ti è dato, su questo non ci piove e non è giusto
tirare la conclusione che l'uomo è nulla come faceva Montale [...]. Non
è vero che è nulla, perchè tu non sei nulla, lui non è nulla, ma eravate
nulla: eravamo nulla e siamo; dunque dipendiamo da qualcosa d'Alltro.
[...] il nemico di Dio nell'uomo è l'assenza di ragione, è la non
ragione, il non uso giusto della ragione.[....] Noi siamo i difensori,
gli ultimi difensori della ragione, in questa società malvagia,
fraudolenta, tanto cinica quanto piena di menzogna.
Luigi Giussani, (cit. in "In cammino" pag.185 ed. Bur- Rizzoli €12 ) |
@ |
Qualcuno mi
faccia vedere che la vita ha un senso positivo, Domenica, 19
Ottobre 2014
<< Qualcuno abbia pietà di me, qualcuno mi faccia vedere che la vita ha
un senso positivo, ha un senso ultimamente buono; papà, fammi vedere che
valeva la pena venire al mondo. Ho bisogno solo di questo: vi perdono
tutto, papà, mamma, io lo so che anche voi siete due poveri cristi, lo
so che potete sbagliare e vi perdono i vostri sbagli come voi spero
perdoniate i miei; ma vi prego, ditemi, fatemi vedere che valeva la pena
venire al mondo, che c'è una ragione positiva per l'esistenza>>. Questa
è l'emergenza educativa in cui viviamo: una generazione di adulti che
non ha più speranza sufficiente da comunicare ai propri figli, da far
vedere! Non da comunicare con le parole, da far vedere.
Franco Nembrini, (cit. in:" Di padre in figlio Conversazioni sul rischio
i educare" pag.45 ed. Ares €15) |
@ |
|
@ |
Ah! Se esisti...,DOMENICA
12/10/2014
"E' a te adesso che mi rivolgo, Dio del cielo e della terra, origine e
sostegno delle idee e delle cose, padrone del tempo e dell'eternità. Ho
sempre pensato che ti dovevo tutto e prima di tutto il mio passaggio in
questo mondo che ho creduto con forza tu avessi creato e che solo a te
doveva la sua esistenza. Non è escluso, sono così debole e stupido, che
mi sia sbagliato e che tu non esista. Ma poichè il mio sogno sarà stato
bello e mi avrà impedito di sprofondare nell'assurdo e nella
disperazione, poichè, leggenda o realtà, mi avrai fatto vivere un pò al
di sopra della mia inutile bassezza, non benedirò meno il tuo grande e
santo nome. Ma se esisti, in un modo o in un altro, nella tua
eternità........Ah! Se esisti...... Allora quando apparirò di fronte a
te e alla tua gloria nascosta, lo spirito ancora tutto pieno di Marie,
inchinandomi ai tuoi piedi, ti dirò soltanto: << Grazie >>. E tu, se
esisti, e se lo vorrai, nel tuo amore senza limiti per tutto ciò che è
stato, ti chinerai su di me che sarò ormai soltanto un ricordo e mi
dirai con bontà e forse con un sorriso: << Ti perdono >>.
Jean d'Ormesson
(cit. in " Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto" pag.243 ed.
Clichy €15) |
@ |
Morire mi è
indifferente. Ciò che mi è insopportabile è l'idea di non vederti più,
di non parlarti più, di non ascoltarti più, Domenica
5/10/2014
Io: Il tempo passa.
(...)
E, per finire, ci uccide.
Marie:Si...mi uccide.
La vita con te è stata meravigliosa. Ci siamo molto divertiti. Abbiamo
riso tanto. Abbiamo visto e letto e ascoltato cose che erano belle e che
ci hanno emozionato.
Siamo stati felici insieme.
E poi ecco: questa vita è un fallimento.
Non ha senso
E' assurda.
Ci siamo incontrati, ci siamo amati - e saremo separati per sempre e
spariremo nel niente.
Sono già morta poichè morirò.
Morire mi è indifferente. (...)
....ciò che mi è insopportabile è l'idea di non vederti più, di non
parlarti più, di non ascoltarti più.
Mai più. Mai più.
Un velo nero cade sulla mia vita. Su ciò che mi resta da vivere.
(..)
Io: Non piangere, mio caro amore.(...)
Moriremo.
Non credo a quasi niente o forse proprio a niente...
Ma poichè credo in Dio, credo anche a qualcosa di diverso da questa
parentesi magnifica e risibile
a cui facciamo così tanto caso e che chiamiamo vita.
Jean d'Ormesson
(cit. in "Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto" pag.236 ed.
Clichy €15) |
@ |
Fragilità
passeggera,Domenica 21/09/2014
Marie: Ti sei dato una gran pena, caro amore mio, per arrivare a ben
poco. Sono rimasta conquistata dall'imparare che la luce trasportava del
passato alla velocità record di trecentomila chilometri al secondo, che
questa vita che abbiamo tanto amato ci arriva dalle stelle, che il
nostro vecchio Sole che ci illumina e ci riscalda era arrivato più o
meno a metà della sua vita e che, capaci di cose così grandi, così
affascinanti e così allegre, gli uomini non saranno qui per sempre. Ma
non me ne importa niente. Mi è, francamente, abbastanza indifferente.
Quello che volevo sapere continuo a non saperlo. Cosa succederà, a te e
a me, tra qualche anno appena, o forse perfino domani, quando sarà
finito il tempo del nostro passaggio su questa terra, mi è sempre molto
oscuro. Ti ho spesso sentito dire che speravi di scrivere libri che
cambiassero la vita della gente. Non hai cambiato molto nella fragilità
passeggera e così spaventosamente minacciata del mio amore per te.
Io: Il tempo passa
[.....]
E, per finire, ci uccide.
Jean d'Ormesson, (cit. in "Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto"
pag.235 ed. Clichy €15)
Non sappiamo cosa
sia il niente, Domenica 21/09/2014
MARIE: Che tristezza! Sei matto. Sei idiota. Sei un buono a nulla. Ma ti
amo. Avrei voluto rimanere con te per l'eternità. E tu metti in dubbio
quest'ultima speranza. Tutto ciò che mi offri è il niente.
IO: Non sappiamo cosa sia Dio. Non sappiamo che cosa sia l'eternità. Non
sappiamo cosa sia il niente. Non è impossibile che il niente non esista.
E' possibile che Dio sia e che il niente non sia.
MARIE: Non capisco granchè di quel che mi dici. Tutto ciò che vedo è che
non c'è niente da aspettarsi rispetto a qualsiasi forma di
sopravvivenza.
IO: Hai ragione. Sopravvivere alla morte è un'illusione. La morte pone
fine alla vita. Ma forse c'è qualcosa di diverso dalla vita.
MARIE: Senza di te?.
IO: Non lo so.
MARIE: Ah! Io lo so: tu non sai mai niente.
IO: Io ti amo nel tempo. E ti amerò fino alla fine del tempo. E quando
il tempo sarà trascorso, allora io ti avrò amata. E niente di questo
amore, come niente di ciò che è stato, potrà mai essere cancellato.
Jean d'Ormesson, (cit. in "Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto"
pag.230 ed.Clichy €15)
|
@ |
Il mistero è il
nostro destino, Domenica,
14/09/2014
Dio è inverosimile.
E anche noi.
Il tempo è inverosimile.
E tutto ciò che possiamo cercare di mettere al posto di Dio e per
evitare Dio - una cieca eternità, una valanga di casi fortunati e
slegati
tra loro,
una successione armonica di big bang e di big crunch, un'infinità di
multiversi di cui noi saremmo soltanto un esemplare...-
è altrettanto inverosimile.
Il mistero è il nostro destino.
Per rispetto, per gratitudine, per cercare di evitare l'assurdo e la
disperazione, per cercare di essere felice,
io scelgo di chiamarlo Dio.
Jean d'Ormesson
(cit. in "Un giorno me ne andrò senza aver detto tutto". pag.223 ed.
Clichy €15) |
@ |
Le cose, gli
avvenimenti, le persone sono un segno non un fine,
Domenica, 31/08/2014
Noi non pensiamo veramente a noi stessi, ma le nostre gioie e le nostre
malinconie sono spesso soltanto reazioni davanti alle cose. Siamo
disperati di noi stessi perchè non conosciamo il nostro fine. Non
dobbiamo abbandonare nulla, ma scoprire il significato di tutto e
abbracciare la realtà di tutto. La pigrizia che fa perdere tempo, la
distrazione che non offre la gioia, sono i peggiori nemici. La felicità
è il termine di tutto il disegno della nostra vita. Le cose, gli
avvenimenti, le persone sono un segno non un fine. Non sono ciò per cui
siamo fatti, sono ciò attraverso cui andiamo, verso il significato e
l'amore della vita. [...] Cristo è morto per avere insegnato che tutto è
segno e tutto quello che ci capita è per volontà del Padre e non c'è
nulla di cui avere paura, perchè tutto va valorizzato.
Luigi Giussani
(cit. in M. Camisasca "In cammino dentro il mondo - La storia di CL"
pag.121 ed. San Paolo €16,90) |
@ |
Noi guardiamo i volti
degli amici con gratitudine,
Domenica, 31/08/2014
Noi guardiamo i volti degli amici con gratitudine, non con nostalgia;
tanto non li abbiamo persi, nè li perderemo mai,per cui non c'è bisogno
di nostalgia. Siamo grati a loro, invece, perchè grazie e tramite la
loro libertà abbiamo conosciuto l'amore del Signore, abbiamo
riconosciuto che siamo amati in modo inaspettato ed abbiamo creduto in
questo amore. Come dice san Giovanni: <<La fede è riconoscere che Dio ci
ha amato, credere in questo amore>>.
Alfonso Carrasco Rouco, (cit. in "Il dono della comunione" pag.52 ed.
Itaca €7,50) |
@ |
La certezza della
verità della nostra fede,
Domenica, 27/07/2014
Noi arriviamo alla certezza su quello che abbiamo trovato nel volto
dell’amico, e dunque alla certezza della verità della nostra fede, in un
percorso dove è necessaria l’esistenza oggettiva della compagnia, della
comunione che Lui offre; soltanto così sapremo che quello che
abbiamo visto nel volto dell’amico non era un miraggio, non dipendeva
dal sentimento in quel momento davanti a lui. Se non ci fosse nella
storia il luogo di questa comunione vissuta e reale, si oscurerebbe il
segno della presenza del Signore.
Alfonso Carrasco Rouco , (cit. in “il dono della comunione” pag.54 ed.
Itaca €7,50) |
@ |
Lo scopo
dell'obbedienza ,
Domenica, 20/07/2014
Obbedire deriva da "udire", e lo scopo dell'obbedienza è quello di
insegnare alla persona a strapparsi dai propri pensieri, dalla propria
posizione davanti alle cose per prestare ascolto a ciò che gli dice un
altro. [...] L'ascoltatore deve semplicemente non fermarsi a analizzare
parole e atti di chi parla, perchè in tal modo trasferirebbe
l'attenzione dal contenuto al contenitore, e nel contenitore si trovano
sempre difetti; non deve pensare per prima cosa che chi parla è
irragionevole e indegno (in base a tale dinamica respingiamo subito il
90% delle parole a noi rivolte, e così non sentiremo mai), ma occorre
che si concentri su quanto è stato detto, perchè, qualunque cosa sia
stata detta in sua presenza, è rivolta a lui. [...] ... il Signore può
servirsi delle labbra di chiunque ci sia vicino, che Dio ci parla
continuamente, in ogni istante, attraverso tutto e tutti quelli che ci
circondano, mentre noi ci fermiamo ad analizzare parole e atti di chi ci
parla, e, trovando sempre motivi di critica o condanna
nell'interlocutore, riteniamo per ciò stesso disprezzabili le sue parole
(chiunque significa proprio chiunque, non solo chi ha gli ordini sacri).
TAT'JANA KASATKINA , (cit. in "Dal paradiso all'inferno" pag.65 ed. Itaca
€14)
|
@ |
Tristano non
vuole la morte, vuole il nulla,
Domenica, 27/07/2014
Tristano e Isotta [..] Non smettono
di proclamare il loro desiderio di sparire. Tuttavia non è la morte il
loro più caro desiderio, facile da soddisfare dopo tutto. Ciò che
Tristano vuole è finirla col supplizio dell'individualità, è di tornare
alla <<terra notturna donde la madre m'ha inviato>>, al <<mirabile regno
della notte>>, al <<divino eterno primordiale oblio>>. Liebe ist Heinweh.
(L'amore è nostalgia) Ma il paese natale di cui Tristano ha nostalgia è
il nulla. Tristano non vuole la morte, vuole il nulla. Che non è la
stessa cosa. Il nulla è possibile solo se non se n'è mai usciti. Il
problema di Tristano non è, come in metafisica, di sapere perchè esista
qualcosa piuttosto che nulla, ma: come, essendo esistito, fare in modo
di non essere mai esistito? [...] <<La vita eterna, vale a dire il fatto
indelebile di essere stato, è un regalo che la morte fa alla persona
vivente>>. Regalo, forse, ma che alcuni ricevono come una maledizione.
Se il fatto di essere stato non può essere cancellato, non può neanche
essere corretto [...] La morte è fonte di angoscia non perchè
precipiterebbe nel nulla, ma proprio perchè non vi precipiterebbe: non
fa che fissare in perpetuo il soggetto a quello che è stato, senza vie
d'uscita, senza possibilità di diserzione, senza speranza di morire.
Non è la paura del non essere che distoglie Amleto dal suicidio, ma la
paura di essere inchiodato ai suoi incubi, per l'eternità.
Oliver Rey
(cit. in ITINERARI DELLO SMARRIMENTO- E se la scienza fosse una grande
impresa metafisica? pag.122 ed.Ares € 15,90) |
@ |
La certezza della
verità della nostra fede,
Domenica, 20/07/2014
Noi arriviamo alla certezza su quello che abbiamo trovato nel volto
dell’amico, e dunque alla certezza della verità della nostra fede, in un
percorso dove è necessaria l’esistenza oggettiva della compagnia, della
comunione che Lui offre; soltanto così sapremo che quello che abbiamo
visto nel volto dell’amico non era un miraggio, non dipendeva dal
sentimento vissuto in quel momento davanti a lui. Se non ci fosse nella
storia il luogo di questa comunione vissuta e reale, si oscurerebbe il
segno della presenza del Signore.
Alfonso Carrasco Rouco, (cit. in “Il dono della comunione” pag.54 ed.
Itaca €7,50)
|
@ |
Tutti gli uomini
hanno paura,
Domenica, 13/07/2014
Epitteto, un filosofo del II secolo, disse una frase famosa, che un mio
amico patrologo mi ricordò: <<Tutti gli uomini hanno paura. Ci sono due
generi di uomini che non hanno paura: i pazzi, perché sono pazzi, e i
nazareni che non hanno paura, ma non sappiamo perché>>. Si conserva
questa frase antica, dove i cristiani sono ancora chiamati nazareni.
Ebbene quest’uomo è imprescindibile, perché parla della novità di Cristo
nella storia.
Alfonso Carrasco Rouco, ( cit. in “Il dono della comunione” pag.32 ed.
Itaca €7,50) |
@ |
Come si fa a vivere?,
Domenica, 6/07/2014
<<Come si fa a vivere?>> Il primo strumento di un cammino umano è
prendere coscienza di se stessi, del proprio desiderio, del bisogno di
significato, della necessità di uno scopo adeguato e di una strada per
raggiungerlo , di una certezza per affrontare le circostanze, i
problemi, le contraddizioni. Perché la vita non va da sé, e senza
significato tutto si disperde, tutto quello che succede non ci serve:
possiamo vedere fatti bellissimi, ma non ci servono per affrontare il
vivere.
Juliàn Carròn, (cit. in:”Nella corsa per afferrarlo”. |
@ |
RiconoscerLo qui
tra noi non risolve i problemi ma ci fa vivere meglio,
Domenica, 22/06/2014
….la conseguenza contingente per chi dice così [E’ qui, è qui tra noi,
il Dio fatto uomo] è che vive meglio – meglio - ; non risolve, ma vive
meglio anche i problemi della sua umanità: vuol più bene alla sua donna,
sa come volere più bene ai figli, vuol più bene a se stesso, ama gli
amici più degli altri, guarda agli estranei con una gratuità, con una
tenerezza di cuore come se fossero amici, soccorre il bisogno degli
altri come può, come se fosse il suo bisogno, guarda il tempo con
speranza e perciò cammina con energia; usa di tutto per poter camminare
e far camminare anche gli altri, nel dolore rincuora, nella gioia è
cauto, intensamente cauto; è intenso nella gioia, ma nella
consapevolezza che tutto ha un limite, un limite che è provvisorio. Da
limite a limite, l’uomo, insieme, cammina verso il suo destino, verso
quel giorno in cui Lui riapparirà non come è apparso a Giovanni e
Andrea, i due che lo seguivano ma come è apparso a un certo momento
della sua vita, sul monte Tabor, come è apparso resuscitato dai morti.
Luigi Giussani, (cit. in “Nella corsa per afferrarlo” Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione pag.35 in www.clonline.org )
|
@ |
Chi è il il
compimento dei desideri tutti dell’umanità?, Domenica,
2206/2014
[dice don Giussani] <<Noi siamo nel mondo per gridare a tutti gli
uomini:” Guardate che è tra noi una presenza strana; il Mistero che fa
le stelle, che fa il mare, che fa tutte le cose […] è diventato un uomo,
è nato dal ventre di una donna [..]”. Noi siamo al mondo, perché a noi e
non ad altri è stato reso noto che Dio è diventato un uomo. C’è un uomo
tra di noi, venuto tra di noi duemila anni fa e rimasto con noi ( Sarò
con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”), c’è un uomo [tra di
noi] che è Dio. La felicità dell’umanità, la gioia dell’umanità, il
compimento dei desideri tutti dell’umanità è Lui che lo porta alla fine;
lo porta alla fine per coloro che Lo seguono>>. Noi oggi potremmo
aggiungere: anche la brama di liberazione, che è confusamente e
contraddittoriamente espressa nelle rivendicazioni dei nuovi diritti,
può trovare compimento solo in Cristo
Juliàn Carròn, (cit. in “Nella corsa per afferrarlo” Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione pag.35 in www.clonline.org )
|
@ |
Siamo andati a casa
nostra con un’altra faccia, Domenica,
15/06/2014
<<….. stavamo camminando lungo una strada, abbiamo sentito uno, un
ideologo che parlava, ma era più che un ideologo, perché era un tipo
serio, si chiamava Giovanni Battista. Siamo stati lì ad ascoltarlo. A un
certo punto, uno che era lì con noi ha fatto per andarsene e abbiamo
visto Giovanni Battista che si è fermato a guardare quello lì che andava
via e a un certo punto si è messo a gridare: “Ecco l’Agnello di Dio”.
Già, un profeta parla in modo strano. Ma noi due, che eravamo lì per la
prima volta, venivamo dalla campagna, da lontano, ci siamo staccati dal
gruppo e ci siamo messi alle calcagna di quell’uomo, così, per una
curiosità, per un interesse strano, chissà chi ce l’ha messo dentro, e
Lui si è voltato a un certo punto e ci ha detto: “Cosa volete?”, e
noi: “Dove stai di casa?”, e Lui: “ Venite a vedere”. Siamo andati
e siamo stati là tutto quel giorno a guardarlo parlare, perché non si
capivano le parole che diceva, però parlava in un certo modo, diceva
quelle parole in tal modo, aveva una tale faccia, che noi stavamo là a
guardarlo parlare. Quando siamo andati via, perché era sera, siamo
andati a casa nostra con un’altra faccia, abbiamo visto nostra moglie e
i nostri figli in modo diverso, c’era come un velo tra noi e loro, il
velo di quella faccia, e ci arrovellava il cervello. Quella notte
nessuno dei due ha dormito tranquillamente e il giorno dopo siamo andati
ancora a cercarlo. Aveva detto una frase che noi abbiamo ripetuto ai
nostri amici: Venite a vedere uno che è il Messia che doveva venire;
è il Messia, l’ha detto Lui: “Io sono il Messia”. E i nostri amici sono
venuti e anche loro sono rimasti calamitati da quell’uomo. Era come se
dicessimo, alla sera, quando ci radunavamo vicino al fuoco, coi quattro
pesci che avevamo preso la notte precedente: “Se uno non crede a un uomo
così, se io non credo a un uomo così, non devo credere più ai miei
occhi”>>.
Luigi Giussani
(cit. in “Nella corsa per afferrarlo” Esercizi della Fraternità di
Comunione e Liberazione pag.34 in www.clonline.org )
|
@ |
Per scoprire la vita che
sguardo dobbiamo incontrare?, Domenica,
8/06/2014
<<Per scoprire […] la vita>>, che sguardo dobbiamo incontrare? <<Per
rendersi conto che tutto è bello e non costa niente>>, che tutto è
donato, che sguardo dobbiamo incontrare? <<Per scoprire e rendersi conto
delle cose>> basta qualsiasi sguardo? No, non basta quello del marito o
della moglie, e neanche quello degli amici. Occorre quello di una
presenza capace di stare davanti a tutte le sfide, che documenti
l’esperienza che niente di quello che di bello accade va perduto. C’è
bisogno di un rapporto che non estingua il fuoco della nostalgia, ma lo
accenda. Esistono questi occhi? Esiste nella realtà questo sguardo?
<<ACOTENCEU.>>
E’ accaduto, quando la gente meno se lo aspettava. E’ accaduto un fatto
nella storia che ha introdotto questo sguardo per sempre. Come lo
sappiamo?
Juliàn Carròn, (cit. in “Nella corsa per afferrarlo” Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione in www.clonline.org ) |
@ |
L’educazione ridotta a
psicologia, Domenica, 1/06/2014
[…] Nelle scuole di formazione e nelle università l’educazione è
totalmente ridotta a psicologia: l’insegnamento della pedagogia,
infatti, si è diviso in pedagogia generale, che è il corrispondente
della fisiologia medica, e in pedagogia speciale, che è il
corrispondente della patologia.
Ciò significa che tutto il discorso dell’educazione è impostato
attraverso il modello medico e il modello medico è che la fisiologia e
la patologia dipendono dagli antecedenti.
Appunto, la libertà non c’è più.
E per tutto, non solo per le questioni del gender! [..]
Anche il discorso sull’ideologia di genere – qui sta la sua gravità –
non è che il punto di arrivo di una lunga infiltrazione della mentalità,
dell’educazione, della pedagogia, della filosofia, del pensiero e della
politica.
E ora siamo arrivati a un punto tale per cui viene contraddetta persino
la questione più evidente, che è la natura delle cose, come son fatte le
cose.
Non ci si ferma più di fronte a niente.
Ma il destino di questo non aver più timore di niente è l’infelicità,
perché si traduce in un’incapacità di gustare la vita;
ci rende simili , come evoca la Bibbia, << a un eunuco che vuole
violentare una vergine>> (cfr Sir 20,4).
E’ – ahimè – la direzione verso cui stiamo andando.
Giancarlo Cesana, (cit. in settimanale “Tempi” del 4/6/2014 pag.
40) |
@ |
Conoscere, Domenica,
25/05/2014
<< Conoscere qualcuno è saperlo descrivere scientificamente?>>
Oliver Rey,
(cit. in “Itinerari dello smarrimento- E se la scienza fosse una grande
impresa metafisica? “ pag.20 ed. Ares €15,90) |
@ |
Se desideriamo che cambi
veramente qualcosa per noi e intorno a noi
, Domenica, 18/05/2014
[…] basta un appello etico per portare a termine la gravidanza di un
figlio che vivrà soltanto poche ore? Basta un incoraggiamento ad avere
figli per decidere di averli ? Ciascuno può verificarlo nella sua
esperienza. Vorremmo rispondere alla sfida antropologica con l’etica:
invece l’unica risposta è un incontro (un incontro capace di ridestare
l’io), da cui rinasce anche l’etica; l’unica risposta è << lo spessore
storico del fatto cristiano>>, una presenza diversa nel mondo, la
testimonianza di << qualcosa che è già libero>> che si esprime in
maniera originale, senza farsi imporre il campo di gioco dalla
dialettica mondana degli schieramenti. Perciò, se desideriamo che cambi
veramente qualcosa per noi e intorno a noi, occorre << fare il
cristianesimo>>, cioè << essere presenza, […] costruire questo pezzo di
umanità nuova in cammino là dove siamo>>.
Juliàn Carròn, (cit. in “Nella corsa per afferrarlo” Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione in www.clonline.org )
|
@ |
Il bene che
costituisce l’altro, Domenica, 11/05/2014
<< Ciò di cui abbiamo soprattutto bisogno in questo momento della storia
– diceva Benedetto XVI – sono uomini, che attraverso una fede illuminata
e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. […] Abbiamo bisogno di
uomini che tengano lo sguardo dritto verso Dio, imparando da lì la vera
umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato
dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro
intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore
possa aprire il cuore degli altri>>. E’ allora che uno capisce il
bene che costituisce l’altro. Infatti, senza l’incontro con l’altro – e
con un certo altro – non potrebbe emergere né mantenersi vivo un io che
si apra alle domande fondamentali del vivere, che non si accontenti di
risposte parziali. Il rapporto con l’altro è una dimensione
antropologica costitutiva.
Juliàn Carròn, (cit. in “Europa 2014 : E’ possibile un nuovo inizio?” in
www.clonline.org )
|
@ |
Il non senso
prodotto dal male, Domenica, 4/05/2014
[…] esiste una rivolta comune contro il non senso prodotto dal male […]
Infatti, perché se la vita non ha senso, insistiamo a cercarne uno?
Perché se la morte di una persona amata è una tragedia dolorosa ma anche
inevitabile, insistiamo con il rifiutarla?
Perché un autore come Giovanni Pascoli, un autore completamente segnato
da cima a fondo dalla propria tragedia familiare, introduce i Canti di
Castelvecchio,mettendo nero su bianco:<< E io non voglio. Non voglio che
siano morti>> riferendosi ai propri genitori?
Perché Gabriel Marcel afferma che amare qualcuno vuol dire dirgli <<tu
non morirai>>?
Perché un laico della seconda metà del novecento, un semiologo e araldo
della modernità qual è Roland Barthes [..] si congeda da quella stessa
modernità di cui è alfiere, il giorno stesso che morirà sua madre,
dichiarando la propria indifferenza all’essere moderno o meno?
Perché se nulla ha senso, non ci rassegniamo mai all’assenza di chi
abbiamo amato? [..]
La modernità non sa spiegare una tale rivolta contro la morte, questa
resta incomprensibile se non come semplice reazione emotiva, destinata a
rientrare, a ricomporsi. L’imbarazzo della modernità è evidente in
quanto una tale rivolta contro la morte e il non senso che questa
proclama è incompatibile con l’idea che il vero non esista,così come è
incomprensibile con l’idea che non esista una natura umana [..]
Salvatore Abbruzzese, (cit. in”Ridare identità all’uomo” a cura di E.
Belloni e A.Savorana pag.108 ed. BUR Rizzoli €11)
|
@ |
Del senso della vita
non si chiederà più nulla, Domenica, 27/04/2014
All’atto di effettuare un sondaggio europeo sui valori, un’inchiesta che
con tappe decennali diverse università europee stanno svolgendo in
Europa dal 1980, l’equipe dei sociologi svedesi ha ritenuto opportuno di
non porre ai soggetti intervistati nel proprio Paese, la domanda se e
con che frequenza capitasse all’intervistato di riflettere
sull’esistenza di un significato e di uno scopo della vita.
Una tale domanda è stata giudicata inopportuna e invasiva della vita
privata e per questo è stata tolta dal questionario.
Il fatto che vi sto citando è avvenuto nel 1999 e consente di
comprendere quanto il problema del senso sia di fatto ostracizzato al
punto tale da ritenere inopportuno anche il semplice porre la domanda.
La domanda peraltro sarà rimossa nelle edizioni successive, non solo nel
questionario riservato alla Svezia, ma anche in quello rivolto a tutti
gli altri Paesi europei.
Del senso della vita non si chiederà più nulla.
Salvatore Abbruzzese
(cit. in”Ridare identità all’uomo” a cura di E. Belloni e A. Savorana
pag.94 ed. BUR Rizzoli €11) |
@ |
L’opzione
materialista, Domenica, 21/04/2014
L’opzione materialista è semplice: tutto finisce nel nulla, o quanto
meno tutto si dissolve in particelle elementari, e la visione beata è
solo un’invenzione della paura.
Ma qui è possibile rendere pan per focaccia: non potrebbe essere proprio
il nulla l’invenzione della paura davanti a quella morte più esigente
che richiede di andare alla presenza di Colui che mi scruta e senza il
quale io non sono niente? Perché non potrebbe essere la riduzione alla
materia a fondarsi sul terrore di dover comparire come spirito, e dunque
come persona, per rispondere dei propri atti e perfino di “ ogni parola
detta per scherzo>>(Mt 12,36)?
Fabrice Hadjadj, (cit. in “Il paradiso alla porta” Pag.293 ed Lindau
€29) |
@ |
Quel cerchiamo
nei piaceri è l’infinito, Domenica, 06/04/2014
Ma voi pensate che uno che capisce la natura della domanda umana possa
risolvere la questione, per esempio cambiando sesso, (con la fatica e il
dolore che comporta)?
Basterebbe capire la portata del problema: che quel cerchiamo nei
piaceri è l’infinito; e nessuno si accontenterà con meno di questa
infinità – diceva Pavese – perché quel che cerchiamo in tutto, anche
attraverso queste modalità, è l’infinito.
Tutte le battaglie in favore dei nuovi diritti sono una riduzione di
questo desiderio, perché sentendo un’insoddisfazione si cerca o di
evitare la domanda o di dare una risposta sbagliata.
(…) E’ soltanto se uno capisce la natura della domanda che, allora, la
risposta che dà gli appare come una Tachipirina per il tumore
Juliàn Carròn
(cit. in “Appunti dalla Scuola di comunità con Juliàn Carròn Milano 26
marzo 2014 in www.clonline.org )
|
@ |
Il regno del bene
definitivamente consolidato, Domenica, 30/03/2014
Non esisterà mai in questo mondo il regno del bene definitivamente
consolidato. Chi promette il mondo migliore che durerebbe
irrevocabilmente per sempre, fa una promessa falsa […] Se ci fossero
strutture che fissassero in modo irrevocabile una determinata - buona –
condizione del mondo, sarebbe negata la libertà dell’uomo, e per questo
motivo non sarebbero, in definitiva, per nulla strutture buone.
Conseguenza di quanto detto è che la sempre nuova faticosa ricerca di
retti ordinamenti per le cose umane è compito di ogni generazione; non è
mai compito semplicemente concluso.
Benedetto XVI
(cit. in “ La legge di re Salomone” pag.21 ed. BUR Saggi €11 )
|
@ |
Per un istante il
desiderio della gioia, Domenica, 23/03/2014
<<Se devo ancora rimanere in questo mondo travagliato, che mi sia amica
solo la luna che splende sulla mia tristezza quando tutti gli amici sono
andati via>> (Anonimo giapponese). Ma se tutto se ne va, non basta
dire “ E’ così”, perché il cuore dell’uomo esige che non sia così. La
ragione è una coscienza della realtà secondo tutte le sfumature della
realtà; e se è una realtà la morte degli amici e di sé, è una realtà in
noi l’esigenza della felicità e della permanenza […]. Non si può
identificare la ragione con una depressione dell’animo che dice: “Ah,
non c’è più niente”. Questa è psicosi, questa è patologia. Certo occorre
il coraggio di affermare tutta la natura come si manifesta nel cuore […]
Per chi ha sentito per un istante il desiderio della gioia, è un delitto
se si dice che il mondo è negativo. L’istante della gioia è come una
sorgente di domanda all’infinito.
Luigi Giussani, (cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.741 ed.
Rizzoli €25)
|
@ |
L’Incarnazione di
Cristo è portata da uomini in carne e ossa Domenica
16.03.2014
La verità dell’Incarnazione di Cristo è portata da uomini in carne e
ossa […] Il Mistero altrimenti ignoto si comunica utilizzando il fattore
umano: Dio è venuto al mondo come un bambino nel grembo di una giovane
ebrea, nascendo nella carne esattamente come ciascuno di noi.[…]
Nessuna sproporzione, inadeguatezza, errore degli uomini può essere
obiezione al cristianesimo […] perché nessuna miseria potrà eliminare la
paradossalità dello strumento, cioè il fattore umano, scelto da Dio per
farsi conoscere.
Luigi Giussani
(cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.1065 ed. Rizzoli €25)
|
@ |
Isolato in questo
mondo, Domenica , 09.03.2014
[…] Ho imparato a distinguermi Perfettamente da ciò che mi circonda. E
sono ormai isolato in questo mondo bello, sono stato scacciato dal
giardino della natura, dove ho vissuto e sono fiorito, e mi inaridisco
nel sole del meriggio.
F. Holderlin
L’esclusione dalla natura, l’isolamento in
mezzo al mondo; una crescita senza compimento, un fiorire senza altro
seguito che l’appassire: non è il dramma dell’individuo moderno
riassunto in una frase?
Oliver Rey
(cit. in “Itinerari dello smarrimento – E se la scienza fosse una grande
impresa metafisica?” pag.113 ed. Ares €15,90)
|
@ |
Il male del
secolo, Domenica, 02.03.2014
Nel XIX secolo, ciò che viene chiamato il male del secolo, ciò che
Tocqueville chiama la fatica delle anime, è che milioni di uomini,
sollecitati dalla prospettiva di un’ascesa sociale illimitata, sono
delusi di non essere Napoleone e nulla li guarisce da questa delusione
perché, per natura, è inguaribile – diventassero anche imperatori.
Il dominio non metamorfizza l’essere: la situazione non è cambiata, è
solo indorata. L’ambizione, se frustrata, genera l’amarezza o la
depressione, se esaudita, restituisce l’uomo alle sue carenze, disperato
di non avere più un ostacolo al quale attribuire la propria frustrazione
e oltre il quale porre la propria salvezza. L’ascesa verso le cime è un
arrampicarsi senza fine, o che finisce male. Covata dal cristianesimo
lungo i secoli, la cura dell’individuo ha perso, rompendo il suo guscio,
la controparte che lo stesso cristianesimo le dava. La messa al bando di
Dio lascia l’uomo emancipato solo con sé stesso.
Oliver Rey
(cit. in “Itinerari dello smarrimento – E se la scienza fosse una grande
impresa metafisica? “ pag.112 ed. Ares €15,90 )
|
@ |
Signore
dammi la grazia di perdonarti, 23/02/2014
Signore, io non ti ho chiesto di nascere, non ti ho chiesto che mi
regalassi i dolori che mi porto addosso;
dammi la grazia di
perdonarti, perché solo in questo modo potrò accettare quello
che io non ti ho mai chiesto.
P. Aldo Trento, (cit. in: settimanale “Tempi” 19/2/2014 pag.44)
|
@ |
Sono Io che l’ho
fatto nascere, dice il Signore 16/02/2014
<< La cosa che Dio più mi ha fatto capire è questa: “Tutto ciò che hai
fatto, tutto ciò che è venuto fuori dal tuo primo passo al Berchet,
tutto ciò che si è sviluppato da quella condizione elementare […], tutto
ciò che è nato sono Io che l’ho fatto nascere” , dice il Signore.>>
Luigi Giussani, (cit. in “Vita di don Giussani” pag.1202 ed. Rizzoli €25
|
@ |
Qual è il senso
della vita? Perché sono
venuto al mondo se io non l’ho chiesto?,
09/02/2014
Il punto di partenza sono le domande che il mondo odia, molte volte
dimenticate dagli stessi cristiani e che il dolore o la morte, si voglia
o no, risvegliano. Qual è il senso della vita? Perché sono venuto al
mondo se io non l’ho chiesto? Perché mi hanno fatto nascere per
soffrire? Perché mi hanno portato in questa vita senza il posto adeguato
che è la famiglia? E poi, la vita ha un destino? Qual è il senso del
dolore? Che cosa c’è dopo la morte? A cosa mi serve conquistare il mondo
se poi tutto finisce? Come posso accettare che i miei genitori mi
mettano al mondo per il loro piacere o per un errore di calcolo?
Queste sono le vere domande che tormentano l’uomo e che fanno disperare
gli adolescenti, alla ricerca di una ragione per non buttarsi nel fiume.
Sinceramente, se non esistesse una risposta a queste domande io, padre
Aldo, sarei il primo teorico del suicidio, specialmente per chi non
abbia avuto la fortuna di una vita quasi perfetta, senza neanche un mal
di testa.
P. Aldo Trento (cit. in settimanale “Tempi” 12 febbraio 2014 pag.44)
|
@ |
Abramo è l’origine dell’io,
02/02/2014
<< Abramo è l’origine dell’io, cioè è l’origine di un uomo che ha
riconosciuto di essere voluto da Dio.
A noi capita tutto quello che capita agli altri, noi siamo come
tutti gli altri, ma siamo voluti, siamo stati chiamati, il papà e la
mamma ci hanno introdotti a questa vita per sempre. Per cui tutta la
vita viene ripercorsa come un disegno su di noi, qualcosa che si
compie, qualunque cosa accada >>
Giancarlo Cesana
(Cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.1077 ed. Rizzoli €
25)
|
@ |
Vivere nella situazione così com’è,
26/01/2014
Per vivere il cristianesimo non ci è richiesto di rinunciare a nulla,
ma di cambiare il modo di rapporto con tutto […].
“Pur vivendo nella carne”, vale a dire nella situazione così com’è –
davanti alla ragazza che mi colpisce, nella famiglia in cui papà e mamma
litigano sempre, impegnato nel lavoro dodici ore al giorno, ammalato,
incapace di fare tutto quel che occorre fare, distratto, smemorato - ,
“vivo nella fede del Figlio di Dio”, cioè appartengo a un Avvenimento, a
un’origine che cambia la modalità dello sguardo: la modalità dello
sguardo diventa fede.
Vivendo nella carne, partecipo a un Avvenimento che mi rende capace di
una intelligenza nuova, più profonda e più vera, delle mie circostanze.
Luigi Giussani
(cit. in : A. Savorana “Vita di don Giussani” pag. 1038 ed. Rizzoli
€25)
|
@ |
L'umiliazione, 19/01/201
<<..per umiliare qualcuno si deve essere in due: colui che umilia, e
colui che è umiliato e soprattutto: che si lascia umiliare.
Se manca il secondo, l’umiliazione evapora nell’aria.>>
Etty Hillesum
(cit. in
www.tracce.it/cultura )
|
@ |
Il ruolo del cristiano nella storia
dell’uomo, 12/01/2014
La nostra professione nel mondo, cioè il nostro ruolo nella storia
dell’uomo, è definito dal fatto che siamo stati mandati a portare un
messaggio, a ricordare all’uomo di ogni tempo- all’uomo, quindi,
contemporaneo – che qui e ora la presenza di Dio fatto uomo esiste: la
presenza di Cristo.
Non siamo stati mandati per rendere migliore il percorso che deve fare
il sindacato per ottenere dal governo un maggiore stipendio o condizione
migliori.
Non siamo stati mandati per dare un parere sullo sciopero (se sì o no).
Non è questo il nostro compito! [….] [Ovviamente] che tutto ciò che
interessa l’uomo interessi anche noi in un modo che è cento volte
maggiore e più acuto di quanto sentono gli altri, è un altro problema: è
una conseguenza da verificare come conferma della bontà della nostra
posizione.
Ma se noi perdiamo di vista il primo punto, questa seconda parte, questa
conseguenza, ci mangia tutti e non riusciamo a realizzarla se non
mutuando dal mondo – con uno sforzo ridicolo di maggior scaltrezza – i
suoi criteri e i suoi metodi.
Il mondo è più intelligente, più forte, più scaltro di noi, per cui ci
batterà in ogni modo.
Luigi Giussani,
(cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.915 ed.Rizzoli €25)
|
@ |
L'indifferenza e la passione del vero,
05/01/2014
Quante volte troviamo persone indifferenti verso se stesse…..quante
volte noi ci troviamo indifferenti verso noi stessi!
L’opposto della indifferenza a sé è la passione del vero.
Una passione del vero suppone che la
realtà abbia un significato, e questo significato sfugge ogni momento,
nessun momento lo può imprigionare: è qualcosa d’Altro. L’indifferenza
alla realtà è vinta soltanto da una passione per qualcosa d’Altro, e
perciò dal riconoscimento di qualcosa d’Altro. L’indifferenza alla
realtà è ciò che lo spirito autenticamente religioso più accanitamente
combatte.
Luigi Giussani, ( cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.889 ed.
Rizzoli €25)
|
|
|
|
Memorare 2013 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
Felice,
domenica 15 dicembre 2013
Felice è parola molto grande che si addice solo al destino per cui Dio
ci ha fatti. Però,quando uno è nella certezza che la strada è giusta,
perché passa attraverso l’ubbidienza al Magistero della Chiesa; e quando
si sente investito dalla misericordia di Dio per i suoi errori, allora
egli non è felice, ma lieto sì. A me pare proprio di essere lieto.
Luigi Giussani
(cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.654 ed. Rizzoli €25)
|
@ |
Il
desiderio della bellezza e del destino,
domenica 8 dicembre
Puoi essere indifferente a te stesso, ma non così da togliere alla tua
vita la possibilità della paura, ma più ancora, prima ancora, più acuta
ancora che non la paura, il desiderio della bellezza e del destino.
Luigi Giussani , (cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.639 ed.
Rizzoli €25)
|
@ |
La realtà è più
grande di noi, domenica 1 dicembre 2013
LA differenza profonda è qui: se guardiamo alla
vita e alle cose con la pretesa che confermino una nostra misura
prestabilita, oppure se andiamo verso le cose, dentro le cose, con una
apertura umile, perché se c’è una cosa evidente è che la realtà è più
grande di noi.
Luigi Giussani,
(cit. in: A. Savorana “Vita di don Giussani” pag.624 ed. Rizzoli €25
|
@ |
L'educazione,
domenica 24 novembre 2013
<<Se qualcuno invece ti avesse educato, non potrebbe averlo fatto che
col suo essere, non col suo parlare>>
P.P. Pasolini , (cit. in A. Savorana “Vita di don Giussani”
pag.537 sd. Rizzoli €25
|
@ |
La soluzione dei
problemi della vita, domenica 17 novembre 2013
[..] la soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene
direttamente affrontando i problemi, ma approfondendo la natura del
soggetto che li affronta. In altri termini, il particolare lo si risolve
approfondendo l’essenziale.
Luigi Giussani , (cit. in A. Savorana:”Vita di don Giussani” pag. 489
ed. Rizzoli €25) |
@ |
Il desiderio,
domenica 10 novembre 2013
<<Non esiste nulla che documenti la nostra povertà come il fatto che
l’unica ricchezza – anch’essa donata – sia il desiderio. […]
L’essenza della preghiera è il desiderio che è domanda, che è grido.
Il grido del niente. Di chi non sa che cosa dire, di chi rinnega,
dimentica. Il grido che è l’aspetto più forte della nostra
presenza all’Essere, alla vita, a noi stessi, agli altri, al mistero
della nostra morte>>.
Luigi Giussani (cit. in A. Savorana: “Vita di don Giussani” pag.445 ed.
Rizzoli €25)
|
@ |
La dottrina
sull’ambiente, domenica 3 novembre
[scrive Dostoevskij] ... Dicendo che l’uomo è responsabile, il
cristianesimo allo stesso tempo ne riconosce la libertà.
Se invece con la dottrina sull’ambiente diciamo che l’uomo dipende da
ogni errore dell’organizzazione sociale, allora arriveremo alla totale
spersonalizzazione dell’uomo, alla sua totale liberazione da qualsiasi
tipo di dovere morale personale, da ogni tipo di indipendenza,
giungeremo alla più odiosa schiavitù che si possa immaginare.
[Dostoevskij intende la schiavitù dei propri capricci].
Tat’jana Kasatkina , (cit. in “Dostoevskij Il sacro nel profano” pag. 51
ed. BUR €14)
|
@ |
Se togliamo la
fede in Dio dalle nostre città, si affievolirà la fiducia tra di noi,
domenica 27 ottobre 2013
Quando la fede viene meno, c’è il rischio che anche i fondamenti del
vivere vengano meno, come ammoniva il poeta T.S. Eliot: << Avete
forse bisogno che vi si dica che perfino quei modesti successi/
Che vi permettono di essere fieri di una società educata/
Difficilmente sopravviveranno alla fede a cui devono il loro
significato?>>. Se togliamo la fede in Dio dalle nostre città, si
affievolirà la fiducia tra di noi, ci terremmo uniti soltanto per paura,
e la stabilità sarebbe minacciata.
Francesco , (Cit. in “Lumen Fidei. Enciclica sulla fede. Par. 55
in www.vatican.va)
|
@ |
La fede si
trasmette da persona a persona, domenica 20 ottobre 2013
<<Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo>>
(2 Cor 4,13) […] La fede si trasmette, per così dire, nella forma
del contatto, da persona a persona, come una fiamma si accende da
un’altra fiamma. I cristiani, nella loro povertà, piantano un seme
così fecondo che diventa un grande albero ed è capace di riempire il
mondo di frutti.
Francesco , (cit. in “Lumen Fidei. Enciclica sulla fede”. Par. 37 in
www.vatican.va )
|
@ |
Come si fa a
vivere? Che cosa ci stiamo a fare al
mondo?, domenica 13 ottobre
<< Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia;
l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città
per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia.
L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrata le guardie che
fanno la ronda in città:”Avete visto l’amore dell’anima mia?>> (Ct
3,1-3) (…) Come si fa a vivere? Che cosa ci stiamo a fare al
mondo? (…) Senza trovare quella presenza, senza trovare quella
presenza amata, l’amore dell’anima nostra, ogni mattino è una cosa da
piangere. Poi possiamo distrarci lungo la giornata, ma la vita
rimane una cosa da piangere, se ciascuno di noi non trova l’amore
dell’anima sua, quell’amore che rende piena di significato, di
intensità, di calore la vita.
Juliàn Carròn , (cit.in “Come nasce una presenza” in www.clonline.org ) |
@ |
La soddisfazione
della vita, domenica 6 ottobre 2013
Quello che ciascuno di noi cerca nella vita è sempre una soddisfazione,
è qualcosa che compia realmente e senza mezze misure quello per cui ci
sentiamo fatti. E molto del disagio e della fatica che spesso
viviamo nasce proprio dal fatto che per noi la soddisfazione, la
realizzazione di questa soddisfazione dipende da quello che facciamo
noi, e che questo venga riconosciuto dagli altri. […] Noi siamo
fatti per l’eccezionalità, non certo per la banalità, ma l’ideale della
vita è che l’eccezionalità, cioè questa grandezza, possa essere
sperimentata dentro la normalità, dentro il quotidiano. Ciò che soddisfa
la vita è qualcosa che è dato, quello che soddisfa la vita è il rapporto
vivo [..] con una presenza amata, che è data [….]
Davide Prosperi , (cit. in “Come nasce una presenza” in www.clonline.org
)
|
@ |
La verità oggi è
ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo,
domenica 29 settembre 2013
La verità oggi è ridotta spesso ad autenticità soggettiva del singolo,
valida solo per la vita individuale. Una verità comune ci fa paura,
perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei
totalitarismi. Se però la verità è la verità dell’amore, se è la
verità che si schiude nell’incontro personale con l’Altro e con gli
altri allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può far parte
del bene comune. Essendo la verità di un amore, non è verità che si
imponga con la violenza, non è verità che schiaccia il singolo. […]
Risulta chiaro così che la fede non è intransigente, ma cresce nella
convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante: al
contrario, la verità lo fa umile, sapendo che , più che possederla noi,
è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la
sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la
testimonianza e il dialogo con tutti.
Francesco (cit. in “Lumen Fidei” Enciclica sulla fede par.34 in
www.vatican.va )
|
@ |
Il padre è il
segno immediato del Mistero, domenica 22 settembre 2013
<< Il padre […] è il segno immediato del Mistero che ci ha fatti, il
segno immediato di Dio, qualunque uomo sia stato – degno o non degno non
c’entra, è l’essere segno che c’entra -.
Questa è la forza per cui, invece, un altro ha scoperto il proprio padre
man mano che il tempo passava dopo la sua morte; e adesso l’ha piantato
dentro di sé, e rinascono in lui ricordi che non aveva mai avuti,
particolari che non aveva mai sottolineati.
E, parlasse a tutto il mondo, direbbe: “Mio papà…Mio padre…” (lo dico
perché lo sperimento)>>.
Luigi Giussani
(cit. in “A. Savorana : Vita di don Giussani pag.27 ed. Rizzoli €25 ) |
@ |
Che cosa possiedi
che tu non abbia ricevuto?. domenica 15 settembre 2013
<< Che cosa possiedi che tu non abbia ricevuto?>>(1 Cor 4,7)
Proprio qui si colloca il cuore della polemica di san Paolo con i
farisei, la discussione sulla salvezza mediante la fede o mediante la
legge. Ciò che san Paolo rifiuta è l’atteggiamento di chi vuole
giustificare se stesso davanti a Dio tramite il proprio operare. Costui,
anche quando obbedisce ai comandamenti, anche quando compie opere buone,
mette al centro se stesso, e non riconosce che l’origine della bontà è
Dio. Chi opera così, chi vuole essere fonte della propria giustizia, la
vede presto esaurirsi e scopre di non potersi neppure mantenere nella
fedeltà alla legge. Si rinchiude, isolandosi dal Signore e dagli
altri, e per questo la sua vita si rende vana, le sue opere sterili,
come albero lontano dall’acqua.
Francesco
(cit in. “Lumen Fidei” Enciclica sulla fede par.19 in
www.vatican.va
|
@ |
La generosità e
la gratuità, domenica 1 settembre 2013 6.52
Se la generosità non è trascinata dall’amore di Cristo si trasforma in
un terribile ricatto, in una grande delusione.
Avere un cuore generoso è una grazia, tuttavia se non lasciamo entrare
Cristo come criterio delle nostre relazioni, la generosità si trasforma
in rabbia.
Io sono solito ripetere “ grandi amori, grandi rancori”, “grandi
simpatie, enormi antipatie”.
[..]
Tuttavia, tutto può diventare grazia affinché riconosciamo il Signore
che vuole educarci alla gratuità in tutto.
E cosa significa gratuità?
Vivere, pensare e operare prendendo in tutto, come criterio, la tenera
Presenza di Gesù.
Educarci alla gratuità significa offrire in ogni momento a Gesù quello
che siamo e quello che facciamo.
<<Signore Ti ringrazio>> se le cose vanno “bene”, mentre se la cose
vanno “male”, <<Signore ti offro>>
Aldo Trento , cit. in “Tempi” 28 agosto 2013 pag.44)
|
@ |
Perché il libero
arbitrio?,domenica 25 agosto 2013
Se una cosa è libera di essere buona, è anche libera di essere cattiva.
Ed è il libero arbitrio che ha reso possibile il male.
Perché, allora, Dio lo ha dato alle sue creature?
Perché il libero arbitrio, la libertà del volere, se rende possibile il
male, è anche la sola cosa che rende possibile qualsiasi amore o bontà o
gioia che valgano.
Un mondo di automi – di creature che agissero come macchine - non
varrebbe la pena di crearlo.
La felicità che Dio destina alle Sue creature maggiori è la felicità di
essere liberamente, volontariamente unite a Lui e l’una all’altra in
un’estasi di amore e di letizia al cui confronto l’amore più travolgente
tra un uomo e una donna su questa terra non è che latte diluito.
E per questo bisogna che esse siano libere.
C. S. Lewis
(cit. in :”Il cristianesimo così com’è” pag. 75 ed. Adelphi €14)
|
@ |
L’esperienza
dell’incontro, domenica 18 agosto 2013
[dice don Giussani]:<<Ciò che manca non è
tanto la ripetizione verbale o culturale dell’annuncio [cioè una
intellettualizzazione della fede o un discorso].
L’uomo di oggi attende forse inconsapevolmente l’esperienza
dell’incontro con persone per le quali il fatto di Cristo è realtà così
presente che la vita loro è cambiata.
E’ un impatto umano che può scuotere l’uomo di oggi: un avvenimento che
sia eco dell’avvenimento iniziale, quando Gesù alzò gli occhi e disse:
“Zaccheo, scendi subito, vengo a casa tua”>>.
E’ così che sono bruciati via duemila anni di storia e noi possiamo fare
ora la stessa identica esperienza di Zaccheo.
Noi testimoniamo a tutti che Cristo è presente attraverso il cambiamento
che sorprendiamo in noi.
Juliàn Carròn
(cit. in <<Chi ci separerà dall’amore di Cristo?>> Esercizi della
Fraternità di Comunione e Liberazione pag.62 in www.clonline.org
) |
@ |
L’uomo depravato,
domenica 11 agosto 2013
“L’uomo depravato è come se fosse
rovesciato all’esterno, l’uomo che mostra il rovescio della propria
anima e ne occulta il volto.
Lo sguardo di costui evita l’altrui sguardo e la sua bocca lancia parole
marce.
Trema per paura che scoprano la sua debolezza e ostenta vergognosamente
le cose più svergognate.
Il pudore è l’indice di quello che deve essere tenuto occultato ( anche
se buono e dato da Dio) e di quello che deve essere svelato.
Ma quando manca il pudore si fanno avanti la spudoratezza e il cinismo
che ostentano le cose segrete e nascondono le palesi.
La distorsione della vita dell’anima, che si chiama depravazione, è il
venire a galla nella coscienza di tutto ciò che dovrebbe rimanere nella
penombra del subcosciente, è il calarsi della coscienza
nello scuro segreto delle radici dell’essere, è la curiosità di Cam che
contempla la nudità del padre”.
Pavel A.Florenskij, (cit. in “La colonna e il fondamento della verità”
pag.187 ed. Mimesis €35)
|
@ |
|
@ |
La fede è una
forma di conoscenza. domenica 12 Maggio
2013
La fede è una forma di
conoscenza che è oltre il limite della ragione.
Perché è oltre il limite
della ragione?
<< Perché coglie una cosa che la ragione non può cogliere: “la presenza
di Gesù tra noi”, “Cristo è qui ora”, la ragione non può percepirlo come
percepisce che sei qui tu, è chiaro?
Però
non posso non ammettere che c’è.
Perché?
Perché c’è un fattore qua dentro, c’è un fattore che decide di questa
compagnia, di certi risultati di questa compagnia, di certe risonanze
in questa compagnia, così sorprendente, che se non affermo qualcosa
d’altro non do ragione dell’esperienza, perchè
la ragione è affermare la realtà sperimentabile secondo tutti i fattori
che la compongono, tutti i fattori.
Ci può essere un fattore che la compone, di cui si sente il frutto
[..il frutto di un’umanità diversa], di cui si vede anche la
conseguenza, ma non si riesce a vedere direttamente; se io dico:”Allora
non c’è”, sbaglio, perché elimino qualcosa dell’esperienza, non è più
ragionevole.>>
Juliàn Carròn (cit. in “Esercizi della fraternità di Comunione e
Liberazione” 2013 in
www.clonline.org )
Giuda,
Domenica 19 Maggio 2013
Giuda
<<non è divenuto colpevole a motivo della natura, ma della volontà.
Anzi, era un apostolo, ascoltava ogni giorno le prescrizioni divine,
apprendeva i misteri celesti;
avrebbe potuto capire per bene agire, solo se l’avesse
voluto.
Vedeva i paralitici acquistare la salute, i ciechi restituire la vista,
i morti resuscitare.
Forse che non avrebbe potuto capire che era Dio chi poteva operare tali
prodigi?
Ma non ha voluto capire,
perché, uomo avido e con l’idea fissa del denaro qual era,
ha distolto le forze del suo spirito dalla
conoscenza della divinità>>.
(S. Ambrogio)
(..)
Quella di Ambrogio su Giuda non è una considerazione moralistica.
Il problema non è semplicemente l’avarizia in quanto tale.
Il problema è l’avarizia vista come un
rattrappirsi su di sé, concentrandosi sui propri desideri e
sulle proprie esigenze, perché un simile atteggiamento distoglie le
forze dello spirito dalla conoscenza della divinità.
E questo riesce a banalizzare, così afferma Ambrogio, perfino
l’esperienza quotidiana di prossimità a Cristo (…)
Francesco Braschi
(cit. in: “Abbiamo visto Cristo venire verso di noi” pag.31 ed. “La casa
di matriona” € 12)
|
|
|
|
Memorare 2012 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
La contemporaneità di Cristo, domenica
9 settembre 2012
[…] la
contemporaneità di Cristo deve rispettare i connotati della Sua figura
storica, quindi non può essere ridotta a un discorso o un’etica o a un
sentimento, ma deve essere una presenza [..] presente, carnale,
irriducibile, facile da riconoscere, attraente, tanto corrisponde
all’attesa del cuore: << E’ in una carne
che noi possiamo riconoscere la presenza del Verbo fatto
carne; se il Verbo si è fatto
carne, è in una
carne che noi lo troviamo,
identicamente. […] Se Dio
si è fatto
carne, se si è
fatto uomo, è attraverso una realtà umana che io devo capirlo;
altrimenti era inutile che si facesse uomo>>.
Juliàn Carròn ,
(cir. In “Esercizi della fraternità” pag.32 in: www.clonline.org
)
|
@ |
Solo il divino può salvare l’umano,
domenica 2 settembre 2012
Intervento: Questa mattina ci hai
detto: solo il divino può salvare l’umano, solo Lui può salvare, può
abbracciare il mio umano, può svelarmi chi sono. Lui però è Dio, può
farlo, noi comuni mortali, come facciamo con gli altri?
Carròn:
I discepoli, Zaccheo, la Samaritana, il buon ladrone, con chi si sono
incontrati? Hanno visto la Trinità? Hanno visto Dio? Che cosa hanno
visto, che cosa hanno incontrato?
Intervento:
Un uomo.
Carròn:
Un uomo, un uomo! Non dimenticarti di questo,
non hanno visto Dio, hanno visto un uomo e hanno capito che in
quell’uomo c’era Dio. Perché che il divino può salvare, può
abbracciare, può rivelarmi chi sono, è normale,
ma questo non è il cristianesimo. Il cristianesimo è che Dio è
diventato uomo, e chi guardava
quegli uomini e faceva loro riconoscere il proprio umano era quell’uomo
lì.
E questa è la grande differenza, perché se fosse soltanto quello che tu
hai detto, che mistero c’è?
Questo non è il cristianesimo, il cristianesimo
è che Dio è diventato uomo e che il divino si comunica attraverso lo
sguardo di quell’uomo.
[….] Allora non è che noi siamo Dio, portiamo quello che abbiamo
ricevuto, quello sguardo che ci ha
investito, e non possiamo non guardare
gli altri con la stessa tenerezza con cui noi siamo stati
guardati, riconoscendo tutta
l’ampiezza del desiderio che li costituisce, senza ridurli soltanto a
uno strumento di piacere o di potere. Perché il Mistero ha voluto
condividere con noi (che siamo poveracci) questo e ci ha plasmato e ci
ha reso una creatura nuova; cosicchè, con tutti i nostri limiti, non
possiamo evitare di guardare così,
con qualche briciola di quello che noi abbiamo ricevuto. Capisci? E’
per questo che è arrivato a te, a me e a noi questo
sguardo , altrimenti noi non ce lo
sogneremmo d’aver visto una cosa così.
Ma è il divino che ci raggiunge attraverso l’umano.
Juliàn Carròn, (cit.
in “Esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione” Rimini
dicembre 2009)
|
@ |
L’imminenza
della morte, domenica 26 agosto 2012
7.22
[…] il nostro desiderio di gioia cozza contro l’imminenza
della morte.
Ed è questo ad essere straziante.
Prova ne è che l’angoscia davanti alla morte aumenta contemporaneamente
alle gioie terrene.
Più provo gioia nel tenere Elisabeth tra le braccia (Elisabeth è la mia
quarta figlia), più ho anche angoscia di perderla.
In questo mondo non dovrei tenere a niente in modo che la morte non
riesca a raggiungere la mia anima: essa raggiungerebbe soltanto la mia
prostata o il mio cervello.
Da qui la strategia di certe saggezze vecchie come il mondo: il
distacco.
Non ci si attacca a
niente per non esserne privati.
Si fa il morto per non sentire la morsa della morte.
Ma perdere l’angoscia di
fronte alla morte implica l’aver perso la meraviglia di fronte alla
vita.
[….]Ed è perché l’angoscia di fronte alla
morte non è l’amore fondamentale per l’esistenza, ma innanzitutto, a un
livello più profondo, la meraviglia di fonte alla vita.
[…] Quello che
occorrerebbe, in fondo, […] è qualcosa che assuma pienamente la morte
nella vita, qualcosa come una risurrezione.
Perché per fare un buon risorto, vi ricordo, bisogna essere innanzitutto
un cattivo morto…..
Fabrice Hadjadj , (cit. in
“Che cosa è la verità?” pag.42 ed. Lindau € 12)
|
@ |
A tanti la vita
va bene, ma ciò non basta
perché essa abbia un senso, un significato,
domenica 19 agosto 2012
Gesù sa benissimo che quegli uomini [che
vogliono farlo re] [..]hanno ridotto il loro umano, il loro bisogno.
[…]sapendo qual è la natura del loro bisogno, insiste:
<<Guardate che il vostro bisogno di pienezza è più grande della vostra
fame naturale di pane; infatti tanti di voi
hanno pane eppure manca loro il gusto di vivere; a tanti di voi
la vita va bene, ma ciò non basta perché
essa abbia un senso, un significato, non basta
per alzarsi la mattina, non basta per
affrontare le difficoltà, non basta,
non basta!
Allora, se non mangiate la carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il
Suo sangue, non potete avere la vita in voi
E’ soltanto se voi lasciate entrare Me come risposta al vostro bisogno
che potete veramente essere voi stessi, quello per cui siete nati,
quello che ciascuno di voi desidera per sé e per i figli e per gli
amici>>
Juliàn Carròn
(cit. in “Esercizi della fraternità” pag.56 in: www.clonline.org
)
|
@ |
Cosa c’è più della famiglia? È la coscienza di essere
voluto!,
sabato 11 agosto 2012
«Quando esco da qui (carcere di San Vittore) non farò più cazzate, ho
capito che amo mia moglie così tanto che non sbaglierò più».
Così mi ha detto il mio nuovo compagno di cella, così mi hanno detto
altri detenuti con cui parlo. Giusto, ma cosa c’è che può andare oltre
lo sforzo dell’io, al lavoro per avere sostegno al proprio impegno?
Davanti al dolore (il carcere è una struttura dedicata al dolore non
fisico), alle contraddizioni così grandi che ti portano anche a
sbagliare (famiglie, parentele, povertà, droga)
cosa può sostenere uno sforzo, un
proponimento? Quando faccio questa domanda c’è smarrimento.
Cosa c’è più della famiglia? È la coscienza di essere
voluto! Fatto, nato perché voluto da qualcuno, voluto per un senso e uno
scopo che la vita ti porta a scoprire dentro fallimenti e drammi.
Sapendo che chi ti ha voluto e chi ti vuole è la possibilità che non
tutto dipenda da te, dalla tua incapacità di essere giusto. Anzi, questa
impossibilità a essere giusti aiuta ad attaccarsi a chi ti ha voluto e
mi vuole.
Cose comprensibili qui, dove le sovrastrutture della “vita normale” sono
meno presenti nei sette metri quadrati della cella, dove si sta quasi
nudi per il caldo e nudi per capire cosa sei e farai.
E l’essere voluti da Dio passa necessariamente dal volto
della sua storia, della Chiesa, dal volto di chi ti ama, scrive, prega
per te, ti aspetta.
Antonio Simone
(cit.
www.tempi.it “trentacinquesima lettera da San Vittore”)
|
@ |
Accogliere è perdonare,
domenica 5 agosto
2012
L’accoglienza
come abbraccio del diverso:io uso questa espressione per definire la
parola perdono.
L’accoglienza è realmente perdono, l’abbraccio del diverso.
Accogliere e perdonare : è lo stesso.
In questo senso, in casa vostra, la prima
accoglienza, e perciò il primo perdono, è con vostra moglie e con vostro
marito.
L’accoglienza è l’abbraccio del diverso, e per questo vale per
tutti i nostri rapporti.
L’abbraccio del diverso si chiama <<perdono>>, perché per abbracciare un
diverso bisogna prima perdonarlo.
Perdonare vuol dire
affermare, sotto tutto il cascame, ciò che di vero e di giusto, di buono
e di bello,di essere, c’è nell’altro.
L’essere tuo è più grande e più profondo,
più importante dei mille, mille e mille tuoi peccati.
Luigi Giussani
(cit.in “Il miracolo dell’ospitalità” pag. 59 ed. Piemme)
|
@ |
La colpa dei
cattivi testimoni, sabato 28 luglio 2012
[…] la colpa dei cattivi testimoni è
infinitamente più grave di quanto non pensino i loro denigratori non
credenti.
Quando chi è inviato a diffondere la luce viene meno al suo compito, la
sua oscurità è più grande per lo sfondo luminoso su cui si staglia;
inoltre, poiché impedisce all’alba di sorgere attraverso di lui, egli
accresce più di chiunque altro il peso delle tenebre che gravano sul
mondo.
Per giunta egli aggiunge alla sua colpa un crimine mortale: sfigura il
volto della Chiesa agli occhi di coloro che, pur senza saperlo, ne
cercano la bellezza.
Fabrice Hadjadj
(cit. in “La terra strada del cielo- manuale dell’avventuriero
dell’esistenza” pag.88 ed. Lindau €14,50)
|
@ |
Per il fatto di avere incontrato Cristo viene
risparmiato qualcosa all'uomo?, sabato
21 luglio 2012
Quante volte ci
siamo meravigliati di vedere come tanti nostri amici affrontano la
morte, la malattia.
Per il fatto di avere incontrato Cristo viene loro risparmiato qualcosa?
Nessuno ci ha promesso questo.
Gesù vuole generare un io,
una creatura così nuova che possa stare davanti a tutto.
Questa è la creatura nuova.
Il problema non è che ci venga risparmiato qualcosa: no, sarebbe poco,
perché (…) una persona potrebbe riuscire a guarire, il Signore può farla
guarire, ma la vera questione è che questo non basta,
la vera questione è se c’è una
risposta adeguata alla morte,
perché anche dopo la
guarigione dovremo stare davanti alla morte.
Questa è la creatura che Cristo vuole generare, e questa è la
possibilità per noi, per i nostri amici, per i nostri cari, per il
mondo: che vi sia nel reale, nella storia, nel nostro posto di lavoro,
nella nostra famiglia, tra i nostri amici, un io nuovo, consistente.
Juliàn Carròn
(cit. in “Non vivo più io, ma Cristo vive in me” pag.66 in
www.clonline.org )
|
@ |
Nessun padre è
all’altezza dei desideri del figlio. sabato
14 luglio 2012
<<Tratto t’ho qui con
ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor sé de l’erte vie, fuor sé de l’arte…
Non aspettar mio dir più né mio cenno;
libero, dritto e sano è tuo arbitrio,
e fallo fora non fare a suo senno:
per ch’io te sovra te corono e mitrio>>.
(Purg.XXVII, 130-132; 139-142)
In questa scena vediamo il coronamento di ogni paternità umana.
Nessun padre è
all’altezza dei desideri del figlio.
Il padre naturale di Dante lo ha fatto crescere, ma non abbastanza.
Anche Virgilio lo ha fatto crescere, ma ad un certo punto anche lui si
deve allontanare.
In definitiva, la
paternità si compie consegnando il figlio al vero Padre,
il <<fine di tutti i disii>>.
Jonah Lynch
(cit. in “Nessuno genera se non è generato” pag.47 ed. I ROMBI MARIETTI
1820 € 6)
|
@ |
Il matrimonio è, nello stesso tempo, un contratto
e più di un contratto, sabato
7 luglio 2012
Il matrimonio è,
nello stesso tempo, un contratto e più di un contratto
Avendo come scopo estremo la comunione
delle persone e la nascita dei figli, presenta la strana proprietà di
non poter essere infranto senza un’intima violenza, anche quando le due
parti pretendono di separarsi amichevolmente.
La comunione che presuppone il “Ti amo” vieta ogni rottura: il suo
termine è l’altro, e non questa o quella delle sue qualità.
Se avessi detto soltanto: <<Amo il tuo culo>> o << Amo il tuo
successo>>, avrei potuto liberarmi non appena il mio congiunto avesse
conosciuto l’insuccesso o le sue natiche si fossero afflosciate.
Ma ho detto:<< Io amo te>>, ossia la tua persona nella sua totalità
successiva, quella che è oggi, ma anche quella che sarà domani e che
ancora non conosco.
Non è come un contratto con un’azienda che posso rescindere qualora io
sia insoddisfatto o l’obiettivo non sia stato raggiunto.
Fabrice Hadjadj
(cit. in “Mistica della carne- La profondità dei sessi” pag.134 ed.
Medusa €17,50)
|
@ |
Dio non permette
mai che accada qualche cosa, se non per una maturità,
sabato 30 giugno 2012
[dice don Giussani] Dio non permette mai
che accada qualche cosa, se non per una maturità, per una nostra
maturazione.
Anzi, è proprio dalla capacità che ognuno di noi e che ogni realtà
ecclesiale ha ( famiglia, comunità, parrocchia, Chiesa in genere) di
valorizzare come strada maturante ciò che appare come obiezione,
persecuzione, o comunque come difficoltà, è dalla capacità di rendere
strumento e momento di maturazione questo, che si dimostra la verità
della fede. (…)
Resta sempre vero che, per chi capisce Dio e vuole Dio,
tutto coopera al bene; e resta sempre
vero che, nella difficoltà, viene a galla il fatto se tu voglia Dio o
no.
Juliàn Carròn
(cit. in :”Appunti dalla Scuola di comunità con Juliàn Carròn. Milano 30
giugno” in
www.clonline.org )
|
@ |
Questa è la natura del nostro desiderio,
sabato 23 giugno 2012
[….] Neanche se
accogliete tutti i figli smarriti dell’universo potrete riempire il
desiderio di infinito del vostro cuore.
Tutto è piccino per la capacità dell’animo.
Questo deve essere chiaro,
perché altrimenti l’affido si riduce al tentativo di risolvere un
problema personale non risolto.
Non lo risolverete così, anzi, lo complicherete se non capite questo.
Perché il punto non può essere che il figlio venga a riempire un buco,
un vuoto.
Non
lo riempie, come non l’ha riempito il marito o la moglie e come non
l’hanno riempito i figli naturali:
non lo riempie nessuno,
perché questa è la natura del nostro
desiderio, questa è la natura della esigenza che ci troviamo addosso.
Se non succede un’altra
cosa, se non succede l’incontro con Colui che
risponde, il punto di partenza, anche essendo cristiani (…),
torna ad essere il senso religioso, cioè il nostro tentativo.
E poi ci arrabbiamo perché non basta.
Juliàn Carròn,
(cit. in “Il punto sorgivo della gratuità” in
www.clonline.org )
|
@ |
Non me
ne importa niente delle prove dell’esistenza di Dio,
domenica 17 giugno 2012
<< Non me ne
importa niente delle prove dell’esistenza di Dio.
Però, come Monod, ho questo sasso sullo stomaco: non accetto volentieri
l’idea che il carnefice e la vittima scompaiano insieme nel nulla>>.
P. Rossi
(cit. in “” Appunti
dall’Assemblea di Juliàn Carròn con un gruppo di operatori sanitari,
Milano 2 maggio 2012. In
www.clonline.org )
|
@ |
Messaggio agli amici
colpiti dal terremoto in Emilia Romagna, Lombardia e Veneto,
sabato 2 giugno 2012
Julián Carrón ,
01/06/2012
Cari amici, questo è il momento della
persona!
Dobbiamo renderci conto di Chi ci dà la vita
adesso, di Chi ci dà il punto di appoggio sicuro per affrontare questa
situazione senza fuggire. Ora le spiegazioni penultime non
servono.
Anche «se trema la terra, se crollano i monti nel fondo del mare», «Tu
sei il mio Dio»: questa è l’espressione ultima della autocoscienza
dell’uomo. Io chi sono? Sono una parte di questo tutto che crolla o sono
qualcosa d’altro?
Ciascuno, per stare davanti al reale, è costretto a non rimanere
nell’apparenza. Qui si vede chi siamo, dov’è la nostra consistenza. Il
terremoto può essere l’occasione attraverso cui il Mistero ci fa
prendere coscienza di noi stessi domandando a ciascuno di noi: «Vi
rendete conto chi siete voi e Chi sono io?».
Rispondere a questa domanda non lo si fa una volta per tutte. Occorre
rispondere in continuazione, come giudizio, come riconoscimento di Chi
ci fa ora.
Come ci diceva don Giussani, io sono «tu-che-mi-fai».
Julián Carrón - Messaggio agli amici colpiti dal terremoto in Emilia
Romagna, Lombardia e Veneto (52,09 KB)
|
@ |
<<Tu dunque pretendi
che Dio s’immischi costantemente nelle azioni degli uomini, che, con la
sua intromissione, renda impossibile le azioni cattive, e che ciò accada
senza indugio.
Se volessimo essere coerenti nell’esigerlo, Dio dovrebbe paralizzare la
lingua del maldicente e del bugiardo prima che potesse proferire la
maldicenza o la menzogna;
il ladro, che tende la mano verso il bene del vicino, dovrebbe
ravvedersi;
i sensi dell’adultero dovrebbero mancare al loro ufficio appena i suoi
occhi si posassero bramosi sulla donna del prossimo.
Sì, in tal
modo Iddio potrebbe escludere tutto il male del mondo, ma distruggerebbe
insieme anche l’esistenza umana.
Poiché noi diventeremmo
fantocci, incapaci di decidere; sarebbe la fine della nostra libertà;
la nostra volontà rimarrebbe paralizzata e non potremmo più amare Dio.
L’amore, infatti, ha per premessa il libero arbitrio;
l’amore deve essere
spontaneo, altrimenti non è amore.
Ma amare Dio è il senso e lo scopo della nostra esistenza>>.
Louis de Wohl, (dal
dialogo tra l’arcidiacono Leone e l’imperatrice Galla Placidia in
“Attila – la tempesta dall’oriente “pag.39 ed. Bur-Rizzoli €10,90 )
|
@ |
|
@ |
Il segreto dell’educazione: non avere il
problema dell’educazione,
sabato 28 aprile 2012
[…] il segreto dell’educazione è non avere il
problema dell’educazione; perché se è un problema per te diventa
un problema per i figli.
E da un problema, da una pretesa, dal sentire che l’altro gli dice:
<<Devi essere diverso>>, da questo il figlio si difende.
Se invece il rapporto tra l’educatore e il figlio è:<<Io
ti amo [ti accetto..]così come sei, io ti affermo per quello che
sei, però sto facendo questa strada, sappi che io sto andando in questa
direzione, sto guardando queste cose che
rendono felice me, se vuoi vieni>>, questo lo lascia libero;
anzi, lo intriga, lo incuriosisce e magari gli viene voglia di venirti
dietro.
Quando tu hai il problema di educare,
psicologicamente diventa un problema insopportabile per il figlio. Tu
devi avere il problema di educare te stesso e basta, ce n’è d’avanzo.
L’educazione non ha quasi bisogno di parole. O meglio, l’unica
parola che ha senso nell’educazione è la risposta a una domanda che si
pone, che i figli esplicitamente pongono; mai dare risposte a domande
che non si pongono, che i ragazzi non avvertono come urgenti per sé.
Franco Nembrini
(cit. in”Di padre in figlio-conversazioni sul rischio di educare”
pag.140 ed. Ares €15). |
@ |
Il padre ha
lasciato andar via il figliol prodigo; anche se era evidente che stava
sbagliando, che si sarebbe fatto del male
domenica 22 aprile 2012
E’ andato da
suo padre e gli ha detto:<< Sono stufo di questa casa, voglio andar
via>>.
Tutti i bambini hanno fatto le valigie: chi a cinque anni, chi a tre,
chi a undici, tutti i figli hanno fatto almeno una volta la valigia.
E finché la fanno a cinque anni ci si fa una risata; ma quando ne hanno
diciotto e cominciano a dire <<Sono stufo di questa casa>, è una ferita
terribile.
Il papà del figliol
prodigo lo ha lasciato andare.
Noi non lo facciamo mai.. Noi chiudiamo la
porta a chiave e diciamo:<<No, tu da qui non esci! Questa è casa tua.
Con tutto il bene che ti voglio, con tutte le cose che ho fatto per te,
la fatica che ho fatto in questi anni…..>>; e quello si spara o ti
spara, una delle due. Noi chiudiamo la porta a chiave.
Il papà del figliol prodigo invece gli ha dato la parte dei beni che gli
spettava e gli ha detto:<<Vai>>.
Ma perché il figliol
prodigo ha potuto tornare? Per la certezza assoluta che aveva di avere
una casa e chi lo aspettava.
Franco Nembrini
(cit. in “Di padre in figlio-conversazioni sul rischio di educare”
pag.26 ed. Ares €15) |
@ |
Papà, perché devo essere buono?
domenica 15 aprile 2012
[..] che cosa deve
rispondere un genitore a un figlio che gli chiede:<<Papà,
perché devo essere buono? Dove fondi questi valori che mi chiedi
di praticare?>>?
Tu gli devi poter dire: << Ragazzo mio, sono anch’io come te, siamo
sulla stessa barca, ho lo stesso problema tuo, ho il problema che hai tu
di fronte al male, di fronte alla noia, di fronte al nulla che a volte
sembra divorare le cose, vivo lo stesso dramma che vivi tu, vivo la
stessa possibilità che la vita sia al fondo una tragedia.
Da questo, da questa tragedia, da questa possibilità di male, dalla
possibilità che la vita sia niente, sia polvere, sia distruzione, sia il
nulla che vince, da questa possibilità di male
io sono stato salvato, tirato fuori, mi è accaduta una cosa>>.
Lo dico da cristiano, ma la sfida è uguale per tutti.
Se doveste alzarvi e dirmi:<<Ma io non credo>>, direi che non importa,
vale la stessa cosa perché, giratela nella forma più laica che
conoscete, la sfida è identica, è tuo figlio che ti guarda e ti dice: <<Dimmi
comunque qual è l’ipotesi di bene su cui basi la tua vita>>.
Tu devi poter rispondere, non a parole ma per un’esperienza vissuta, per
la testimonianza di un’esperienza vissuta.
Franco Nembrini
(cit. in “Di padre in figlio-conversazioni sul rischio di educare”
pag.47 ed Ares €15) |
@ |
Cristo è risorto! E’ veramente risorto!
domenica 8 aprile 2012
Non c’è alternativa tra Cristo risorto e la decadenza totale verso il
niente, verso la fermentazione che uccide, altera e uccide.
Non c’è niente che possa togliere la differenza tra quella verità e la
menzogna nei nostri rapporti: l’adesione a quella verità o la menzogna,
nei nostri rapporti.
Anche il più intimo e il più amato, fino all’ultimo ci lascerebbe con
assoluto disinteresse.
Mentre il rapporto più amato diventa eterno, un possesso già eterno,
come ha detto Dante, perché in esso <<trasluce>> qualcosa che tu
riconosci.
E perciò abbracci ciò che tu ami con quel distacco dentro che ti fa
dire:<< In te trasluce il grande Altro, Cristo. Amo te come Cristo, amo
Cristo in te, amo te in Cristo.>>.
Luigi Giussani
(cit. in :”La familiarità con Cristo” ed. San Paolo pag. 95 € 14,50) |
@ |
Le madri della nostra cultura
di morte, che uccidono per paura del Sacrificio,
domenica 1 aprile 2012
“Non avevi morte, o mio Dio,
per salvare il mondo….O dolore! Laggiù
una sera la tua morte d’uomo, nera, abbandonata,
piccolo mio,sono io che te l’ho data”.
Per questo, consentendo alla Croce di suo
Figlio, Maria è Madre della Vita. Nel presentimento di un destino tanto
terribile, altre avrebbero chiesto di abortire. Molte, sul Golgota,
avrebbero pensato a una iniezione per inoculare un decesso rapido e
indolore alla loro prole.
Sono le madri della
nostra cultura di morte, che uccidono per paura del Sacrificio. Il parto
è una gioia ma anche una responsabilità.
Maria lo rammenta nel più forte dei modi.
Dare la vita è anche esporre alle tenebre, alla sofferenza e alla morte.
Per una resurrezione , certamente, che però sarà quella della Gioia
eterna o del sempiterno orgoglio. I genitori non si aprono radicalmente
alla vita se non consentendo questa avventura al contempo tragica e
beata.
Devono preservare il più possibile il figlio dal dolore, come Maria e
Giuseppe a Nazareth, ma se lo accecano rispetto alla morte e trascurano
di insegnargli il peso della Storia e l’amore della Verità fino al dono
totale di sé , il povero piccolo cercherà la luce tra gli scaffali
illuminati al neon dei negozi, la vitalità nei prodotti biologici,
l’eroismo nell’eroina, la contemplazione nello spettacolo, a così via.
Ben presto si stancherà, non saprà che fare della propria
sofferenza,[..] e chiederà di essere abbattuto come un vecchio ronzino,
o svuoterà da solo le confezioni di calmanti.
Se non si educa al
martirio, la carezze possono essere anche moltiplicate, soavi e
protettive, ma non fanno altro che predisporre al suicidio.
Fabrice Hadjadj
(cit. in “Farcela con la morte anti-metodo per vivere.” Pag.376
Cittadella Editrice €29,50 |
@ |
La carità,
come attrattiva, (domenica 25 marzo 2012 )
Dice san Tommaso d’Aquino che la carità, come attrattiva, per l’uomo pur
ferito dal peccato, è più potente, come intensità di attrattiva e
diletto, che qualunque attrattiva naturale.
La carità
è imparagonabile, come attrattiva avvincente, rispetto all’attrattiva
naturale dell’uomo verso la donna.
Non avendo esperienza di
questo, forse, hanno dipinto san Giuseppe come una persona anziana,
quasi per difendere così la verginità della Madonna.
Invece era il paradiso presente, era il di più
presente che rendeva verginale, così umano quel rapporto: nessun uomo ha
voluto bene alla sua sposa come Giuseppe ha voluto bene a Maria.
Perché era un amore che nasceva dalla felicità, non nasceva da una
mancanza, come tante volte è il nostro povero affetto.
Quando
nasce da una mancanza, l’affetto inevitabilmente è segnato da un’ultima
violenza.
Nasceva da una pienezza di
felicità: questo era l’amore di quell’uomo, di quel povero uomo di nome
Giuseppe verso la più bella delle creature che era Maria.
Giacomo Tantardini
(cit. in “L’umanità di Cristo è la nostra felicità “ in supplemento al
numero 11 -2011 di 30GIORNI) |
@ |
Il cristiano
sa che non c’è stata alcuna Età dell’oro,
domenica 18 marzo
2012
Il cristiano sa che non c’è stata alcuna Età dell’oro.
Sa che il tempo in cui il Verbo si è fatto carne ed è sceso sulla terra
è stato anche il tempo in cui l’abbiamo crocifisso e maledetto.
Sa infine che l’epoca in
cui vive è per lui la migliore, perché è quella in cui può rendere
testimonianza.
Ora, quello che c’è di più meraviglioso in
questo mondo senza Gesù, è che ci è vietato di accontentarci di qualche
buona parola e qualche piccola devozione, come ai tempi della
cristianità: questo mondo esige da parte nostra una testimonianza
completa di santità, una testimonianza di amore a morte, una verità che
invade anima e corpo.
Questo mondo ci chiede di essere altri cristi per il nostro prossimo.
La modernità è nostra alleata e la post-modernità non è un ostacolo.
Più il mondo è senza Gesù
e più questo è il mondo in cui si deve realizzare l’Incarnazione.
Più il mondo è popolato di peccatori e più deve essere il mondo della
Redenzione.
Fabrice Hadjadj
(cit. in “Modernità contro modernismo” in
www.cmc.milano.it/Archivio/2011 ) |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
|
|
|
|
Memorare 2011 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
|
|
|
|
Memorare 2010 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
Il senso
dell'incompiutezza (sabato 28 agosto 2010)
[..] l'incompiutezza, il senso dell'incompiutezza delle cose a cui più
teniamo ti rende molto più desiderosa di camminare verso la compiutezza,
di camminare verso il destino; e, camminando verso il destino, insieme
alla cosa che ti preme, porti anche tutte le altre cose. Mentre, senza
questo senso dell'incompiutezza, la cosa che hai davanti e che ti piace
ti ferma, e la bellezza diventa tomba, prigione.[..]
Senza senso dell'incompiutezza uno cerca e tende ad arrestarsi in quello
che più gli piace, e questo, dopo un pò di tempo, diventa tomba,
corruzione; [..]
Luigi Giussani
(cit. in "L'io nasce in un incontro" pag. 386 ed. Bur-Rizzoli |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
|
|
Memorare 2009 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
Come è
possibile che un'esperienza nel tempo, può poi diventare qualcosa
che non mi dice più niente? (sabato
19 dicembre 2009)
Come è possibile che un'esperienza così - per cui all'inizio
diciamo:<<Io non posso vivere senza questa persona qua>> - ,nel
tempo, può poi diventare qualcosa che non mi dice più niente, fino
al punto di divorziare? [.....] Se io non riesco a vivere il
rapporto nella sua verità, il tempo e le circostanze e la
insufficienza lo fanno venir meno come interesse della vita; non
perchè io voglia che venga meno, ma perchè non è in grado di
prendermi tutto, perchè si palesa che non è quello per cui io sono
fatto,che non è quello per cui è fatto l'altro. Allora la questione
è come vivere il rapporto in modo tale da vivere nella prospettiva
di quello che riempie tutti e due; e questo dobbiamo testimoniarcelo
a vicenda: come io vivo un rapporto in modo tale che questo diventi
sempre interessante e non venga meno?
Juliàn Carròn
(cit. in "Appunti dalla Scuola di comunità con Juliàn Carròn/5"del
22/12/09 in www.tracce.it )
|
@ |
Qual è la
natura del nostro io? Perchè i valori non bastano?
(sabato 12 dicembre 2009)
[...] e qual è la natura del nostro io? Che il nostro io è esigenza
di compimento e noi questa esigenza di compimento, questo quid
animo satis? [...] con che cosa possiamo riempirlo? Con che
cosa tutti gli uomini cercano di riempirlo?
Con le due cose possibili: le cose o le persone.
Per questo noi ci aspettiamo la pienezza dal possesso, degli uni o
degli altri, o del figlio o della moglie o dei lavoratori che
lavorano con me o dei colleghi, o dall'accumulo delle cose.
Perchè succede così?
Perchè non posso togliermi da dosso questa
esigenza di pienezza, è impossibile.
Allora perchè i valori non bastano?
Perchè con essi io non posso evitare di desiderare tutto, e perciò
niente è sufficiente.
Per questo, se io non ho un'esperienza di risposta positiva a questa
domanda (cioè che succeda qualcosa nel
presente che riempia il vuoto di cui sono fatto, che sia in
grado di compiere il desiderio), io mi posso scordare di avere un
rapporto libero con le persone o con le cose.
Juliàn Carròn
(cit in "Appunti dalla scuola di comunità di Julian Carròn" in
www.clonline.org )
|
@ |
L'amicizia è ... (venerdì
4 dicembre 2009)
<< La relazione con l'altro è sempre abbraccio e scontro>>
(Angelo Scola).
L' altro è il diverso, è l'alterità. Se tu vuoi veramente
entrare con rispetto e con fiducia nell'alterità, devi accettare
il dolore. L'esperienza dell'amicizia passa dunque per il
dolore. L'amicizia autentica rispetta una alterità. Ciò
significa accettare il diverso, con gratitudine, perchè il
diverso mi completa.
[..] L'amicizia non è una pacca sulle spalle. L'amicizia è
compromettersi per il bene dell'altro, è passione di camminare
insieme, desiderio di volere le stesse cose.
Cristiana Piccardo
(già badessa della Trappa di Vitorchiano)
( cit. in "Fraternità e missione" n. 12.
www.sancarlo.org )
|
@ |
La vita
dell'uomo consiste nell'affetto che... (sabato
28 novembre 2009)
<< La vita dell'uomo consiste nell'affetto che principalmente lo
sostiene e nel quale trova la sua più grande soddisfazione>> (San
Tommaso)
Può esistere un affetto così?
C'è un affetto che corrisponda così tanto alla nostra attesa da
potere diventare fondamento in grado di resistere a qualsiasi
battaglia? [...]
Siccome l'uomo è esigenza di totalità, soltanto qualcosa di totale
può corrispondere a tale esigenza.
Solo un uomo nella storia ha avuto tale pretesa: Gesù di Nazareth,
il Mistero fatto carne.
Solo che ha avuto la grazia d'incontrare un dono così, può capire
cos'è quella soddisfazione che consente di sostenere tutta la vita.
Juliàn Carròn
(cit. in "La tua opera è un bene per tutti" in
www.clonline.org )
|
@ |
Chiedete a
questo padre se ... (sabato
21 novembre 2009)
Chiedete a questo padre se il momento migliore
Non è quando i suoi figli incominciano ad amarlo come degli uomini,
Lui stesso come un uomo,
Liberamente,
Gratuitamente,
Chiedete a questo padre i cui figli crescono.
Chiedete a questo padre se non c'è un'ora segreta,
Un momento segreto,
E se non è
Quando i suoi figli incominciano a diventare degli uomini,
Liberi,
Lo amano come un uomo,
Libero,
Chiedete a questo padre i cui figli crescono.
[...]
Ora io sono loro padre, dice Dio, e conosco la condizione dell'uomo.
Sono io che l'ho fatta.
Io non domando troppo a loro. Non domando che il loro cuore.
Quando ho il loro cuore, trovo che così va bene. Non sono difficile.
Tutte le sottomissioni di schiavi del mondo non valgono un bello
sguardo d'uomo libero.
[...]
Per ottenere questa libertà, questa gratuità ho sacrificato tutto,
Per creare questa libertà, questa gratuità,
Per fare entrare in gioco questa libertà, questa gratuità.
Per insegnargli la libertà.
Charles Pèguy
(cit. in "Lui è qui- Pagine scelte" ed. BUR-Rizzoli pag 374. E'
appena uscita la ristampa)
|
@ |
La tentazione
più grande, psicologicamente parlando più diffusa: Non fossi mai
nato! (sabato 14
novembre 2009)
La tentazione più grande, psicologicamente parlando più diffusa, in
chiunque, a qualunque livello, è quella di Geremia e Giobbe:<<Non
fossi mai nato!>>. Invece è il contrario! Da vecchi si
capisce anche quello che non si era mai capito, si diventa cioè più
giovani: si capisce che esistere è un bene in
sè, evidente per immediatezza naturale, come è per un
bambino. La non accettazione è solo un <<contro>> e basta, perciò è
violenza; tutta la violenza ha questa radice, originalmente.
Luigi Giussani
(cit. in "L'uomo e il suo destino - In cammino" ed. Bur pag.80)
|
@ |
Invece di
guardarlo parlare con la bocca ti arriva addosso con le nostre
presenze, (sabato
7 novembre 2009)
[...]. Invece che Lui coi capelli al vento, invece di guardarlo parlare
con la bocca che si apre e si chiude, [Cristo] ti arriva addosso con
le nostre presenze, che siamo come le fragili maschere, la fragile
pelle, le fragili maschere di qualcosa di potente che è Lui che sta
dentro, che non sono nè io nè lui nè te, eppure passa attraverso me,
passa attraverso te, passa anche attraverso lui e le cose di oggi
non te le dice nessuno. Non sono mie, sono di Colui che Andrea e
Giovanni quel pomeriggio eran là a guardare che parlava; parlava,e
parlava, così vincendo tempo e spazio ha parlato oggi a te; e ti
parlerà dopodomani e fra dieci anni.
Luigi Giussani
(cit. in: " Esperienza: lo strumento per un cammino umano" in
www.clonline.org pag.32)
|
@ |
Un uomo
colto, un europeo dei nostri giorni può credere (sabato
31 ottobre 2009)
<< Un uomo colto, un europeo dei nostri giorni può credere, credere
proprio, alla divinità del figlio di Dio, Gesù Cristo? >>.
F. Dostoevskij
(cit. in "Qui e ora" di Luigi Giussani ed. Bur-Rizzoli € 12)
|
@ |
La
persona prima non esisteva. Il metodo dello sviluppo
sabato 24
ottobre 2009 20.05
<< La persona prima non esisteva: perciò quello che la
costituisce è un dato, un prodotto
d'altro. Questa situazione
originale si ripete ad ogni livello dello sviluppo della
persona. Ciò che provoca la mia crescita non coincide con me, è
altro da me>>. L'evento della nascita non è dunque il << big
bang>> che dà avvio ad una singolarità che poi si evolve e si
struttura per proprio conto,[...] : il
rapporto all'altro è il metodo permanente dello sviluppo,
in ogni senso e ad ogni livello, dell'identità dell'io. <<
L'uomo si sviluppa per rapporto, per contatto con l'altro.
L'altro, tanto è originariamente necessario perchè l'uomo
esista, altrettanto è necessario perchè l'uomo si avveri, si
inveri, diventi sempre più se stesso>>. [...] Senza l'altro,
senza l'incontro, l'io non può pervenire alla coscienza di sè e
non può farsi coscienza del mondo, << auocoscienza del cosmo>>
[...].
Carmine Di Martino
(cit. in " La conoscenza è sempre un avvenimento" in
www.meetingrimini.org )
|
@ |
Non c'eri, ci sei,
non ci sarai più, dunque dipendi (sabato 17 ottobre 2009)
<< Non
c'eri, ci sei, non ci sarai più, dunque dipendi>>. (Giussani)
L'essere-generati rende posticcia ogni pretesa di autonomia, di
cominciamento da sè, di cominciamento assoluto.
Non vi è un solo uomo che non abbia anzitutto dovuto nascere, che
cioè non sia stato preceduto dall'iniziativa di altri, senza aver
potuto dire una parola, senza aver potuto sapere, prevedere : le
mia nascita accade senza e prima di
me, dell' << ego>>, di ogni <<
cogito ergo sum>>: essa
mi accade e mi chiama subito a
rispondere, mi situa in un ritardo insormontabile rispetto a
qualunque progetto di autopossesso, di appropriazione.
Carmine Di Martino
(cit. in " La conoscenza è sempre un avvenimento" in
www.meetingrimini.org
|
@ |
Esperienza come un acquisto di conoscenza
(sabato 10 ottobre 2009)
Che cosa è questa esperienza? Il paragone velocissimo che
facciamo di quello che proviamo con le esigenze che
costituiscono il nostro cuore [esigenza di verità ,di
felicità, di bellezza..]; e quanto più bello è quello che
vediamo o più brutto è quello che vediamo, tanto più facile
è il giudizio, più in fretta vengono fuori tutte le esigenze
e facciamo questo paragone velocissimo; e quanto più l'umano
è presente, quanto meno siamo dei sassi, tanto più è facile
fare questo paragone velocissimo. E' semplice.[...]
Dunque l'esperienza non è caratterizzata da una
accumulazione di impatti, di impressioni, di emozioni, ma da
un acquisto di conoscenza, da una scoperta, da una
comprensione del senso. Senza un
aumento di coscienza, di conoscenza delle cose e di sè, non
si può dire che si è fatta esperienza.
Juliàn Carròn
(cit. in "Esperienza:lo strumento per un cammino umano" pag.14
in www.clonline.org )
|
@ |
Abbiamo
bisogno di fare esperienza (sabato 3 ottobre 2009
)
Il testimone ci mostra una reale possibilità più umana di vivere
nelle circostanze cui siamo chiamati, e per questo ci colpisce;
ma non basta, perchè ciascuno di noi
(io, tu) [...] ha bisogno di fare l'esperienza personale di ciò che
il testimone mostra. Perchè diventi mio! [..] ciascuno di noi deve
affrontare personalmente le circostanze, la vita, e ha bisogno di
vedere lì che essa può essere vissuta in un altro modo, che la
confusione può essere sconfitta, che la morte non è il destino di
ogni circostanza. Altrimenti affondiamo nelle circostanze e usiamo
le frasi di don Giussani come epitaffio sopra la nostra tomba...
Juliàn Carròn
(cit. in "Esperienza: lo strumento per un cammino umano" pag. 5 in
www.clonline.org )
|
@ |
Le persone
del mondo hanno bisogno di ...
sabato 26 settembre 2009
<< Le persone del mondo non hanno tanto bisogno di ciò che abbiamo,
quanto di ciò che siamo>>
Edith Stein - Santa Teresa Benedetta della Croce
(cit. in: Francesco Salvarani:"Edith Stein - La grande figlia
d'Israele, della Chiesa, del Carmelo" pag.280 ed. Ares € 25)
|
@ |
Imparare a
vedere gli altri portare la croce
sabato 19 settembre
2009
[...]. Dobbiamo imparare a vedere gli altri portare la croce e non
potergliela togliere. E' più difficile che portare la propria....
Edith Stein - Santa Teresa Benedetta della Croce
(cit. in:Francesco Salvarani: "Edith Stein - La grande figlia
d'Israele della Chiesa, del Carmelo" pag.267 ed. Ares € 25)
|
@ |
Il metodo cristiano
non è scrutare le scritture ... ma è ...
sabato 12 settembre 2009
<< Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita
eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza ma
voi non volete venire a me per avere la vita >>. (Gv 5, 39-40)
Il metodo cristiano non è scrutare le scritture, non è scrutare l'io
per far emergere le domande dalle Scritture o dall'io, ma è andare a
Lui per avere la vita. Schlier usa un'immagine interessante
quando dice che da questo punto di vista la filosofia è
anacronistica. Dal momento che Dio è intervenuto così
[incarnandosi], far compiere il percorso della conoscenza naturale
di Dio è anacronistico. Se c'è una strada - un metodo - facile e
breve (cfr. 1Cor 12,1), perchè farne una lunga, difficile, e spesso
offuscata e sfigurata dall'errore? E' una cosa non umana.
Giacomo Tantardini
(cit. in "La testimonianza di Gesù risorto" all. a 30 Giorni 1/2
2009)
|
@ |
La coerenza
sabato 5 settembre 2009
... se la coerenza è la regola del cammino etico, del cammino morale,
della coerenza noi non siamo capaci! [...] la coerenza è una grazia.
Guarda, quando tu sei contento di essere coerente - <<Voglio essere
coerente!>> - , sei distorto, perchè affermi te stesso, e perciò puoi
addirittura commettere un errore più grave di quello che avresti
commesso non essendo coerente: è l'orgoglio,
l'affermazione di te come sussistente. Invece la coerenza è
grazia, è il rinnovarsi della sorpresa dell'incontro con qualcosa che è
più te di te, senza del quale tu non saresti te stesso.
Luigi Giussani
(cit. in " Qui e ora" (1984 - 1985) pag. 432 ed. Bur-Rizzoli € 12)
|
@ |
"Raramente gli uomini capiscono quello che credono
già di sapere".
sabato 29 agosto 2009
[...]la verità, una cosa vera, quando più tu la senti e la guardi,
tanto più è nuova. Questa è la caratteristica del vero. Quando uno
dice:<< Questa roba qui l'ho già sentita>>, è perchè non l'ha mai
capita, oppure non è vera la cosa.
Luigi Giussani
( cit. in "Qui e ora" (1984-1985) pag.280 ed. BUR-Rizzoli € 12) |
@ |
sabato 22 agosto 2009
Dio si è reso presente attraverso l'umano
Questo è il genio di Dio: che si è reso presente attraverso l'umano,
vale a dire attraverso circostanze contingenti. Se la Samaritana,
invece di andare a prendere l'acqua mezz'ora prima, fosse andata
mezz'ora dopo, non lo avrebbe visto! Se, comprendendo che era
giudeo, non gli avesse rivolto la parola per albagia, se non gli
avesse risposto, a avesse detto. << Và a quel paese!>>, non avrebbe
avuto quell'incontro: una contingenza, delle circostanze, la
fragilità assoluta, l'effimero, l'effimero che non è nulla, come
tutto il pensiero umano decide che sia, tanto è fragile. Ma, proprio
attraverso questo contingente, l'eterno, il consistente, l'essere,
il significato, ciò per cui vale la pena, finalmente l'oggetto per
cui la ragione è fatta, per cui l'io è fatto, si rende presente. Il
consistente, il permanente, la totalità è un uomo!
E' attraverso una realtà contingente, è
attraverso una umanità contingente, tanto che ti può fare vomitare
qualche volta, simile com'è a te, che questo uomo ti raggiunge ora.
Luigi Giussani
(cit. in "Qui e ora" (1984 - 1985) pag.426 ed. BUR-Rizzoli €12) |
@ |
sabato 15 agosto 2009
<<Tu mi hai detto che la vocazione è qualcosa di essenzialmente
personale. Questo mi ha aiutato a riconoscere che
il problema sono io, non gli altri, le circostanze esterne, i
risultati.>>
Se il problema della tua vita fossero gli altri [...], o le circostanze
esterne [...] , o i risultati [...] allora il nostro valore, il valore,
non sarebbe più l'io, ma sarebbe qualcosa d'altro, l'io sarebbe
agganciato a qualcosa d'altro: si chiama <<
alienazione>>. Avremmo, cioè, un sentimento di noi stessi e del
vivere alienato! [...]
L'alienazione sta nel fatto che il valore, il significato, la
consistenza, il << vale la pena >> di me stesso, del vivere, sia in
qualche modo legato ad altri o a circostanze esterne o ai risultati.
[...]
Luigi Giussani
(cit. in "Qui e ora" (1984- 1985) pag.348 ed. BUR- Rizzoli €12) |
@ |
sabato 8 agosto 2009
Dio è diventato un uomo, un uomo che piangeva di fronte all'amico
morto.Un uomo. Dio è diventato compagnia a noi dentro un rapporto umano:
non esiste cristianesimo, se non è questo; non sarebbe Dio, se non fosse
questo. Perchè il Dio vivente è questo, non il Dio dei nostri pensieri,
del pensiero dell'uomo.[...]
il fatto grande del mondo è che Dio vi sia entrato, perciò il fatto
grande della storia è che si manifesti. Questo
avviene attraverso la nostra umanità (Maria è il primo punto
della nostra umanità), attraverso noi, ma per la potenza di Dio nel
tempo, per la potenza di Dio nella storia. La potenza di Dio nella
storia è lo Spirito di Cristo, è lo Spirito di Cristo risorto.
Luigi Giussani
(cit. in "Qui e ora (1984- 1985)" pag.271-272 ed BUR-Rizzoli €
12 )
|
@ |
sabato 1 agosto 2009
«L'occhio guarda...è l'unico che può accorgersi della bellezza. La
bellezza si vede perchè è viva, e quindi reale. Diciamo, meglio, che
può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Il problema è
avere gli occhi e non saper vedere, non guardare le cose che
accadono. Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più
curiosi. Che non si aspettano che accada più niente. Forse perchè
non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre
strade, Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri
occhi di infinito desiderio».
P.P. Pasolini
(cit. da Paolo Pezzi arcivescovo della Madre di Dio a Mosca. in
fraternità e missione Agosto/settembre pag.7)
|
@ |
sabato 25 luglio 2009
Tutte le circostanze sono in sè amabili. Chi lo dice? San Paolo:<<
Omnis creatura bona>>. Questa frase è la frase più rivoluzionaria
che ci sia in tutta la storia del pensiero umano, perchè è
l'abolizione di qualsiasi dualismo, cioè di qualsiasi gnosticismo e
manicheismo. Perchè in tutti i pensieri, in tutte le concezioni c'è
qualcosa che è male in sè, mentre nel cristianesimo non c'è niente
che sia male in sè. Tutto è amabile ed è utilizzabile, quindi, per
un esito, per un disegno, per una produzione, per una generazione
buona del mondo, nella misura in cui tu vivi quella amabilità che il
mistero delle cose è per il cuore dell'uomo, nella misura in cui tu
vivi l'amabilità che è Dio per l'uomo.
Luigi Giussani
(cit. in "Vivendo nella carne" pag.298 ed. Bur Rizzoli )
|
@ |
sabato 18 luglio 2009
....perchè giacendo a bell'agio, ozioso, s'appaga ogni animale;
me, s'io giaccio in riposo, il tedio assale?
Giacomo Leopardi
(Canto notturno di un pastore errante dell' Asia)
(cit. in L. Giussani :"Vivendo nella carne" pag.284 ed. BUR-Rizzoli
)
|
@ |
sabato 11 luglio 2009
<< Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova
e gli chiesero: "E' lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie
per qualsiasi motivo?". Ed egli rispose: "Non avete letto che il
Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: Per questo
l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due
saranno una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l'uomo
non lo separi". Gli dissero i discepoli: <<Se questa è la condizione
dell'uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi">>.
Non dobbiamo sorprenderci, quindi. La stessa cosa che a tanti dei
nostri contemporanei oggi, e spesso a noi stessi, appare
impossibile, tale appariva anche ai discepoli. [....]
Come ha risposto Gesù allo spavento dei discepoli davanti alla
verità sul matrimonio che stava loro annunciando? Possiamo dire con
una formula: facendo il cristianesimo. Egli non si è fermato ad
annunciare la verità del matrimonio, ma ha introdotto una novità
nelle loro vite che ha reso possibile viverlo secondo quella verità.
Juliàn Carròn
(cit. in "L'esperienza della famiglia. Una bellezza da conquistare
di nuovo" in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato 4 luglio 2009
Questo è
il paradosso dell'amore fra l'uomo e la donna: due infiniti si
incontrano con due limiti; due bisogni infiniti di essere amati si
incontrano con due fragili e limitate capacità di amare. E solo
nell'orizzonte di un amore più grande non si consumano nella pretesa
e non si rassegnano, ma camminano insieme verso una pienezza della
quale l'altro è segno. Solo nell'orizzonte di un amore più grande si
può evitare di consumarsi nella pretesa, carica di violenza, che
l'altro, che è limitato, risponda al desiderio infinito che desta,
rendendo così impossibile il compimento di sè e della persona amata.
Per scoprirlo bisogna essere disposti ad assecondare la dinamica del
segno, restando aperti alla sorpresa che questa può riservarci.
Juliàn Carròn
(cit. in."L'esperienza della famiglia. Una bellezza da conquistare
di nuovo" in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato 27 giugno 2009
La sua [della donna] bellezza grida: << Non sono io . Io sono solo
un promemoria. Guarda! Guarda! Che cosa ti ricordo?>>.
E' la dinamica del segno, della quale il rapporto fra l'uomo e la
donna costituisce un esempio commovente [...]
Se non si comprende questa dinamica, l'uomo cade nell'errore di
fermarsi alla realtà che ha suscitato il desiderio. Come se una
donna che riceve un mazzo di fiori, rapita dalla loro bellezza, si
dimenticasse del volto di chi glieli ha mandati, e del quale sono
segno, perdendo il meglio che i fiori recavano. Non riconoscere
all'altro il suo carattere di segno conduce inevitabilmente a
ridurlo a ciò che appare ai nostri occhi. E prima o poi si manifesta
la sua incapacità di rispondere al desiderio che ha suscitato.
Per questo, se
ciascuno non incontra ciò a cui il segno rimanda, il luogo dove può
trovare il compimento della promessa che l'altro ha suscitato, gli
sposi sono condannati a essere consumati da una pretesa dalla quale
non riescono a liberarsi, e il loro desiderio di infinito, che nulla
come la persona amata desta, è condannato ad essere insoddisfatto.
Di fronte
a questa insoddisfazione, l'unica via d'uscita che oggi tanti vedono
è cambiare la coppia, dando inizio a una spirale in cui il problema
viene rinviato fino al momento della successiva delusione.
Juliàn Carròn
(cit. in "L'esperienza della famiglia. Una bellezza da conquistare
di nuovo". in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato 20 giugno 2009
[..] il primo aiuto che si può offrire a quanti vogliono unirsi in
matrimonio è il prendere coscienza del mistero del loro essere uomini.
Solo in questo modo potranno mettere adeguatamente a fuoco la loro
relazione,senza attendersi da essa qualcosa che, per sua natura, nessuno
può dare all'altro. Quanta violenza, quanta delusione potrebbero essere
evitate nel rapporto matrimoniale, se fosse compresa la natura propria
della persona!
Questa mancanza di
coscienza del destino dell'essere umano conduce a fondare tutto il
rapporto su un inganno, che si può sinteticamente formulare così: la
convinzione che il tu possa rendere felice l'io.
Il rapporto di coppia, in questo modo, si trasforma in un rifugio, tanto
desiderato quanto inutile, per risolvere il problema affettivo. E quando
l'inganno si manifesta, è inevitabile la delusione perchè l'altro non ha
compiuto l'aspettativa. Il rapporto matrimoniale non può avere altro
fondamento che la verità di ciascuno dei suoi protagonisti.
Juliàn Carròn
(cit. in
"L'esperienza della famiglia. Una bellezza da conquistare di nuovo". in
www.clonline.org
)
|
@ |
sabato 13 giugno 2009
[dice don Giussani] <<L'avvenimento di Cristo diventa presente "ora" in
un fenomeno di umanità diversa: un uomo vi si imbatte e vi sorprende un
presentimento nuovo di vita [...]. Quest'imbattersi della persona in una
diversità umana è qualcosa di semplicissimo, di assolutamente
elementare, che viene prima di tutto, di ogni catechesi, riflessione e
sviluppo. [...]>>.
Senza questa
contemporaneità della Sua presenza nel fenomeno di una umanità diversa,
non sarebbe possibile la fede cristiana.
E la contamporaneità di Cristo oggi è questo fatto di umanità diversa
[..] fatto che sfida la mia ragione e la mia libertà.
Juliàn Carròn
(cit. in <<
Dalla fede il metodo>>. Esercizi della Fraternità di Comunione e
Liberazione Rimini 2009 in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato
6 giugno 2009
Noi respiriamo - dentro e fuori della Chiesa - questa riduzione,
la fede ridotta a una determinata visione del mondo e della vita, a
una morale a un insieme di valori che, come tale, può essere stimata
o combattuta: c'è chi, come i cristiani o certi laici, la sostiene,
e chi la combatte in nome del principio di autodeterminazione
radicale dell'individuo.
Il cristianesimo dei valori è una tentazione a cui noi non siamo
estranei. [...]. Ma un cristianesimo così è insufficiente a
sostenere la vita, e appena la vita si complica, l'incertezza prende
il sopravvento.
Juliàn Carròn
(cit. in <<Dalla fede il metodo>>. Esercizi della Fraternità di
Comunione e Liberazione Rimini 2009 in
www.clonline.org
)
|
@ |
sabato 30 maggio 2009
[dice] don Giussani
citando Cesare Pavese: quello che cerchiamo nei piaceri è l'infinito, e
nessuno potrà mai smettere di cercare questa infinità. E questa è la
nostra esperienza: che possiamo avere tutto quello che vogliamo, ma non
ci basta, e sempre più ci rendiamo conto che non ci basta. Perchè
possiamo dire che non ci basta? Perchè è così oggettivo il criterio in
noi, che ci rende evidente che quello che desideriamo è più grande di
quello che noi riusciamo ad ottenere. Questo è il paradosso: che il
nostro cuore è questo desiderio, ma noi siamo limitati e tutto quello
che facciamo è piccolo, è limitato, è incapace di soddisfare questo
desiderio dell'infinito. E per questo o c'è Cristo (Uno che viene da
fuori e riempie il cuore ) o possiamo incominciare a piangere, perchè
quello che desideriamo non c'è.
Juliàn Carròn
(cit. in <<
Dalla fede il metodo>> Esercizi della Fraternità di Comunione e
Liberazione Rimini 2009 in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato 23 maggio 2009
Noi tante volte confondiamo i nostri desideri parziali con il desiderio
ultimo del cuore, tanto è vero che abbiamo il lavoro e non basta, ci
sposiamo e non basta, abbiamo i figli e non basta. Perchè non bastano?
Perchè quello che desideriamo - come dice Leopardi - è qualcosa di più
grande. Questa è la nostra grandezza, e noi cerchiamo sempre di ridurre
la nostra grandezza, perchè la nostra grandezza è la grandezza del
nostro desiderio.
La vera grandezza dell'uomo, il vero paradosso dell'uomo è che, essendo
limitato, desidera l'infinito.
Questo è quello che non capiamo, amici.
Se noi non capiamo che quello che desideriamo è l'infinito, ditemi:
perchè dovremmo essere cristiani, perchè dovremmo perdere il tempo a
stare qua?
Se noi non sperimentiamo che quello per cui il Mistero ci ha fatto è per
riempirci di una felicità assolutamente al di là di tutte le nostre
previsioni, perchè vale la pena essere cristiani.
Juliàn Carròn
(cit. in <<Dalla fede il metodo>> Esercizi della Fraternità di
Comunione e Liberazione Rimini 2009 in
www.clonline .org)
|
@ |
sabato 16 maggio 2009
" [...] nell'ambito culturale occidentale, potrebbe venire in un
futuro non troppo lontano il momento in cui le parabole e le
immagini della religione qual è stata finora non possiederanno più
alcuna forza di persuasione neppure per la gente semplice; allora,
temo, anche l'etica finora vigente in breve tempo crollerà e
accadranno cose di una atrocità che non ci possiamo neppure
immaginare"". (Wolfgang Pauli).
Era il 1927. Quello che è successo dopo lo sappiamo tutti.
Juliàn Carròn
(cit. in Esercizi della Fraternità di Comunione e Liberazione. in
www.clonline.org
).
|
@ |
sabato 9 maggio 2009
Noi apparteniamo a un movimento in cui don Giussani ha intitolato "
Il rischio educativo" il metodo educativo. Come dicevo a un amico
che apparteneva ad un altro movimento " la differenza tra il tuo
movimento e il mio, è nel titolo del metodo educativo; il tuo metodo
educativo ha come titolo del libro " Forgia di uomini", cioè lo
bastoni finchè arrivi alla forma adeguata, il nostro è "Il rischio
educativo" . A me interessa che noi capiamo questo, perchè se tu
guardi la parabola del Figliol prodigo è il metodo del rischio
educativo in azione. Il padre è buono, ha fatto tutto per il
figlio, ma non può evitare che ad un certo momento il figlio si
intestardisca e che si metta in testa che sta perdendo la vita e
che la forma migliore per non perderla è di andare via a fare i
cavoli propri.. Questo per tanti padri, [...] ti puoi immaginare
quanto è stata grande la sofferenza. Tanto è così che quando il
padre ha accolto il figlio, dopo averlo aspettato nella sofferenza,
il figlio [maggiore] si arrabbia: " non sarebbe stato meglio
bastonarlo ?" e questo facciamo fatica a capirlo. Mi spiego? Allora
questo è per immedesimarci nel metodo che Dio ha messo in atto
creando l'uomo così. Se lo sarebbe potuto risparmiare con un piccolo
cambiamento: non avendolo fatto libero, un cambiamento da niente....
Avrebbe risposto nel modo che si aspettava ma noi non saremmo
liberi. Tante volte quello che ci scandalizza e che facciamo fatica
a capire è la libertà.
Juliàn Carròn
(cit. in SdC del 29 aprile 2009- da appunti non rivisti dall'
Autore)
|
@ |
sabato 2 maggio
2009
<< Sei arrivato a casa tua/
E adesso vorresti sapere a che cosa serve essere lì seduto,/
A che cosa serve essere seduto come un naufrago/
Tra le tue povere cose quotidiane,/
Sì, anch'io vorrei sapere/
A che cosa serve un focolare che mai è stato acceso>>
Luis Rosales
[...] E' la rassegnazione in mezzo a quello che ogni giorno ci
riempie di noia, come se fossimo dei naufraghi che si accontentano
di sedersi lì, ma consapevoli dell'insufficienza di una casa che non
serve più come luogo dove la vita è accolta, perchè somiglia a un
focolare che mai è stato acceso.
La noia sta a indicare una rinuncia al desiderio che richiama
l'attesa di quell'avvenimento per cui siamo nati.
Jesùs Sanz Montes
(cit. in " Il cammino della speranza - Dalla noia al desiderio" pag.55
ed. Marietti € 10)
|
@ |
sabato 25 aprile
2009
Stacchiamo sempre il segno dalla sua origine: allora i segni non ci
confermano che Egli è all'opera, ma sono segni che poi possono
sempre venire meno. Invece Egli è all'opera, e perciò sarà Lui a
preoccuparsi di darmi altri segni, di farsi vivo ancora in altre
modalità, di venire fuori perchè è Lui l'unico che ha detto: << Io
sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo >>. Questo non
è un nostro problema, ma Suo, capite? Rilassatevi: c'è! Rilassatevi,
ragazzi. Possiamo dire in continuazione <<Cristo>>, <<Il
cristianesimo è un evento>>, ma quando parliamo, in fondo, pensiamo
che lo produciamo noi. E' la riduzione etica del cristianesimo. O,
detto in altro modo, ancora siamo al senso religioso ridotto a
quello che noi dobbiamo tenere in piedi, come se dovessimo sostenere
il mondo, capite? Per questo siete sempre stanchi: dovete sostenere
il mondo! Rilassatevi, andate a dormire in pace, che a sostenere il
mondo ci pensa Lui! Sono battute, ma sono battute che hanno dentro
tutto lo spessore che ci dice qual è il lavoro da fare.
Juliàn Carròn
(cit. in "Che cosa introduce veramente al reale? Un fatto presente"
in
www.clonline.org )
|
@ |
sabato 18 aprile
2009
[...] per noi l'educazione cos'è? Fare lezione agli altri? Ma
l'educazione, come ci ha detto don Giussani, è la comunicazione di sè,
cioè del proprio modo di vivere il reale. E noi possiamo educare, se per
primi accettiamo la sfida del reale in ogni cosa, anche in chi non è
d'accordo, anche in chi obietta, perchè anche lui ci è dato. Perchè ti è
dato chi ti obietta? Perchè tu possa cercare di dirlo in un altro modo,
di esprimerlo più intensamente, di renderlo più presente, di
testimoniarlo più potentemente. Se questo ci blocca, la partita è
finita. Se invece io lo percepisco come il contributo che lui dà, anche
obiettando alla modalità con cui io posso entrare di più nel rapporto
col Mistero, entrare di più in tutto, allora tutto mi è amico: il reale
è mio, non perchè lo dico in modo formale, ma è mio perchè io riconosco
il contributo che questo reale dà a me.
Julià Carròn
(cit. in " Che cosa introduce veramente al reale? Un fatto presente" in
www.clonline.org)
|
@ |
sabato 11 aprile
2009
[Scrive ] Pascal:<< Con che ragione vengono a dirci che non si può
resuscitare? E' più difficile che ciò che non è mai stato sia o che
ciò che è stato sia ancora? E' più difficile essere o ritornare ad
essere? L' abitudine ci fa sembrare facile l'essere; la mancanza di
abitudine ci fa sembrare impossibile il ritornare ad essere. Che
modo ingenuo, popolare di giudicare! >>. [..] Parafrasando una
battuta di Chesterton potremmo dire: se bisogna credere a qualcosa
che non si vede, ma mostra di esistere col produrre effetti, pare
più sensato credere all'esistenza di Dio e alla presenza viva di
Gesù risorto, che a quella di un microbo. Anche perchè gli effetti
dell'azione nel primo caso sono un pò più visibili e interessanti di
quelli del microbo.
Antonio Socci
(cit. in "Indagine su Gesù" pag.256 ed.Rizzoli € 18,50)
|
@ |
sabato 4 aprile
2009
Il compimento della vita di ogni persona non si raggiunge con il
compimento di alcune leggi morali o la conoscenza di una dottrina; è
possibile nell'incontro con Gesù di Nazaret, che è ancora vivo e
presente nella Chiesa. Da questa certezza nasce la resistenza dei
cristiani a riporre la loro fiducia in una realtà diversa da quella
del Mistero fatto uomo in Gesù. Per questo, fin dagli inizi, il
cristiano non ha altro criterio di giudizio e comportamento che non
sia l'amore verso Gesù Cristo. E ciò che lo caratterizza è
soprattutto l'appartenenza a quella realtà umana generata dal
mistero della presenza di Gesù in essa, che viene chiamata Chiesa.
Josè Miguel Garcìa
(cit. in: "Il protagonista della storia - Nascita e natura del
cristianesimo" pag.433. ed.Bur-Rizzoli € 11)
|
@ |
domenica 29
marzo
Si chiama fede l'intelligenza umana quando, rimanendo nella povertà
della sua natura originale, è tutta riempita da altro, poichè in sè
è vuota, come braccia spalancate che hanno ancora da afferrare la
persona che attendono.
Luigi Giussani
(cit. in : Luigi Amicone: "Le avventure di un padre di famiglia" pag.141
ed. Vallecchi € 13
|
@ |
sabato 21 marzo
2009
<< Dalla prima soglia da cui scatta l'azione dell'uomo, da cui parte
la vita dell'uomo - non dico cronologicamente quando si tratta di
un bambino ancora nel ventre di sua madre o appena in fasce -, ma
prima di ogni azione, a qualsiasi età, sulla soglia dell' azione,
sulla soglia di ogni sua mossa, che desiderio anima l'uomo! "Un
desiderio senza fine anelo" diceva il poeta. E sulla soglia,
dall'altra parte, quando l'azione termina, quando l'azione finisce,
se uno guarda indietro, se veramente uno si fermasse come su
un'ultima soglia a guardare indietro: Dio mio che vuoto, che vuoto
>>.
Luigi Giussani
(cit. in " Affezione e Dimora" nota di pag. 210 ed. Bur-Rizzoli)
|
@ |
sabato 14 marzo
2009
[Il sacrificio] , non solo non è obiezione, ma è condizione per la
realizzazione di sè. Per capire come mai è così, bisognerebbe essere
Dio.
E' la tentazione che ha fatto crollare Adamo ed Eva e ci ha fregato
tutti! Il non prendere il frutto era condizione per la loro
realizzazione, e loro hanno detto: <<Ma non è possibile>>. E la
menzogna si è insinuata e ha detto: <<Ma non è possibile! Se tu
mangi tutto, se tu puoi mangiar tutto, allora sì che sei te
stesso>>. Non mi spiego? E' proprio la natura del peccato originale
lo scandalo, il ribellarsi al fatto che per realizzarsi occorre il
sacrificio. Mentre Dio ha stabilito così, il Mistero ha fatto il
disegno sull'uomo in questi termini: senza sacrificio l'uomo non si
realizza.
Luigi Giussani
(cit. in "Affezione e Dimora" pag. 146 ed. Bur-Rizzoli )
|
@ |
sabato 7 marzo
2009
<<Vi auguro che abbiate ad incontrare un padre, abbiate a vivere
l'esperienza del padre. Lo auguro a tutti i capi, a tutti i
responsabili delle vostre comunità, ma anche ad ognuno di voi,
perchè ognuno deve essere padre degli amici che ha lì; non dandosi
un'aria di superiorità, ma con una certa carità affettiva. Nessuno,
infatti, può essere così fortunato e felice come un uomo e una donna
che si sentono fatti dal Signore padri e madri. Padri e madri di
tutti coloro che incontrano>>.
Luigi Giussani
(cit. in: Massimo Camisasca "Don Giussani" pag.147 ed. San Paolo €
14)
|
@ |
sabato 28
febbraio 2009
La fede è il riconoscimento di una Presenza, che consente all'uomo
un'esperienza di corrispondenza così unica alle attese del cuore, da
riconoscere che soltanto il divino può esserne l'origine.
Juliàn Carròn
(cit. in inserto di "Tracce" febbraio 2009)
|
@ |
sabato 21
febbraio 2009
Per rendere plausibili i miracoli tutto ciò che bisogna fare è
postulare l'esistenza di un Dio Creatore dell'universo, nient'altro.
Di sicuro un Dio che ha creato le leggi naturali può anche
sospenderle a proprio piacimento. E poi,
se non ci fosse
violazione delle leggi naturali, non si parlerebbe certo di
miracolo!
Allora Lazzaro risorse davvero? Forse si, forse no. Comunque, se Dio
esiste, Lazzaro potrebbe
essere risorto. Maria era vergine?
Potrebbe esserlo stata. Ci fu davvero
la Resurrezione? Potrebbe
esserci stata. Alcuni credono che queste cose
siano vere, altri l'esatto contrario;
entrambe le posizioni sono basate su
una fede.
Rodney Stark
(cit. in "La scoperta di Dio" pag.385 ed. Lindau € 28)
|
@ |
sabato 14
febbraio 2009
...sempre più vediamo che crolla davanti ai nostri occhi un mondo e
che la gente è sempre più lontana. E come si riparte? Si riparte
come è incominciato il cristianesimo, come è ripartito san Paolo. Tu
puoi immaginare san Paolo, quando tutto il mondo pensava in un altro
modo, arrabbiato per le strade dell'Impero Romano a portare Cristo?
O era tutto entusiasta per quello che aveva incontrato, che gli
consentiva di entrare nel reale, di affrontare tutto con la presenza
di Cristo, in modo tale da verificare che cosa succedeva nella
propria vita? O san Benedetto? Erano persone che vivevano una
situazione come pian piano noi stiamo vivendo. Possiamo arrabbiarci
con il mondo perchè non è secondo i nostri pensieri, dire
semplicemente che non hanno ragione. Oppure è come dice Pèguy: Gesù
non ha perso tempo rimproverando il mondo perchè era cattivo. Tagliò
corto: fece il cristianesimo..[..]
Juliàn Carròn
(cit.in Esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione.
Rimini, Dicembre 2008
|
@ |
sabato 7
febbraio 2009
Quando è arrivata la Passione anvhe loro Lo hanno abbandonato.
Perchè? Perchè il grande problema del male è che fa male. E qual è
il male che fa il male? In che modo il male, il dolore, la
sofferenza, fa male? Noi lo vediamo: basta che uno tra di noi ci
ferisca in un rapporto, subito sentiamo come un distacco da lui.
Vero? Cominciamo a sentire la separazione. Questo è il male che fa
il male, capite? E noi come lo vediamo? Che appena il male entra
nella nostra vita e ne supera la misura, si introduce come una
diffidenza, un radicale sospetto verso la bontà del Mistero. Noi non
abbiamo problema con l'esistenza del Mistero, ma a un certo momento,
quando arrivano queste circostanze....L'introduzione di questo
sospetto è il male più profondo che fa il male.
[...]. Perchè quando le situazioni dolorose non cambiano e non si
risolvono, non è tutto un grande inganno? Che cosa significa che il
dolore e la prova sono il modo attraverso cui il Mistero si fa
presente?
Juliàn Carròn
(cit. in Esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione.
Rimini, Dicembre 2008)
|
@ |
domenica 1
febbraio 2009
Noi, come tanti nostri contemporanei (perchè siamo nati in una
circostanza storica precisa ), abbiamo un concetto di ragione come
misura, e quando la realtà ci sfida al di là di questa misura noi
cediamo; e così la ragione - che è questa energia di penetrare, di
addentrarsi nel significato - è ridotta, è mutilata, è come
separata dal suo motore affettivo, che è il desiderio di scoprire la
verità. Se accettassimo questo e rinunciassimo ad addentrarci nel
significato, noi soffocheremmo. Lo vediamo in tanti compagni che
sembrano aver fatto l'opzione per una vita più semplice, non
lasciandosi colpire dalla provocazione del reale. Guardate voi se i
vostri compagni vivono meglio: guardate! Non abbiate paura di
guardare: guardate se per loro la vita, così, è più piena!
Il Mistero come fa? Come fa a lottare contro questa misura che ci
soffoca, che rende la vita una tomba? Come il Mistero ha cura di
noi? Il Mistero ci viene incontro attraverso il reale.
Jiuliàn Carròn
(cit. in Esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione.
Rimini, Dicembre 2008)
|
@ |
sabato 24
gennaio 2009
La tristezza perchè accade? Perchè ci manca qualcosa, è il segno che
ci manca qualcosa, no? Un bene assente. E questo perchè? Perchè dopo
una serata bella può esserci questa tristezza? Perchè questa
tristezza è il segno della tua grandezza, della mia grandezza: siamo
così grandi, siamo così fatti per l'infinito, per la totalità, che
la festa non ci basta. Ed è a volte quello che ci stupisce, perchè è
come se noi volessimo che il Mistero ci avesse fatti un pò meno
grandi e che potessimo accontentarci di un pò meno. E' come se ci
venissero i brividi davanti a questa grandezza così sconfinata e
volessimo ridurla. Invece capisci che questa tristezza è il segno
della nostra grandezza?
Juliàn Carròn
(cit. in: Esercizi degli universitari di Comunione e Liberazione.
Rimini, Dicembre 2008 )
|
@ |
sabato 17
gennaio 2009
Noi trattiamo gli altri mutilando normalmente la loro storia [...].
Tendiamo a ridurre la storia dell'altro ai nostri criteri e alle
nostre misure, al nostro stato d'animo quindi, alla nostra
convenienza, alla nostra valutazione delle cose. Tendiamo a ridurre
la storia dell'altro a questo e tendiamo a mutilare la personalità
dell'altro, perchè sottolineiamo quello che ci interessa, quello che
corrisponde, e quello che non corrisponde e non ci interessa non lo
guardiamo, oppure abbiamo una rabbia contro. Vale a dire, è la
strumentalizzazione dell'altro. Questo è il primo colossale e
permanente peccato nei nostri rapporti: la strumentalizzazione
dell'altro.
Luigi Giussani
(cit. in "La familiarità con Cristo" pag. 65 ed. San Paolo € 14,50)
|
@ |
sabato 10
gennaio 2009
..<<sarebbe illusorio pensare di capire adeguatamente ciò che è il
cristianesimo attraverso un esame della sua storia o attraverso una
lettura diretta dei Vangeli, come fossero libri da cui attingere
"motti" e notizie. Quello che è il fatto dell'Incarnazione si
comunica oggi come duemila anni fa attraverso un incontro umano che
ci rende contemporanei ad esso, come avvenne per Giovanni e Andrea,
i primi
due che incontrarono Gesù>>Juliàn Carròn
(cit. in: Antonio Socci "Indagine su Gesù" pag. 320 ed. Rizzoli €
18.50)
|
@ |
domenica 4
gennaio 2009
Se la mia vita è nelle mia disponibilità non solo di fatto ma di
diritto, posso chiedere e ottenere di subire l'eutanasia. Sono io
che giudico della dignità della mia vita, io che ho diritto di
disporne, io che tengo in obbligo i servizi sanitari di
corrispondere a questa mia volontà. Di qui non si scappa. [...].
Se cade il tabù dell'indisponibilità
normativa della vita, come invalicabile barriera culturale di radice
religiosa e non negoziabile, è aperta la via olandese.
Giuliano Ferrara
(cit. in "Il Foglio" domenica 21 dicembre 2008 pag.I )
|
|
|
|
Memorare 2008 |
Torna
all'inizio pagina |
@ |
|
@ |
|
@ |
|
@ |
sabato 26
gennaio 2008
In ogni caso, la verità <<non si impone che in forza della
stessa verità>>. Perciò, sollecitare onestamente l'intelligenza e la
libertà di una persona all'incontro con Cristo ed il suo Vangelo non
è una indebita intromissione nei suoi confronti, bensì una legittima
offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra
gli uomini.
CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
(Nota dottrinale su alcuni aspetti dell'evangelizzazione. Roma 3
dicembre 2007)
|
@ |
sabato 19
gennaio 2008
<<Occorre soffrire perchè la verità non si cristallizzi in
dottrina, ma nasca dalla carne>>. La carne sono le circostanze
concrete e inevitabili attraverso cui il Mistero ci fa passare. Noi
possiamo fare qualsiasi progetto, ma il Mistero ci fa passare
attraverso condizioni e circostanze inevitabili da lui fissate; e lo
fa servendosi anche dei nostri sogni. Perciò c'è un sacrificio che
la mattina, alzandoci, dobbiamo preventivare: il sacrificio della
donna che sta per partorire e che dopo il parto è lieta. Per noi è
un continuo trascolorarsi dal dolore alla letizia, dalla letizia al
dolore; tutta la vita è così.
Luigi Giussani
(cit. in "L'avvenimento cristiano" ed. BUR pag.99)
|
@ |
domenica 13
gennaio 2008
Il moralismo è la scelta unilaterale di valori per avallare la
propria visione delle cose. Il moralismo si traduce in due danni
gravi.
Il primo è il fariseismo. Non c'è nessuno di più antievangelico
di chi si considera onesto, perchè non ha più bisogno di Cristo. Il
fariseo vive senza tensione perchè stabilisce lui la misura del
giusto, e la identifica con ciò che crede di poter fare. Come
contraccolpo, il fariseo usa violenza contro chi non è come lui.
Il secondo sintomo del moralismo è la facilità alla calunnia.
Da un lato, dunque, giustificazione per se stessi; dall'altro
odio e condanna dell'altro.
Luigi Giussani
(cit. in "L'avvenimento cristiano" ed. BUR pag.76)
|
|
|